Realizzato completamente in pietra e risalente al 1400, il Ponte di Sedrina è sicuramente uno dei fiori all'occhiello della Valle Brembana, tanto da essere rappresentato nel logo della Comunità Montana. E ora, dopo essere chiuso dagli anni Trenta, il Comune di Sedrina ha deciso di recuperare questo pezzo di storia riportandolo al suo antico splendore: l'incarico per lo studio di fattibilità tecnica ed economica è stato assegnato. Tempo tre mesi e dovrebbe essere pronto.
“Da qui – hanno spiegato il sindaco Stefano Micheli e l'assessore al Bilancio Alessandro Gotti – si avrà un'idea sopratutto dei costi di recupero. Partiremo per la ricerca dei fondi, auspicando magari un sostegno vallare, visto che, già alle origini, considerata l'importanza del passaggio, alla sua realizzazione in pietra contribuirono tutti i Comuni”.
“L'obiettivo – ha proseguito il sindaco Micheli – soprattutto ora che il ponte è ben visibile dalla sottostante ciclabile sul'ex ferrovia, è innanzitutto di metterlo in sicurezza e poi di valorizzarne le bellissime caratteristiche architettoniche, magari con adeguata illuminazione. Non sarà certo aperto al traffico, probabilmente neppure ai pedoni”.
La storia del Ponte di Sedrina è lunga quasi seicento anni: fondamentale crocevia fra l'alta e la bassa Vale Brembana, inizialmente si trattava di una costruzione in legno di faggio, detto “Fagino”. Grazie alla compartecipazione degli altri Comuni vallari, poi, è stato sostituito con quello che è l'attuale ponte in pietra.
L'antica struttura è protagonista anche di una storia che ha a che fare con la storica figura del Pacì Paciana (Vincenzo Pacchiana), il celebre “padrù dèla Val Brembana”: pare infatti che, per sfuggire dai gendarmi francesi, che lo stavano inseguendo per punirlo delle sue malefatte, si gettò proprio da quel ponte per sfuggirvi e far perdere le proprie tracce.
(Fonte: L'Eco di Bergamo | Fonte immagine in evidenza: Instagram @manu_pota)