Globalizzazione in crisi, l’occasione che la montagna stava aspettando: “Sviluppiamo le piccole economie locali”

Crisi finanziarie, pandemia e guerra in Ucraina stanno mettendo a dura prova la globalizzazione. Un equilibrio ormai già spezzato e che può diventare l'occasione per le piccole economie locali di tornare ad essere una possibile alternativa ad un mercato globale sempre più fragile, soprattutto nelle nostre valli.
1 Luglio 2022

Crisi finanziarie, pandemia e guerra in Ucraina stanno mettendo a dura prova la globalizzazione e la forte interdipendenza fra Paesi che si è andata a creare sul mercato internazionale nel corso della storia recente. Un equilibrio ormai già spezzato e che può diventare l’occasione per le piccole economie locali di tornare ad essere una possibile alternativa ad un mercato globale sempre più fragile.

Un’occasione anche per la nostra montagna, che può tornare a dire la sua con modelli di microeconomia locale sostenibili e capaci di “tamponare” il problema alimentare, energetico e allo stesso tempo trattenere nelle valli giovani e famiglie. A sostenerlo con forza è il sindaco di Corna Imagna Giacomo Invernizzi, che negli scorsi mesi ha fatto parlare di sé per la proposta-provocazione del reddito di contadinanza, idea sostenuta poi nientepopodimeno che da Mauro Corona.

“La crisi finanziaria del 2008, la pandemia e ora la guerra in Ucraina ci stanno dicendo che la globalizzazione, vista come unica strada possibile per lo sviluppo economico ormai da decenni, viene fortemente messa in discussione – spiega Invernizzi -. Non che il tema dello scambio sia del tutto sbagliato, ma questa forte interdipendenza globalizzata tra Stati, dove la finanza la fa da padrone e ridimensiona il potere commerciale di intere nazioni, sta manifestando una serie di problematiche sul fronte energetico e alimentare. E quindi stanno tornando di tendenza le economie locali, che stanno riproponendosi come economie che possano trovare un loro spazio in termini di sostenibilità, accessibilità e minor problematicità. Economie più vantaggiose rispetto a processi di globalizzazione. I temi che possono diventare oggetto di attenzione sono l’autosufficienza energetica, le produzioni agricole biologiche e una dignitosa qualità dei servizi alla persona”.

“Ora questa ‘partita’ la lasciamo giocare al caso o cerchiamo di governarla? – si chiede il primo cittadino di Corna Imagna – Sono due i livelli su cui si può governare: le istituzioni e le idee, e di conseguenza la politica. I luoghi istituzionali devono fare da regia per creare economie locali che vadano programmate e gestite. Per noi come territorio di montagna questa è una grande occasione sui temi, appunto, di cibo, energia, professioni, innovazione, del recupero del patrimonio naturale e architettonico.

Ma oggi, purtroppo – prosegue il sindaco valdimagnino – , i luoghi dove può essere discussa una strategia organica per costruire economie locali fanno fatica a svolgere questo compito. La Provincia, ad esempio, ha riattivato l’Osservatorio della montagna, ma non è sufficiente in quanto non è un organo deputato a discutere di questi argomenti. Vanno attivati anche percorsi attivi di sviluppo. Abbiamo fatto ottimi lavori qualche anno fa con gli Stati Generali della Montagna, dove è stato prodotto materiale interessante che però è rimasto nel cassetto. Importante anche che la Comunità Montana Valle Imagna torni a sviluppare politiche locali, cosa che al momento l’ente fatica a gestire. Riteniamo importante l’interrelazione che esiste fra i Bergamo e i suoi territori e  chiediamo al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, di farsi carico – accanto ai contatti che sta costruendo con realtà esterne – anche di interloquire con realtà del proprio territorio. Inoltre chi dovrebbe davvero avere una strategia sui territori di montagna è Regione Lombardia, che si è mossa bene con la nomina di un assessore alla Montagna, ma oggi non sono ancora chiare le strategie individuate per il futuro di questi territori”.

In questi anni ha prevalso una politica legata a bisogni locali, spesso lobbistica e populista. Che desse risposte ai ‘mal di pancia’, ma senza una visione più ampia. Oggi invece per ragionare sullo sviluppo di economie locali – conclude Invernizzi – abbiamo bisogno di politici che si presentino con programmi, non con degli spot. Va sensibilizzata anche la cittadinanza, attivando sul territorio luoghi di confronto. Passata l’estate si auspica che i temi degli Stati Generali della Montagna, da parte degli enti che avevano partecipato, possano essere ripresi e trovare attuazione. Quindi Provincia e la Comunità Montana  di farsi promotori per raccogliere idee e interloquire con la Regione”.

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