Dopo la Sacra Spina è ora la volta della festa del Madunù di Dossena, una delle più sentite e partecipate tradizioni religiose della Valle Brembana e che si svolge tradizionalmente 9 giorni prima di Pasqua (che quest’anno cade il 9 aprile).
E dunque, oggi giovedì 30 marzo, Santa Messa con predica alle ore 15.00; alle ore 16.00 tempo per le confessioni; alle 20.30 Adorazione ecurasitica meditando i sette dolori di Maria. Segue lo spettacolo pirotecnico alle ore 21.00.
Domani, venerdì 31 marzo, Solennità della Beata Vergine Maria Addolorata: ore 7.30 Santa Messa dell’Arciprete; ore 9.00 Santa Messa del Predicatore; 10.30 Messa Solenne Pontificale presieduta da Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi. Alle ore 15.00 il Canto del Vespro e Processione accompagnata dal Corpo Musicale. Segue benedizione e bacio della Reliquia.
La Storia del Madunu’ (da Provinciabergamasca.com)
Il Madunù è una festa importante per la comunità di Dossena tant’è che, in questa occasione, molte persone emigrate all’estero o che abitano in altri paesi ritornano con entusiasmo al proprio paese, perché vivamente, ancora oggi, riconoscono il valore delle tradizioni religiose attraverso la devozione e il ringraziamento alla Madonna Addolorata.
L’origine di questa festa non è conosciuta, c’è chi attribuisce la sua nascita intorno al 1600 quando la gente di queste montagne invocava la Vergine Maria di preservarli dalle carestie e dalle pestilenze che infestavano i paesi e le valli in quell’epoca. Ma da sempre in paese, questa statua, rappresenta il simbolo divino che interviene per allontanare pericoli, alleviare le malattie, evitare le disgrazie, che esaudisce le preghiere di coloro che soffrono e che chiedono aiuto e quindi venerata ardentemente da tutti.
Quando in paese inspiegabilmente avviene un miracolo, una guarigione o una grazia ricevuta la persona coinvolta che ha chiamato in causa con le sue preghiere la Madonna Addolorata, in ringraziamento gli offre l’oggetto d’oro che più gli è caro. La statua, conservata in una nicchia della chiesa parrocchiale, a questo punto, viene scoperta dal velo che la ricopre. L’oggetto d’oro che le è offerto come: una collana, un bracciale, o un anello ecc.. viene deposto e appeso sulla statua insieme agli altri, e lasciato per sempre in ornamento. In quest’occasione le persone devote possono recarsi in chiesa, per un giorno pregare di fronte alla madonna, e ringraziarla per il suo aiuto.
Durante la processione quindi, che si svolge il venerdì prima delle palme, la statua del madunù viene trasportata insieme allo splendore degli ori che la rivestono. Un altro fatto che testimonia la fede profonda che la comunità Dossenese ha per questa festa è la preparazione dei fuochi. Un tempo i fuochi non erano altro che falò, fatti dai rovi e dalla sterpaglia secca raccolta durante l’inverno, che aveva invaso i prati e i boschi. Ogni contrada del paese coinvolgendo tutti i giovani, le donne e i vecchi già alcuni mesi prima della festa, faceva la gara a chi raccoglieva più ramaglia e preparava il falò più grande. Ogni contrada preparava il suo che era acceso la sera prima della festa del Madunù. Come in un palio, vinceva quella contrada che produceva le fiamme più alte e riusciva a mantenere il falò acceso più a lungo durante la notte. Lo spettacolo offerto era veramente suggestivo.
La ricompensa era l’onore e l’orgoglio di avere vinto che si conservava per un anno. Al posto dei falò oggi si proiettano fuochi d’artificio pirotecnici che danno bellissimi effetti spettacolari ma non coinvolgono emotivamente le persone. Chi scrive si augura che il senso del recupero della cultura e delle tradizioni religiose possa coinvolgere il cittadino Dossenese in futuro e, considerato l’abbondanza di legname secco e ramaglia abbandonata nei boschi sia possibile ripetere, come nel passato, l’usanza dei falò, che fino a pochi anni fa ardevano nella notte in onore al Madunù. Circa una decina d’anni fa l’oro della statua fu rubato e non più ritrovato ma la generosità e la fede degli abitanti di Dossena hanno permesso di ricominciare come prima ad offrire le proprie cose più preziose in cambio degli aiuti che il madunù, ancora oggi, sanno dare.