Dalla terrazza panoramica del Santuario della Cornabusa un delicato arcobaleno ha incorniciato l’attimo precendente all’inizio dell’inaugurazione della mostra dedicata ai pittori Manini, proprio come un quadro. Una tavolozza il pubblico partecipante nella sala del museo del Santuario della Cornabusa: i discendenti dei pittori, pellegrini capitati per caso molto sorpresi, cittadini della valle e appassionati d’arte.
(La mostra sarà aperta fino al primo di maggio nei seguenti giorni/orari: lunedì – venerdì: 10.00-12-30; 14.00-17.30; sabato e festivi: 9.00-12.30; 14.00-18.00. Ingresso libero.)
Il primo ad intervenire è il cappellano don Leone Messa, che ha portato il saluto del padrone di casa Rettore don Vinicio Carminati e ha consegnato queste profonde parole con augurio: “L’arte è ancora capace di mettere insieme le diverse generazioni. Vi auguro buona bellezza!” La parola è poi passata al sindaco Ivo Sauro Manzoni che, come un pennello scivolato dalla tavolozza ha annunciato che “il Comune è alla ricerca di un finanziamento per una pinacoteca di Valle che sorgerà a Valsecca, dove verranno inseriti anche i quadri dei Manini”,e non ha mancato di augurare una buona Settimana della Cultura.
“In questo luogo non costruito da mani d’uomo, come disse Papa Giovanni XXIII, è meraviglioso trovare il connubio di questo lavoro fatto da mani d’uomo. Ho un ricordo personale di Agostino Manini che conosceva i miei genitori, a cui dicevo sempre: ‘che barba bianca che ha questo signore’– afferma Roberto Facchinetti, presidente della Comunità Montana Valle Imagna. Prosegue- È importante, e sono contento, che Bergamo e Brescia Capitale della Cultura abbiano pensato, insieme alla diocesi, di non tenere gli eventi centralizzati in città, ma di dare spazio anche alla provincia con le sue peculiarità culturali.”
Silvio Tomasini, in veste di delegato della Diocesi di Bergamo, portatore dei saluti del presidente della Fondazione Bernareggi e non solo, ha poi presentato “il motore” di questa iniziativa, la signora Rossella della Monica, una delle nipoti dei pittori,“conosciuta per la propria convinzione e caparbietà”,che da mesi si è mossa per poter realizzare questa mostra: “Ricercando i quadri dei parenti non mi aspettavo di trovare una così numerosa quantità di loro opere sparse un po’ ovunque! Fra le quali molte opere sacre, questo tipo di produzione che è sempre stata messa un po’ in disparte, ora e con questa mostra è un’occasione per riscoprirla!”.
Quella che potrebbe essere una mostra statica porta, invece, movimento: infatti l’ideatrice non ha mancato di ricordare che verranno fatte visite guidate alle chiese di Valsecca e Mazzoleni dove si trovano alcuni lavori dei pittori Manini. L’altra spinta che potremmo definire generazionale è stata proposta e raccontata brevemente dall’assessore alla cultura di Sant’Omobono Terme, Stella Sirtori e dal dirigente scolastico dell’IMC di Cepino Luigi Sorzi: “L’idea del contatto di questa mostra con la scuola è nata con la giunta comunale; una collaborazione che ha portato a qualcosa di buono: valorizzare la nostra terra, farla amare ai nostri ragazzi e così ritrovarci come comunità,ricordando chi ci ha preceduti.” Sorzi ha ricordato che “è stata inaugurata anche una mostra all’interno della scuola, a seguito di un progetto su questi pittori: i ragazzi di terza media sono partiti da una fotografia di Vittorio Manini, quello su cui ci siamo soffermati maggiormente, mentre dipinge il Resegone, e l’hanno sviluppata come disegno a loro piacimento, mentre hanno svolto un lavoro di ugual tecnica del Manini partendo da altre immagini. La storia ci costruisce partendo dalla propria realtà, studiando ciò che ti circonda. Questo è il progetto che stiamo portando avanti come scuola per i nostri ragazzi. Qui il 19 del mese saliranno in visita per vedere il lato sacro di questi pittori, mentre noi ci siamo soffermati sulla parte paesaggistica.”
Fra i finanziatori dell’iniziativa il presidente del Bim, Carlo Personeni non ha tenuto nascosto l’entusiasmo per questo legame fra le generazioni grazie all’arte, e ha poi proseguito: “Nel 1988,100 dopo la nascita, era stato scoperto un quadro nascosto in sacrestia a Mazzoleni, del quale ne è stata fatta una cartolina in quel periodo. Penso che le opere debbano essere fatte vedere, non tenerle nascoste! Valorizziamole!”
Con questo spirito e un tocco poetico Silvio Tomasini ha presentato quello che si potrebbe definire “la traccia per il futuro”,un Catalogo con i quadri dell’odierna mostra e non solo: “Ho spinto la signora Rossella a scrivere l’esperienza di pittura in famiglia… Emerge proprio la figura dei due pittori, hanno tutto del loro territorio…ruvidi! Mi ha molto colpito
il legame che definirei epidermico delle famiglie che hanno prestato questi quadri, non si trovano in vendita, segno di questo legame.”
All’interno della mostra si possono trovare bozzetti, come quelli per la cupola di Trescore Balneario, ma anche opere di grande pregio. Da bravi valdimagnini avevano un legame tattile con la Vergine Maria, notabile dalla perfezione nelle opere raffiguranti la Madonna della Cornabusa, che si può notare anche dai quadri di uso domestico alle pale d’altare. La madonna al buio della notte (in copertina nel catalogo ndr) solitamente è nel buio, ma comunque in una nicchia. E invece qui è una giovane donna, in una campagna verde come la Valle Imagna, che sembra dirci “fai piano”, perché il sogno di quel bambino è impercepibile come la fiamma della candela la quale ha una pittura così materica che sembra uscire dal quadro.
La luce è la chiave del dipinto e della loro fede. Solitamente non infiamma, facciamo fatica a tenerla accesa. Invece il pittore è riuscito a fissarlo nell’anima. Sta tutto qui il segreto delle cose importanti, della semplicità di questi uomini che non hanno seguito la moda, ma per mantenersi e per mantenere accesa la fiammella della loro fede.” L’aria che respira il pellegrino fuori dalla terrazza panoramica è quella che si respira guardando questi quadri. Ritorna l’augurio iniziale di don Leone: buon respiro di bellezza a tutti quelli la visiteranno.