Nel secondo trimestre prosegue il rimbalzo della produzione manifatturiera bergamasca rispetto ai livelli anomali del 2020: il fenomeno risulta particolarmente accentuato perché il confronto avviene rispetto al punto di minimo raggiunto lo scorso anno, in occasione del periodo più difficile dell’emergenza sanitaria. Gli incrementi su base annua raggiungono così i valori record di +37,5% per le imprese industriali con almeno 10 addetti e di +30,4% per le imprese artigiane con almeno 3 addetti. La variazione rispetto al trimestre precedente conferma comunque il processo di ripresa in corso nella manifattura provinciale, con aumenti significativi sia per l’industria (+3,5%) che per l’artigianato (+1,2%). Nell’industria, in particolare, si tratta del quinto segno positivo consecutivo, con una velocità di crescita che ha consentito di superare i valori pre-Covid, mentre l’artigianato ha evidenziato una ripresa più incerta ma comunque sufficiente a recuperare i livelli del 2019.
La crescita della produzione dell’industria bergamasca risulta allineata a quella regionale: la Lombardia registra infatti una variazione inferiore su base annua (+32,5%) ma un incremento congiunturale lievemente più marcato (+3,7%). Allargando l’analisi a tutto il periodo successivo allo scoppio dell’emergenza sanitaria, l’industria orobica ha mostrato un grado di resilienza e una capacità di recupero superiore alla media regionale, riducendo il gap con l’indice lombardo della produzione rispetto al periodo pre-Covid19.
Il dettaglio settoriale evidenzia come molti comparti importanti del sistema industriale bergamasco abbiano superato i livelli precedenti alla pandemia, a partire dalla meccanica, il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, ma anche per quanto riguarda chimica-farmaceutica e siderurgia. Ancora in difficoltà molti settori del made in Italy, sebbene segnali di recupero inizino a manifestarsi nel tessile.
Il fatturato mostra una dinamica in linea con quella della produzione, con un incremento su base annua che oltrepassa il 40% e una crescita del +2,5% rispetto al primo trimestre dell’anno, superando così i livelli del 2019. Gli ordini si mantengono in crescita, con un incremento congiunturale del +1,5% dovuto soprattutto alla vivacità della domanda estera: sebbene la variazione evidenzi un rallentamento rispetto ai trimestri scorsi, l’andamento degli ordinativi sembra comunque coerente con una prosecuzione della fase espansiva in corso.
Le tensioni sui prezzi delle materie prime, già segnalate nel trimestre scorso, si acuiscono e raggiungono un nuovo picco (+11,7%), confermandosi come principale criticità dell’attuale congiuntura economica. I listini dei prodotti finiti iniziano a muoversi (+4,9%) per compensare tali rincari, ma la perdita di redditività rimane significativa così come le difficoltà di approvvigionamento.
La dinamica occupazionale evidenzia un rallentamento dopo la crescita registrata nel primo trimestre, tradizionalmente caratterizzato da un elevato numero di entrate per l’avvio dei contratti con durata annuale. Il saldo tra ingressi e uscite si mantiene comunque positivo (+0,1%) e conferma la fase di crescita della forza lavoro industriale, che ha superato il livello pre-pandemia, anche se la CIG rimane ancora su livelli storicamente elevati (24% le imprese del campione che dichiarano di utilizzarla).
L’industria bergamasca sta attraversando una fase di crescita intensa, sebbene alcuni settori siano ancora indietro nel percorso di recupero dei livelli produttivi e nonostante le tensioni sui costi delle materie prime. Gli imprenditori continuano a dichiararsi ottimisti, con saldi ampiamente positivi tra previsioni di crescita e diminuzione per tutte le variabili (produzione: +22; fatturato: +25; domanda interna: +16; domanda estera: +20; occupazione: +12), sebbene tali valori evidenzino una tendenza alla stabilizzazione dopo la forte crescita dei trimestri scorsi.
La produzione manifatturiera dell’artigianato torna a mostrare un segno congiunturale positivo (+1,2%) a Bergamo, riprendendo il percorso di recupero dei livelli produttivi dopo la battuta d’arresto registrata nel trimestre precedente (-0,7%). Sebbene l’intensità della crescita risulti inferiore al comparto industriale, per via delle minori dimensioni delle imprese e della conseguente difficoltà nell’agganciare la domanda internazionale, le imprese artigiane bergamasche confermano una maggiore reattività rispetto alla media regionale: in Lombardia si registra infatti una crescita più ridotta su base annua (+22,6%), mentre la variazione congiunturale risulta negativa (-0,5%) per il terzo trimestre consecutivo. Il risultato di questa dinamica è che a livello regionale l’artigianato è ancora distante dai livelli pre-pandemia, mentre a Bergamo il divario è stato sostanzialmente chiuso.
Anche il fatturato delle imprese artigiane bergamasche evidenzia un forte rimbalzo su base annua (+33,1%) e un incremento di circa un punto percentuale (+0,9%) rispetto al trimestre precedente, mentre gli ordinativi proseguono la fase di crescita (+0,8% rispetto al primo trimestre) pur evidenziando un rallentamento. Il tema delle materie prime si conferma di assoluta rilevanza anche per le imprese artigiane, che registrano una crescita record dei relativi costi (+14,8% rispetto al trimestre precedente), per ora non sufficientemente compensata dall’aumento, pur rilevante, dei prezzi dei prodotti finiti (+7,3%).
Il saldo del numero di addetti tra inizio e fine trimestre mostra un segno lievemente negativo ( 0,1%) dopo la significativa crescita registrata nei primi tre mesi dell’anno. I livelli occupazionali delle imprese artigiane si confermano comunque superiori a quelli pre-pandemia, anche se va tenuto conto di un utilizzo ancora ampio della Cassa Integrazione, il cui processo di riassorbimento è tuttora in corso (22% la quota di imprese artigiane che dichiara di utilizzarla).
Dopo un anno di continuo miglioramento dei livelli di fiducia degli imprenditori artigiani, le aspettative sull’andamento del prossimo trimestre mostrano una battuta di arresto, sebbene i saldi tra previsioni di crescita e di diminuzione si confermino in area positiva per tutti le variabili tranne l’occupazione. Il dato risente di un effetto stagionale dovuto alle ferie estive del terzo trimestre (le aspettative sulla produzione, dopo essere state depurate dagli effetti stagionali, confermano effettivamente un trend in miglioramento), ma potrebbe anche riflettere i timori degli imprenditori riguardo un possibile rallentamento della fase di crescita in corso.