Testo scritto da Leandro Rinaldi, studente della classe 4^AU Liceo delle Scienze Umane, Istituto Turoldo.
Ecco la prima e la seconda puntata.
Con l’arrivo di Roberto Mancini, il sistema calcistico italiano si avvia verso un nuovo ciclo, o così spera Fabbricini, che ha speso parole di stima per il nuovo CT: nell’ attesa di vedere all’opera l’ex Zenit San Pietroburgo, l’analisi della situazione calcistica italiana non si ferma.
Accanto alle colpe delle istituzioni indagate precedentemente, però, vi sono altresì le responsabilità imputabili ai giocatori, quelli che sul campo corrono e sudano… Almeno in teoria. La realtà, triste e impietosa, è quella di una nazionale e di una Serie A di scarso livello, incapaci di reggere il paragone con Bundesliga, Liga Spagnola e Premier League.
Ciò a causa di inefficienze organizzative e non idoneità in fatto di appeal mediatico, strutture, stadi: il campionato italiano non è più attraente come lo era fino a una decade fa. Basti osservare come ormai da una decina d’anni non ci sia certo la fila di fuoriclasse che bussa alle nostre porte per giocare in Italia; per di più i giocatori italiani sono praticamente assenti dalle rose dei maggiori club del mondo. All’estero i giocatori vincenti a livello internazionale giocano spesso nel campionato del Paese di provenienza, ad esempio, in Spagna Iniesta, Isco, Sergio Ramos, in Germania Muller, Gotze, Neuer; in Italia invece si preferisce puntare sugli stranieri, anche giovani, spesso a scapito dei loro pari età italiani.
Parallelamente, i settori giovanili vengono sempre meno curati, pur essendo la base di un movimento calcistico nazionale. In conseguenza alla penuria di fuoriclasse italiani, in particolar modo di giovani, molti “senatori” vengono convocati in Azzurro, malgrado abbiano superato l’età in cui possano dare il meglio di sé in campo: questa tendenza blocca il ricambio generazionale, sfavorendo l’emersione di nuovi talenti. Non a caso la Champion’s League manca nel nostro paese da 10 anni, anche ricordando comunque che l’Inter la vinse con una formazione titolare composta praticamente solo da stranieri.
Accade poi che, ogni qual volta un giovane italiano riesce ad emergere un poco con delle buone prestazioni, viene subito esaltato oltre ogni limite, si scatena un circo mediatico clamoroso, il ragazzo viene affiancato subito ai migliori top club europei; tutto questo porta spesso alla perdita di controllo del calciatore stesso, convinto ormai di essere il nuovo Messia del pallone e quindi in grado di ricattare una società al momento del rinnovo del contratto, di fare il bello e il cattivo tempo con l’allenatore e, attraverso il proprio procuratore, farsi notare in ogni modo possibile fuori dal campo.
Una sommaria descrizione del panorama calcistico nella nostra nazione lascia intravedere un percorso di risalita estremamente arduo, costellato di decisioni difficili. Un cammino che passa attraverso un cambiamento totale del calcio in Italia, sperando di assistere, nel medio e lungo termine, ad una rivoluzione e alla rinascita, seguendo la via dettata dagli antichi: per aspera ad astra.
(Fonte Immagine AFP)