Tra i primi sei mesi del 2021 e lo stesso periodo del 2023, Bergamo ha guadagnato 25 milioni di euro di export verso otto Paesi della ex sfera sovietica, ossia Armenia, Azerbaijan, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
Se per effetto delle sanzioni europee le esportazioni bergamasche verso la Russia nel primo semestre 2023 (56 milioni di euro) sono state il 24% in meno rispetto al 2022 e addirittura il 50% in meno rispetto al 2021, parallelamente le statistiche ufficiali evidenziano un altro fenomeno: le esportazioni bergamasche verso i Paesi dell’area di influenza russa sono cresciute del +67% tra il primo semestre del 2021 e il 2023, trainate soprattutto dal Kazakistan, Uzbekistan, Georgia e Armenia.
Il Kazakistan è il Paese che ha avuto l’exploit maggiore con un raddoppio delle esportazioni bergamasche, che sono passate da 14 milioni di euro nel primo semestre 2021 a 30 milioni di euro nel 2023. Bergamo è così diventata la seconda provincia esportatrice italiana verso questo Paese dopo Milano, guadagnando una posizione rispetto al 2021. A dare l’impulso maggiore sono stati i Metalli di base e prodotti in metallo (+940%), che rappresentano oltre la metà dell’export verso questo Paese, e gli altri prodotti alimentari, ovvero zucchero, tè, caffè, pasta, piatti pronti e omogenizzati, che sono passati da 6 mila euro a oltre 4 milioni di euro.
Rispetto all’Uzbekistan, Bergamo conserva il quarto posto tra le province italiane dopo Udine, Milano e Firenze, ma i valori sono schizzati in su del 35%. A farli crescere sono stati i Macchinari e apparecchi n.c.a., che rappresentano la quasi totalità delle merci esportate verso il Paese e hanno superato la soglia dei 10 milioni di euro.
Quanto alla Georgia, a contribuire maggiormente all’aumento del +97% sono stati, in ordine decrescente di valore assoluto, i Macchinari e apparecchi n.c.a (+42%), i Metalli di base e prodotti in metallo (+139%), le Sostanze e i prodotti chimici (+114%) e gli Articoli in gomma e materie plastiche (+281%). Con questo Bergamo ascende di un grado alla nona posizione tra le province italiane, mentre Milano è diventata la prima in classifica e Brescia è salita alla sesta posizione.
Verso l’Armenia, Bergamo, in diciottesima posizione, non è la provincia italiana che ha avuto la crescita maggiore, ma il valore dei Macchinari e apparecchi n.c.a è ora sette volte quello precedente, mentre le Sostanze e prodotti chimici si sono triplicati. Questo fenomeno non è solo bergamasco. Nello stesso periodo, la Lombardia ha registrato una crescita del 77% – con i contributi maggiori da Milano, Bergamo, Brescia e Varese – l’Italia dell’82%. Non solo, anche le istituzioni di Bruxelles hanno dedicato attenzione all’impennata delle esportazioni di Paesi membri UE a Paesi filorussi a partire dal rapporto pubblicato lo scorso marzo dalla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
L’UE ha poi reagito implementando alcuni strumenti per arginare l’elusione delle sanzioni e, oltre a ciò, alcuni Paesi, come il Kazakistan, si sono recentemente impegnati a vietare il successivo transito in Russia delle merci europee importate. Le esportazioni bergamasche verso i Paesi filorussi non hanno completamente sostituito i flussi venuti meno verso la Russia, ma ne hanno coperto circa la metà.
Pur con un calo del 50% rispetto ai primi sei mesi del 2021, Bergamo continua a esportare verso la Russia numerosi prodotti delle attività manifatturiere. Ma i macchinari, che costituiscono circa un terzo del totale esportato, hanno subito una flessione del -76%. Variazioni meno significative hanno toccato le Sostanze e prodotti chimici (-1%), i Metalli di base e prodotti in metallo (-6%) e gli Articoli in gomma (-4%). A compensare parzialmente queste diminuzioni hanno contribuito gli Strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche, i Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori e i Prodotti delle altre attività manifatturiere.
La Russia rappresenta ora solo una quota dello 0,5% delle esportazioni provinciali e Bergamo è scesa in tre anni dall’ottavo al dodicesimo posto della classifica italiana, con una quota attuale del 2% sul totale nazionale esportato in Russia. A livello lombardo la diminuzione è meno accentuata, -18% rispetto al 2022 e -33% rispetto al 2021, perché Mantova e Pavia hanno mitigato le perdite. L’export italiano è calato del 22% rispetto al 2022 e del 32% sul 2023. La prima provincia per maggiore quota di export verso la Russia rimane Milano (11%), seguita da Bologna (6%) e Vicenza (6%).
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Le sanzioni hanno avuto l’effetto di dimezzare le esportazioni bergamasche in Russia rispetto a due anni fa. A questo calo ha fatto fronte una forte crescita del traffico verso alcuni Paesi ex sovietici, che ha assorbito la metà di quanto perso con la Russia. Pesa l’interrogativo se tale fenomeno rappresenti di fatto e almeno in parte una forma di elusione delle sanzioni.”
Dal momento dell’invasione russa all’Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, l’UE, così come Regno Unito e Stati Uniti, ha varato 11 pacchetti di sanzioni contenenti tra l’altro una serie di restrizioni all’importazione e all’esportazione da e verso la Russia. Le sanzioni colpiscono merci europee esportate per un valore di oltre 43,9 miliardi di euro e merci russe importate per un valore di 91,2 miliardi di euro, ossia il 49% delle esportazioni realizzate nel 2021 e il 58% delle importazioni dello stesso anno.
Tra le merci la cui esportazione risulta vietata vi sono tecnologie d’avanguardia, componenti elettroniche e software, alcuni tipi di macchinari e attrezzature per il trasporto, beni e tecnologie per la raffinazione del petrolio, attrezzature, tecnologie e servizi per l’industria dell’energia, beni e tecnologie per i settori aeronautico e spaziale, prodotti per la navigazione marittima e tecnologie di radiocomunicazione, vari beni a duplice uso civili e militari, beni di lusso, armi da fuoco ad uso civile e altri materiali per l’esercito.