Quanto è bella la nostra Città Alta? Le mura veneziane patrimonio dell’UNESCO attirano, ogni anno, migliaia di visitatori – bergamaschi e non. Piazza Vecchia, l’iconico Campanone, le quattro Porte che sigillano uno fra i più suggestivi borghi storici d’Italia: e se vi dicessimo che presto potrete ammirare e vivere tutte queste encomiabili bellezze direttamente da casa? Se vi state chiedendo come, la risposta si chiama Upper Town, un innovativo gioco da tavolo ambientato proprio all’interno delle mura di Città Alta che unisce strategia a scoperta non soltanto dei luoghi più famosi, ma anche di quelli sconosciuti ai più. Dietro al duro lavoro di ideazione e progettazione c’è Stefano Salvi, giovane 35enne originario di Berbenno ma da qualche anno residente a Bergamo.
“Nella vita mi occupo di sviluppare siti web e applicazioni – racconta Stefano –. Ho iniziato a lavorare ad Upper Town circa un anno fa. L’idea nasce un po’ per caso, durante il lockdown: navigando in rete mi sono imbattuto in alcune mappe online, fra cui quella di Città Alta. Abitando vicino la visito regolarmente, perciò ho pensato di dare vita a questa idea che mi era balzata in mente. Ho sfruttato tutto il tempo libero che avevo per buttare giù delle bozze, lavorare, ragionare. C’è stata una fase di ricerca per capire quali luoghi inserire, poi una fase di creazione dei primi prototipi e playtest. L’idea è quella di pubblicare il gioco entro la fine dell’anno, in occasione di Bergamo Capitale della Cultura 2023”.
Upper Town nasce con un target famigliare, ma attenzione a paragonarlo con Monopoly o Risiko: si tratta di un’esperienza completamente diversa, che forse sotto alcuni aspetti potrebbe ricordare i due “big”, ma che al tempo stesso rivoluziona e innova con un set di regole ed elementi assolutamente unici. D’altronde Stefano ha potuto attingere ad una concreta conoscenza del settore, appassionato com’è di giochi da tavolo fin dalla tenera età. “Già quando ero piccolo passavo le ore con i classici giochi che conosciamo tutti – racconta il 35enne –. Poi, crescendo, sono passato a qualcosa di più impegnativo. Non è raro che durante serate con gli amici oppure in determinate occasioni, prenda uno dei miei giochi da tavolo per divertirci tutti insieme. I miei preferiti? Cambiano di volta in volta, a seconda del periodo. Adesso sono appassionato a “Photosynthesis”, il cui obiettivo è fra crescere dei semi in base a determinate fasi di luce”.
Ma come funziona Upper Town? Il gioco si svolge su un tabellone, che rappresenta – appunto – le mura venete. Sono ben settanta i luoghi al suo interno, suddivisi per colore e tipologia: quelli gialli rappresentano i forti, le torri e i baluardi, mentre quelli arancioni sono i luoghi di cultura e istruzione. Poi ci sono i luoghi colorati di viola che rappresentano il culto, di blu sono le piazze e le aree d’incontro ed infine i verdi, ovvero i parchi. All’inizio di ogni partita ad ogni giocatore viene assegnata la missione di raggiungere uno di questi settanta luoghi; durante il proprio turno è possibile svolgere tutta una serie di azioni, fra cui muovere la propria pedina sulla plancia – che non segue uno schema come Monopoly ma è a percorso libero –, intraprendere mosse che permettono di avvantaggiare se stessi o rallentare gli avversari, pescare dai mazzi disponibili e comprare luoghi dalla propria mano utilizzando delle gemme. La partita termina quando un giocatore ha completato cinque missioni, ma a vincere sarà colui che ha totalizzato il maggior numero di punti. Non mancano alcuni elementi e meccaniche piuttosto originali: un esempio sono le porte di Città Alta che fungono da teletrasporto, oppure il Campanone che alterna le fasi del giorno, chiudendo i battenti della cittadella nelle ore notturne.
“Mi piaceva l’idea di localizzare il gioco in un territorio specifico – spiega l’autore – e le mura mi sono sembrate assolutamente perfette, dal momento che si tratta di un’area delimitata. Certo, a primo impatto si potrebbe pensare che un gioco così localizzato possa minare alla buona riuscita dalla sua distribuzione. Tuttavia io credo che sia proprio questo il suo punto di forza: Città Alta ha davvero tantissimi luoghi incredibili da offrire, che a volte nemmeno le persone che vivono a Bergamo o nei dintorni conoscono. Con Upper Town possiamo scoprirle ed esplorarle”. Al momento è stata avviata una campagna di crowfunding per finanziare il gioco e portarlo all’attenzione di un editore, che si possa occupare della pubblicazione e distribuzione. “Ci sono buone notizie – fa sapere il giovane – Vediamo se in breve tempo riusciamo a svelarle”.
Pensando alle origini berbennesi di Stefano, però, una domanda sorge spontanea: a quando una versione ambientata in Valle Imagna? “Effettivamente, per come è strutturato il gioco, è possibile prendere le meccaniche e trasporle in ambientazioni differenti. Mi piacerebbe localizzarlo anche in altre città italiane, ovviamente ognuna con i propri luoghi e particolarità. In Valle Imagna? Non saprei, ma perché no. Se Upper Town diventerà un successo, ci sarà tempo anche per pensare a questo”.