Giornata della Memoria, ad Almenno SB pietre d’inciampo per ricordare Carlo Rota e Angelo Manzoni

In occasione della Giornata della Memoria l’Amministrazione Comunale di Almenno San Bartolomeo posa le pietre d'inciampo per ricordare i deportati almennesi Carlo Rota e Angelo Manzoni.
24 Gennaio 2025

In occasione della Giornata della Memoria 2025, domenica 26 gennaio, l’Amministrazione Comunale di Almenno San Bartolomeo promuove la cerimonia di posa delle pietre d’inciampo per ricordare i deportati almennesi Carlo Rota (alle ore 10.15 presso la Chiesa Parrocchiale di Albenza) e Angelo Manzoni (alle ore 11.30 presso via Fratelli Manzoni n.17). Iniziativa in collaborazione con l’Associazione Combattenti e Reduci, l’Associazione Famiglie dei Caduti e dei Dispersi, l’ISREC (Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza), la Parrocchia di San Bartolomeo e la Parrocchia di San Rocco in Albenza ha promosso una cerimonia di posa di due pietre d’inciampo.

“Si aggiungono quindi altri due tasselli in un mosaico europeo per la memoria, in un progetto monumentale dal titolo “Stolpersteine” (Pietre d’inciampo) ideato da Gunter Demning nel 1995 per tenere vivo il ricordo di tutti i deportati nei campi di concentramento e sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case. Ad Almenno San Bartolomeo le due pietre d’inciampo riportano i nomi di Carlo Rota e Angelo Manzoni, due militari arrestati, deportati e uccisi nei lager in Germania. Durante la mattinata del 26 gennaio 2025 saranno posate sul sagrato della Chiesa Parrocchiale di Albenza e in via Fratelli Manzoni 17 rispettivamente.” dichiara Luigi Bonanomi, Consigliere del Comune di Almenno S.B. e Presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci, unitamente a Patrizia Manzoni in rappresentanza dell’Associazione Famiglie dei Caduti e dei Dispersi.

“La posa di queste due pietre – spiega il sindaco Alessandro Frigenivuole aiutarci a non dimenticare mai quanto accaduto ed essere un segno anche per le generazioni future, perché possano “imbattersi” nei nomi di chi ha sofferto, farsi domande e acquisire consapevolezza di quanto i nostri padri ci hanno lasciato con il dono della loro vita. Il vissuto individuale diventa preziosa testimonianza di una storia collettiva i cui momenti più tragici e bui sono divenuti fondamentali per la costruzione della democrazia e delle libertà di oggi.”

Dichiarazione di Claudia Mazzoleni, Consigliere Delegato alla Cultura e al Servizio Bibliotecario: “Le pietre d’inciampo dedicate a Carlo Rota e Angelo Manzoni, posate nei luoghi simbolo della quotidianità, contribuiscono ad una memoria attiva e condivisa, che ci invita al superamento delle barriere dell’indifferenza e ad un impegno in prima persona per la costruzione della pace”.

Carlo Rota è nato ad Almenno S. Bartolomeo il 15 novembre 1920 ed è morto a Lollar il 23 settembre 1944 a soli 23 anni. Era nella fanteria. Abitava in Albenza, Via Capedrizzi. Come racconta sua sorella Cecilia, fu arrestato dai tedeschi in Albania, vicino a Pristina, e deportato in Germania per il lavoro forzato. Nei lager nazisti la fame spingeva i prigionieri a cercare in ogni modo del cibo per poter sopravvivere. A Lollar, dove si trovava Carlo Rota, per far fronte ai furti nei campi adiacenti al lager fu istituita una “guardia rurale”. Il 22 settembre 1944, il capo della SA, il fornaio Theodor Beckel, era in pattuglia. Nei pressi della baracca degli italiani, lui e un altro nazista di Lollar notarono tre lavoratori forzati che si dirigevano verso un campo di patate. Dopo un colpo di avvertimento, due italiani si arresero, mentre Carlo Rota cercò di nascondersi. Quando fu scoperto, Carlo tentò di fuggire, ma Beckel gli sparò alle spalle, colpendolo ai polmoni.
I due nazisti lasciarono Carlo, che stava dissanguandosi, nel campo e tornarono al villaggio “per chiamare la polizia”. Carlo Rota morì quella stessa notte; i suoi compagni lo portarono nella loro sistemazione, ma non riuscirono a salvarlo. Passarono più di otto anni prima che si tenesse un processo per l’accaduto. Il crimine rimase completamente impunito davanti alla Corte d’Assise di Gießen: l’omicidio fu derubricato a “omicidio colposo” e il procedimento fu archiviato per prescrizione.

Angelo Manzoni è nato ad Almenno S. Bartolomeo il 18 ottobre 1916; abitava in Via Fratelli Manzoni. È morto in Germania l’11 settembre 1944 all’età di 27 anni. Faceva parte del 2° Reggimento Artiglieria Alpina. A 20 anni circa era partito per guerra di Spagna, poi per la guerra di Francia del 1940. Successivamente era stato in Albania e in Grecia nel 1941, in Russia nel 1942-43.

Tornato dalla Russia verso il mese di marzo-aprile del 1943, Angelo Manzoni aveva i piedi congelati e fu curato all’ospedale di Varese. Successivamente rimase a casa 3 mesi; a Brescia ne riconobbero nuovamente l’abilità fisica e dovette ripartire, proprio l’8 settembre 1943. La madre Veronica era contraria alla sua partenza, ma Angelo la rassicurò dicendole che sarebbe tornato dopo qualche giorno. Invece fu catturato dai tedeschi a Vipiteno. La fidanzata Antonietta scrisse diverse lettere ad Angelo. L’ultima è datata 13 maggio 1944. Purtroppo Angelo morì solo quattro mesi dopo nelle miniere di Essen dove lavorava con altri prigionieri, a causa dei bombardamenti degli alleati, che distrussero le strutture che mandavano l’aria in profondità. I resti di Manzoni Angelo sono giunti nel nostro paese, presso il cimitero di Almenno San Bartolomeo, il 3 ottobre 2013.

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