Il pellegrinaggio alla Cornabusa, un viaggio “non comune” alla ricerca delle proprie origini

La ricchezza del luogo non è data dall’oro, dall’argento o da marmi preziosi, ma dalla fede autentica della gente comune...
17 Giugno 2024

Da Bergamo, Porta Nuova, parte ogni giorno la corriera che in tre ore giunge a Cepino (parrocchiale della Cornabusa) in tre ore, partendo da Bergamo alle due di pomeriggio nei mesi di settembre a tutto marzo, ed alle tre di pomeriggio negli altri mesi; ritornando a Bergamo la mattina dopo”.

Un luogo da raggiungere, in cui sostare con devoto rispetto, varcando un sottile confine tra umano e divino, lungo ascese ammantate del verde di alberi secolari, cogliendo, e intuendo, una presenza, una compagna di viaggio, una mano tesa verso il mistero: “Il pellegrino devoto non è […] un viaggiatore qualunque; egli, sebbene di corpo ancor disgiunto dagli oggetti delle sue aspirazioni, collo spirito già trovasi con loro; egli sa che la Madonna lo guarda con amore dal cielo, sa che i suoi devoti pensieri, i suoi caldi affetti salgono infino a Lei, e trova modo facile a rompere la monotonia del cammino, ora con fervorose preghiere, ora con sacri cantici, ora col levare lo sguardo a contemplare al lume della fede le meraviglie del creato. In questa contemplazione egli riconosce nella sublime maestà dei monti una traccia della Onnipotenza di Dio; vede nei boschi radicati nei fianchi delle montagne, nei verdi pascoli che coprono i piani, nei campi che si stendono ai lati della valle, vede, diciamo, altrettante prove di quella divina Provvidenza che porge il necessario sostentamento non solo agli uomini, ma ben anche agli stessi animali bruti; nella variopinta moltitudine dei fiori, nel lieto canto degli uccelli, nel gorgoglio del fiume, vede tratti squisiti di quella infinita Bontà divina, che volle così circondare di soavi conforti l’uomo pur su questa terra del suo esilio”.

Una presentazione accurata del viaggio, della via, una graziosa descrizione del Santuario simbolo del territorio valdimagnino, le ritroviamo in un’antica Guida del devoto pellegrino al Santuario della B. V. Addolorata detto della Cornabusa in Valle d’Imagna (Milano, Tip. E Libr. Arciv. Ditta Agnelli), un libretto datato 1886. Uno scritto da rileggere con gusto, da riscoprire, da apprezzare per la finezza con cui introduce graziosamente il viandante nel cuore della “Vallimagna”, “valle povera ma [che] mantiene la fedeltà alla Religione, il rispetto ai suoi Ministri e la moralità de’ costumi”, terra “interessante per lo studio geologico, per le acque, pei punti di vista e per la salubrità della dimora e del clima”. Sovrastata da un cielo “limpido, ceruleo, spazioso”, dalla volta celeste che per “il pellegrino [è] la sua vera patria, la patria beata, quella patria alla quale si giunge, non già coi passi materiali dei piedi, ma cogli atti di pietà e di virtù”.

Un crescendo di attese e di speranze accompagna il pellegrino verso la Cornabusa, il quale “assorto in […] piissimi ricordi, giunge […] ai piedi del monte del Santuario”. Il luogo di culto gioca con la vista dell’osservatore, offrendosi e celandosi, donandosi e sottraendosi, “nascosto com’è in una ripiegatura del monte”. Si accede incamminandosi con fatica, accettando la sfida di una “strada che ascende serpeggiando”, intervallata da una serie di cappellette, vedendo le quali “al pellegrino pare già di varcare la soglia del Santuario stesso”. Il “cuore palpita più frequente e le labbra non sanno che recitar preghiere”, stringendo con mano tremante la corona del Rosario.

La cima, infine, viene conquistata. L’affanno ricorda così al pellegrino quando la Vergine “addoloratissima […] seguì eroicamente [il Figlio] sul Calvario, per dividere con Lui i tormenti della sua dolorosissima passione, per contemplarlo morente sulla croce, per accoglierlo morto fra le proprie braccia”. Superato “uno spianato con in mezzo una piccola fontana”, ecco palesarsi una meraviglia della natura,un’ampia grotta aperta nel monte non già dalla mano dell’uomo, ma da quella del Creatore medesimo”. La cancellata a protezione della stessa evoca una presenza angelica, messaggeri “colle trombe alla bocca”, a difesa di “quell’altare” scavato “in una ruvida grotta aperta nel monte in luogo deserto e così nascosto”.

La ricchezza del luogo non è data dall’oro, dall’argento o da marmi preziosi, ma dalla fede autentica della gente comune, dalla devozione sincera di “poveri montanari privi di ricchezze materiali”. Una spelonca, una grotta, che la Vergine apparecchiò per nutrire l’anima dell’uomo smarrito, confuso, desideroso di un ristoro “conforme a […] divina sapienza”, un “angolo nascosto […] sospeso fra la valle e il cielo”, onde lasciarsi compenetrare dallo Spirito: “L’uomo si sente collo spirito assai più vicino al cielo che alla terra, la sua mente si sente elevata nelle regioni della fede, il suo cuore sentesi compreso da un intimo senso di pietà. Il suo spirito comprende di essere innanzi al gran trono di Maria, che è il trono di tutte le grazie, e mentre tocco dalla maestà del Re e della Regina del cielo si prostra ed adora, incoraggiato dalla generosità di un Dio morto per lui, dalla bontà di una Madre addolorata, ama, confida e prega con tutto fervore e lagrime”.

In cerca di pace e perdono, da “centinaja d’anni (forse 500)”, gli abitanti della Valle amano intensamente il proprio Santuario, lo visitano e lo rimirano, quale dimora e rifugio nei tempi della violenza, delle battaglie e delle stragi, testimoniando con “tavolette votive, […] grucce, […] sedie, […] cinti e simili oggetti appesi ai sassi della grotta” miracolose grazie ricevute. In un modo tutto particolare, il pellegrinaggio al Santuario della Cornabusa conduce l’uomo alla sorgente della propria origine, introducendolo alla relazione con l’Altissimo, incontro mediato “[dal]la potente intercessione di Maria”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti:
  1. Ode al Santuario dell’ addolorata della Cornabusa, ed ancora altro che il mistero di ogni pietra conserva dalla sua origine. Dio sa solo Lei, quante sofferenze, tragedie, speranze, invocazioni e felicità abbraccia fra le braccia con suo figlio Gesù.

Ultime Notizie

X
X
linkcross