Torna quest’anno in presenza a Zogno, «casà fo mars», la tradizionale cacciata di marzo, la festa secolare, tramandata da fine ‘700 e profondamente legata alle radici contadine della bergamasca, con cui si scacciava il freddo e l’inverno e si dava il benvenuto alla primavera e alla bella stagione.
“Si tratta – racconta Giampaolo Pesenti, assessore al Turismo di Zogno – di una tradizione e una festa secolare che in altri paesi non esiste più, ma che fortunatamente a Zogno, dove è rinata alcuni anni fa per iniziativa del Comune con il contributo di associazioni culturali e con la collaborazione dell’Oratorio di Zogno, si tiene viva e ogni anno si rinnova.
Da noi, poi, è mantenuta rumorosa come in passato grazie alla “Tiràda di Tòle”: durante la festa, infatti, si trascinano lunghe file di lattine legate con filo di ferro battendole con robusti bastoni così da dare vita a un sonoro carosello che scacci gli spiriti della mala stagione e il freddo, accogliendo la primavera”.
Quest’antica tradizione si ripropone a Zogno ogni anno il 31 marzo. Nel 2020, non si era potuta svolgere, nel 2021 è stata fatta in modo “smart e social” dai balconi e dai giardini, quest’anno gli organizzatori hanno deciso di ritornare in presenza, con prudenza e distanziamento e, se necessario, indossando la mascherina.
“Grazie alla collaborazione dell’Oratorio di Zogno – fanno sapere gli organizzatori – l’obiettivo è di tornare sempre più alla “normalità” e scacciare il virus, la guerra e dare il benvenuto alla bella stagione, sperando in un futuro tranquillo, di pace e migliore”.
L’appuntamento è fissato alle ore 20 presso l’area Mercato, da qui si snoderà poi il lungo corteo per le vie del centro cittadino con arrivo presso l’Oratorio dove ad attendere gli uomini in tabarro, bambini e famiglie, ci saranno il grande falò e gli stand che offriranno the caldo a tutti. Saranno premiate le tre file di tole più lunghe con materiale di cartoleria. Informazioni su: zognoturismo.it.
«Casa fò Mars». È così che viene chiamata in dialetto la cacciata di marzo, una delle tradizioni che sta sopravvivendo al mutamento del mondo agropastorale e che mantiene tuttora una certa vitalità in molti dei paesi delle valli bergamasche. Protagonisti di questa antica tradizione erano, una volta come adesso, i giovani che il 31 marzo sfilavano per le contrade suonando tutto quanto era in grado di far rumore: brunze, ciocòcc e schèle (campanacci), tole (scatole di latta) e corni.
Si tratta di un’usanza che ha la funzione propiziatoria di facilitare il risveglio della natura e di dare il benvenuto alla primavera; un vero è proprio rito di passaggio di stagione, tanto necessario quanto sentito da tutte quelle comunità che un tempo fondavano la propria esistenza sullo sfruttamento delle risorse naturali.