A una settimana dai primi casi positivi di Covid-19 in bergamasca, il bilancio non appare fra i più rosei. Sono, ad oggi, 103 i casi confermati nella Provincia di Bergamo, 6 i decessi – tutti con un quadro clinico già compromesso. La zona della bassa Valle Seriana, ed in particolare Alzano Lombardo dal cui ospedale è partita una catena di contagi, sembra essere considerata un focolaio ma, come affermato dall'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, una zona rossa in Val Seriana non sarebbe “all'ordine del giorno”.
In Valle Brembana, un caso positivo a Sedrina, che ora è stato dimesso e si trova in quarantena presso la propria abitazione. “Dovrà rimanere per 15 giorni in isolamento fiduciario, presso la propria abitazione, in collegamento con il personale sanitario che monitorerà la convalescenza. Dalle ultime informazioni, pare che si stia risolvendo in modo positivo” ha confermato il sindaco di Sedrina, Stefano Micheli.
Un altro positivo, invece, risulterebbe anche a Zogno. A Comunicarlo è il sindaco Selina Fedi, in un post sulla pagina Facebook del Comune. “Carissimi cittadini – si legge – per correttezza d’informazione e alla richiesta di molti, non posso smentire la notizia che un nostro concittadino è risultato positivo al Coronavirus. Vi chiedo di non chiedermi il nome della persona (che l’Ats non mi ha comunicato per rispetto della privacy). Quello che invece voglio dirvi e confermarvi é che il vostro sindaco é a conoscenza dello sviluppo reale della situazione epidemiologica e sanitaria sulla questione ed è in contatto diretto con ATS Bergamo. Continuiamo ad impegnarci a seguire le buone regole di prevenzione e l'applicazione preventiva dell'ordinanza regionale”.
Nel frattempo, è di poco fa la conferma che le scuole di ogni ordine e grado della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia Romagna, resteranno chiuse per altri 8 giorni: la decisione per il nuovo decreto sociale – presa su ispirazione del comitato scientifico – è giunta dopo una lunga discussione con le regioni interessate. Le Università avevano già preso la decisione prima del Consiglio dei Ministri, chiudendo i battenti fino al 9 marzo. Per quanto riguarda invece musei e biblioteche, l'idea è quella di far partire una formula più “soft” che potrebbe evitare le chiusure totali, con visite contingentate e a piccoli gruppi.
Ma in questa emergenza Coronavirus, i posti al Papa Giovanni di Bergamo non bastano più: è quanto affermato da Marco Rizzi, direttore delle Malattie Infettive del presidio ospedaliero. “I cento posti letto predisposti non ci bastano più, così come sono saturi i 19 in Terapia Intensiva – ha confermato il direttore a Il Corriere – Ovviamente siamo tutti preoccupati, stiamo lavorando sul piano B e sul piano C, cioè sulla ulteriore espansione della nostra capacità di risposta. La speranza è che le misure di contenimento rallentino la corsa del virus”.