Torna ancora sul tavolo del Comune di Strozza l'inchiesta della ex cava tra il Monte Botto ed il Monte Castra, area sequestrata nel giugno 2015 dopo gli esposti del Comitato spontaneo dei cittadini “No alla discarica del Monte Castra” e indagini del Corpo Forestale dello Stato.
Il consiglio comunale di Strozza, che si riunirà questa sera, 14 settembre, dovrà votare se costituirsi o meno parte civile nell'inchiesta sull'ex cava coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Brescia. L'area della ex cava, che si estende per una superficie di circa 200 mila metri quadrati (in parte anche sul territorio di Almenno San Salvatore), doveva essere oggetto di un recupero ambientale, dopo 70 anni di escavazioni. Bonifica che, invece, non c'è mai stata, anzi: furono scaricati rifiuti speciali per un totale di oltre 100 mila metri cubi di materiale di scavo provenienti dall'esterno.
La Magistratura fece allora scattare i controlli del caso per verificare i motivi che portarono al mancato recupero ambientale e al deposito di rifiuti speciali, con l'obiettivo di chiarire se si trattasse di una sorta di “strategia” da parte della ditta proprietaria legata in qualche modo all'idea di realizzare la tanto discussa discarica da 1 milione e 700 mila metri cubi di rifiuti speciali. Oltre al sequestro, sei amministratori della ditta proprietaria finirono sotto indagine.
Ora il Comune avrà la possibilità di esprimersi parte civile. Il mancato recupero ambientale ha infatti arrecato un significativo danno anche per il Comune di Strozza, che – come si legge nella delibera – dovrà sostenere tutte le spese relative alle operazioni che si renderanno necessarie per completare correttamente il recupero ambientale dell'area, compresa la bonifica.
(Fonte Immagine: Eco di Bergamo)