Nei giorni scorsi, presso il Passo Porta – area boschiva di confine tra i Comuni di Rota d’Imagna, Brumano e Sant’Omobono Terme – alcuni volontari del Comune di Brumano e Alpini di Rota d’Imagna hanno riportato alla luce un cippo di confine in pietra, con incisione dello “Stato di Milano”, nascosto tra la vegetazione e ormai dimenticato da tempo immemore. Ma facciamo un doveroso passo indietro.
C’è stato un tempo, non molto lontano ed ancor meno breve, in cui il territorio dell’Alta Valle Imagna era spartito tra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano. Gli uni di qui e gli altri di là, genti e terre bergamasche divise tra due padroni, ma quella linea tra loro era per larga parte immaginaria, così che vederla segnata su una mappa era un conto, ma pensare poi di collocarla esattamente in mezzo ad un bosco o su un pendio era ben altra faccenda.
Così capitava sovente di scornarsi col vicino (e non solo a parole), per garantirsi l’utilizzo di un pascolo o l’accesso ad una sorgente o un semplice fazzoletto di terra che nessuna mappa era capace di assegnare inequivocabilmente all’uno o all’altro. I governi si decisero in fine a far ordine, o almeno a provarci, distribuendo, con opera minuziosa ed altrettanto lenta, 257 cippi di confine dalle acque del lago di Lecco e su su fino al pizzo dei Tre Signori (interessante in tal senso il libro di Giuseppe Pesenti e Franco Carminati “Valle Brembana antica terra di frontiera”), scolpendo letteralmente su pietra che Milano era di qui e Venezia di lì. Parte di quei confini corrispondono ancora oggi ai perimetri dei Comuni di Rota d’Imagna, Brumano e Fuipiano Imagna, ma sui quei cippi di pietra, pur così robusti e massici, tanto tempo è trascorso, sufficiente per disperdendone alcuni e per far perdere la memoria di altri.
Una di queste pietre di confine è recentemente tornata a fare bella mostra di sé al Passo Porta, uno dei punti di passaggio più emblematici della Valle Imagna, a partire dal suo nome, dove una breve e stretta gola è il punto di incontro tra i territori di Rota, Brumano e Sant’Omobono. Un piccolo gruppo di volontari del Gruppo Alpini di Rota d’Imagna e del Comune di Brumano ha ricollocato in prossimità di questo passaggio un cippo originale che gli eventi avevano trascinato qualche metro più a valle e che la natura aveva gelosamente nascosto.
“Dal giorno del casuale ritrovamento – fanno sapere Alpini e volontari – a Brumano il tema del “confine” è stato al centro di tante conversazioni: i più anziani impegnati a rovistare nella memoria immagini di quei sassi scolpiti, le dita di tutti che corrono frenetiche lungo le mappe e nell’aria a disegnar linee invisibili puntando l’orizzonte.
Dopo tanta preparazione, lo spostamento, seppure di un breve tratto, e il posizionamento della pesantissima pietra sono costati qualche fatica e hanno richiesto pure qualche alzata di ingegno, ricambiati da una sincera soddisfazione raccontata dai sorrisi nelle rituali foto ricordo. Anche chi non era presente ha ragione di sorridere e ben sperare, pensando che dopo più di due secoli, quello stesso confine che tanti litigi aveva causato sia stato capace di unire due paesi e due generazioni in un’unica buona volontà”.
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Molto interessante. Da questo passo ci sono passato diverse volte nelle mie camminate in zona.
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Vecchio scarpone, quanto tempo è passato,vecchio scarpone quanti ricordi fai rivivere tu. 🏅
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Perché Passo Porta?
Passo la Porta e in passato solo ‘la Porta’.