L’asilo a Cornalba è nel bosco, anche se piove o fa freddo: “È il miglior modo per crescere”

È il progetto “La via dell’Alben” di Alessandra Spinelli, 40 anni, educatrice e mamma che ha deciso di portare nelle valli un approccio educativo diverso dal solito.
28 Gennaio 2025

A Cornalba la scuola dell’infanzia si fa… nel bosco. È il progetto “La via dell’Alben” di Alessandra Spinelli, 40 anni, educatrice e mamma che ha deciso di portare nelle valli un approccio educativo diverso dal solito. Il progetto è ripartito martedì 7 gennaio.

“Vivo da quasi tre in Val Brembilla, a Blello, dove ho una piccola oasi di animali con mio marito, salvati da situazioni difficili: piccioni, galline, un cavallo – racconta Spinelli – Sono laureata in Scienze dell’Educazione, dunque svolgo attività con i bambini da molto tempo. Ho vissuto anche a Capizzone, dove ho conosciuto mio marito, ma non sono delle Valli: sono nata a Milano e ho voluto cambiare vita andando a vivere in montagna. Insieme a mio marito abbiamo voluto fare questa scelta “estrema”. Ho lavorato nella scuola tradizionale, ma non mi ci ritrovavo perché le modalità educative non rispettavano le mie vedute: ora per professione svolgo attività in natura con bambini dagli 1 ai 6 anni”.

Spinelli ci spiega nel dettaglio questo approccio, che di primo acchito potrebbe lasciare spiazzato chi è abituato a pensare ad aule e banchi. “Sono attività di immersione in natura, si ispirano alla pedagogia del bosco e all’outdoor education, un approccio che nasce nei paesi del Nord Europa e in Germania e vede nello stare fuori e nell’educare al contesto naturale un fattore importante della crescita del bambino. L’aspetto particolare è che noi stiamo all’aperto sempre, con qualsiasi condizione che non sia pericolosa: ovviamente, non usciamo in una tempesta, ma anche se piove ed è inverno siamo fuori, perché pensiamo che sia il metodo migliore per la crescita fisica, anche immunitaria, e psicologica-emotiva dei bambini dagli 1 ai 6 anni. La natura ha tutti quegli stimoli che il bambino, individuo competente, può apprendere attraverso il gioco. Non ci sono proposte strutturate uguali per tutti, sono i bambini che dicono all’accompagnatore cosa hanno bisogno attraverso il loro gioco, poi l’accompagnatore mette a disposizione il materiale e incentiva i bambini”.

asilo nel bosco - La Voce delle Valli

Seguendo questa filosofia, Alessandra ha avviato la propria attività: “A novembre 2024 abbiamo attivato il progetto a Cornalba: per ora le attività coinvolgono anche i genitori, perché l’adulto spesso ha perso quella connessione con la natura innata nell’uomo, così accompagniamo le famiglie a riscoprire questo lato. Il progetto continuerà, perché tra poco i bambini che sono con noi dall’inizio si staccheranno dai genitori e staranno solo con l’accompagnatore. Spesso sono gli adulti a frenare questo tipo di approccio –  spiega Spinelli – Il fatto di vedere i bambini giocare liberi fa sembrare che non facciano nulla, invece l’accompagnatore capisce cosa stanno facendo, quali sono le loro propensione e talenti, tutte cose che in proposte preconfezionate non si vedono. Sono attività destrutturare, costruite insieme al bambino”.

Una proposta educativa tanto innovativa porta necessariamente delle difficoltà e Alessandra non le nasconde: “Devo dire che, a volte, facciamo fatica. Alcuni genitori non capiscono perché devono venire a fare una cosa che per loro sembra una perdita di tempo. A Cornalba il progetto è nato dalle mamme: una è venuta da me, a Blello, perché era interessata alle attività che faccio lì con i bambini e gli animali, voleva costruire qualcosa di simile a Cornalba, perché sul territorio mancava una proposta di questo tipo”. Spostare i bambini è più difficile, “così mi sono spostata io, perché c’è uno zoccolo duro di mamme che ha spinto per questa idea. Altre sono arrivate dopo, non tutti riescono ad accogliere la proposta allo stesso modo, magari per alcuni quando piove è un problema: noi abbiamo una tenda riscaldata dove possiamo stare, ovviamente bisogna acquistare l’abbigliamento adatto”.

Resta una sfida, paradossalmente più per gli adulti che per i bimbi. “Capita che i genitori siano a disagio a causa del meteo, il bambino no, perché si muove molto di più. Nei paesi Scandinavi arrivano a -20° e non hanno problemi, invece i genitori spesso hanno barriere, magari non vedono il lavoro che viene fatto e deve esserci la capacità nostra di raccontare cosa avviene durante il percorso. Dobbiamo portare la nostra documentazione e un feedback ai genitori. Non è sempre facile comunicare ma il riscontro c’è”. Anzi, il progetto funziona al punto che Alessandra estenderà l’orario e cercherà di educare maggiormente a questo approccio. “Da questa primavera partiremo con il tempo pieno. Abbiamo visto che funziona, da maggio, e forse prima, avremo cinque giorni alla settimana, dalle 8 e mezza alle 14. Piano piano organizzeremo incontri di formazione per gli adulti, per far capire che c’è dietro un pensiero, non è una cosa estemporanea ma c’è un progetto pensato dietro”.

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