Come annunciato dal premier Giuseppe Conte nel primo pomeriggio, il prossimo Dpcm – che dovrebbe essere varato nella giornata di domani, 3 novembre – vedrebbe la divisione delle Regioni in tre diverse fasce di rischio, con restrizioni differenziate, e in alcuni casi più rigide, a seconda di alcuni criteri, 21 precisamente, fra cui spiccano il monitoraggio settimanale a cura dell'Iss e l'indice Rt (indice di contagiosità).
Come può una zona diventare “rossa” ed entrare a far parte dello “Scenario 4”, ovvero il più grave? Osservando i due criteri principali, ad oggi risultano ben quattro regioni ed una provincia autonoma che, nella settimana dal 19 al 25 ottobre, hanno raggiunto l'ipotesi più grave; si tratta dell'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Piemonte, la Calabria e Bolzano.
In gioco anche l'indice Rt, il cui limite massimo di allerta è fissato a 1,5: sono 29 le province che rientrano in questa categoria, superando ormai la soglia. La Lombardia presenta un Rt pari a 2.09 e tutte le sue province hanno già superato la soglia critica, eccetto Bergamo il cui Rt oscilla fra l'1,25 e l'1,5. Nell'elenco anche sei province piemontesi, poi Treviso, Rovigo, Modena, Reggio-Emilia, Ferrara, Ravenna, Brindisi, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, Enna e Caltanissetta.
Si teme dunque un nuovo lockdown mirato in alcune zone, ma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha rassicurato: “Ad oggi lato Regione Lombardia non si ipotizza nemmeno lontanamente di andare verso un lockdown stile marzo e aprile e io lo condivido. Una volta che Fontana avrà parlato con Speranza ritornerà su noi sindaci per concordare se ci saranno manovre aggiuntive e poi firmerà – ha aggiunto –. Quello che dice Fontana, e che a me sembra abbastanza logico, è che stanno completando la verifica per capire in che fascia è la Regione Lombardia, posto che sempre da quello che dice Fontana fondamentalmente tutte le province sono nella stessa situazione, forse con l’eccezione di Bergamo che è messa un po’ meglio”.