In una lettera aperta Carlo Personeni, presidente dell’Ente Bergamaschi nel Mondo, esprime il suo disappunto in merito alla decisione del governo di tagliare l'IMU al 50% – e non di eliminarlo totalmente, come invece chiesto dall'Ente più volte – sui fabbricati, in Italia, di proprietà di italiani residenti all'estero.
Dal 2020, gli italiani residenti all’estero, proprietari di fabbricati in Italia, hanno dovuto ingoiare un boccone amaro: venivano eliminate l’esenzione del pagamento dell’IMU (tassa sulla prima casa) e l’abbattimento della TARI (Tassa sui Rifiuti). Da subito, l’Ente Bergamaschi nel Mondo sollecitava i parlamentari ad adoperarsi per far ripristinare l’esenzione IMU e la riduzione della TARI, per gli emigranti iscritti AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Purtroppo, ancora una volta, abbiamo constatato che nelle aule parlamentari italiane le problematiche inerenti agli italiani all’estero sono persistentemente sottovalutate, se non addirittura ignorate.
E la nostra delusione e amarezza continua ancora. Infatti, verifichiamo che il Parlamento italiano, con la Legge di Bilancio 2021, all’art. 1, C, 48 della L. 178/2020, prevede che dal 2021, per una sola unità immobiliare a uso abitativo, non locata o data in comodato d’uso, posseduta in Italia a titolo di proprietà o usufrutto da soggetti non residenti in Italia che siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale, l’IMU viene applicata nella misura del 50%. Una mezza vittoria o una mezza sconfitta? Inoltre, se in possesso dei requisiti sopra indicati, riprende ad operare una riduzione della TARI (Tassa sui Rifiuti), ex-TASI, nella misura dei due terzi (66,66%).
Ebbene, in merito alla TARI constatiamo che, con giusta logica, è stato ripristinato un abbattimento del tributo, in quanto i servizi erogati dal Comune non vengono sfruttati interamente; quindi, un provvedimento giusto e razionale. Ma ci sembra assurdo che, per quanto riguarda l’IMU, l’abbattimento della tassa venga applicato solo per i pensionati e non per tutti gli emigranti iscritti all’AIRE.
Il buon senso ci dice che un cittadino emigrante, se anche costretto a spostare la residenza per ovvi motivi (per ricercare lavoro o migliorare il suo reddito), iscrivendosi all’AIRE ha mantenuto un legame con la sua terra, l’Italia o la Bergamasca nel nostro caso, non solo culturale o sociale, ma anche economico, perché attraverso una casa di proprietà, seppur non abbia alcun reddito, ne sopporta tutte le spese di manutenzione.
Avere una proprietà immobiliare in Italia, infatti, vuol dire avere un forte vincolo con la propria terra, e non solo affettivo: infatti, tornare per certi periodi dell’anno nel territorio che prevalentemente è quello d’origine significa certamente un ritorno alle radici, ma in quel momento anche essere un “turista”, e come tale capace di erogare risorse per i servizi che va ad usufruire. In particolare, rientrare nel proprio paese vuol dire fare shopping, favorire il commercio di vicinato, acquistare prodotti della nostra enogastronomia; e, una volta ritornato nei paesi d’Oltralpe, certamente andare a decantarli ad amici e conoscenti, esaltando nel frattempo anche le bellezze del suo territorio, come pure il ricco patrimonio storico-artistico-culturale, contribuendo così indirettamente sia allo sviluppo socioeconomico che alla promozione turistica del territorio stesso.
Purtroppo, in caso contrario, se un cittadino emigrante, che utilizza la sua casa soltanto per una o due settimane all’anno, viene vessato da tributi o balzelli vari, quasi certamente è stimolato a vendere la propria abitazione, spesso a svenderla, per non venire oppresso da queste tasse inique. Questo significa che non solo l’emigrante stesso, ma anche le generazioni successive, andranno a perdere le relazioni con il territorio d’origine, ma perderanno per sempre quei vincoli affettivi e sentimentali con parenti, amici e conoscenti, che proprio grazie a quelle unità immobiliari resistevano nel tempo. In pratica, non verranno più in Italia e il territorio di origine perderà importanti risorse, sociali ed economiche.
Quindi, la riduzione IMU del 50% solo per i pensionati AIRE non basta. E’ un’ingiustizia, una scelta illogica del nostro Governo. Crediamo che non sia questo il modo di ringraziare e ricordare quanto fatto dai nostri emigranti: non dimentichiamo che molte delle case presenti nel nostro territorio sono state costruite grazie alle loro rimesse, proprio da chi è stato costretto ad andare all’estero. Pertanto, come Ente Bergamaschi nel Mondo sollecitiamo innanzitutto una riduzione al 100% dell’IMU e poi l’abbattimento IMU e TARI per tutti gli iscritti AIRE proprietari di fabbricati.
L’appello è rivolto a tutti i parlamentari, ma in particolare ai parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere, i quali hanno una doppia responsabilità sulle tematiche che riguardano le complesse problematiche dei nostri emigranti.
Questi devono esprimere la loro opinione con chiarezza e decisione, appunto perchè rappresentanti dei nostri italiani all’estero. Già sono pochi di numero (il 2,1 % di tutti i parlamentari) per far pesare le decisioni specifiche, se poi si dividono per le loro diverse appartenenze politiche difficilmente riusciranno a risolvere il “cahier de doleances” dell’emigrazione italiana.