Si è svolto ieri sera, sabato 2 marzo, presso la Sala-teatro dell’Oratorio di San Giovanni Bianco, il convegno “La verità sul lupo”. Seguito da un pubblico attento per tutta la durata dell’evento, l’incontro – organizzato dai Comitati per la tutela degli animali e delle persone, dall’Enal caccia e dalla Pro Segugio (sezioni bergamasche), dall’Associazione nazionale per la tutela dell’ambiente e della vita rurali – è stato moderato dal giornalista Giovanni Ghisalberti.
Il compito di esporre il tema era affidato al dr. Giancarlo Bosio, medico veterinario, cacciatore, esperto di gestione venatoria e dal dr. Michele Corti, con esperienza di attività accademica in ambito zootecnico e ora presidente dell’Associazione per la tutela dell’ambiente e della vita rurali, da anni impegnato nella denuncia del pericolo, sia per gli allevamenti di montagna che per la sicurezza.
Giancarlo Bosio ha centrato il suo intervento sulla ormai famosa “Scala di Geist”, basata sulle osservazioni di campo effettuate dall’illustre studioso nell’isola di Vancouver in Canada. Qui Geist si era ritirato dopo la pensione. In un contesto di neocolonizzazione da parte del lupo, ebbe il privilegio di osservare direttamente l’evoluzione del comportamento del predatore e dovette ricredersi sulle teorie attinenti la non pericolosità del lupo diffuse negli ambiti conservazionisti accademici e alle quali egli stesso aderiva. La cosa impressionante è che la “Scala di Geist” si applica molto bene alla lettura del cambiamento in atto del comportamento del lupo in Italia.
Il “lupo alla veranda”, il “lupo che guarda dalla finestra” descritti da Geist, che solo qualche anno fa parevano “favole” ora sono realtà. Mentre a Vancouver, una volta arrivati a “fondo scala” i lupi confidenti sono però stati eliminati sistematicamente e legalmente, in Italia stiamo andando oltre e abbiamo già l’ottavo stadio: il lupo che entra in casa. Anzi, si è arrivati ormai ad attacchi, il cui caso più famoso fu quello della lupa (selvatica e non socializzata, pura come risultò dalle analisi del Dna dopo la sua cattura) di Vasto, che nel 2022-23 nell’arco di dodici mesi in diverse occasioni attaccò gli esseri umani ben quindici volte, con tredici persone azzannate persino sulla spiaggia e ricoverate in ospedale, inclusi tre bambini dai 4 agli 11 anni.
Partendo da dove il dr. Bosio è arrivato, il dr. Corti ha mostrato, basandosi su un numero elevato di episodi riportati su internet tra il 2010 e il 2013 (sinora 1.250 casi), come la marcia di avvicinamento del lupo ai contesti abitati appaia inarrestabile. Negli ultimissimi anni sono aumentati in modo esponenziale non solo gli avvistamenti di lupi all’interno dei paesi ma anche quelli nei giardini e nei cortili. In un terzo dei casi la presenza dei lupi vicino alle case, tra le case, davanti alla porta di casa comporta la predazione di animali domestici o selvatici (le vittime più frequenti i caprioli, seguiti dai cervi). Come osservava Geist l’apparizione dei cervidi sin dentro gli abitati (soprattutto nei mesi invernali) indica l’aumento dei lupi e della loro baldanza. Ma i più colpiti sono i cani. Il dr. Corti ha fatto poi riferimento alle “regole d’ingaggio” che in Austria e in Svizzera sono applicate ai lupi confidenti per tutelare la pubblica incolumità. Se fossero adottate in Italia si dovrebbero abbattere centinaia di lupi.
Di qui sorge la domanda: perché anche in paesi Ue come la Francia, l’Austria, la Svezia il lupo viene controllato e in Italia è una “vacca sacra”? La palla è passata ai politici. Erano presenti e sono intervenuti ben tre consiglieri regionali bergamaschi: il brembano Jonathan Lobati, Pietro Macconi e Giovanni Malanchini, di fatto tutta la maggioranza era rappresentata. Presente anche l’on. Bruzzone, responsabile nazionale per la caccia della Lega.
I consiglieri regionali hanno sottolineato, pur con accenti diversi, che la sensibilità dei loro colleghi, anche di centrodestra, su questi temi è molto diversa. Di qui la difficoltà di assumere iniziative. Pur in questo contesto hanno annunciato che la Regione Lombardia si impegnerà a venire incontro alle esigenze degli allevatori e delle popolazioni attuando programmi di monitoraggio di propria iniziativa ed evitando la prosecuzione di progetti come Life Wolf Alps che hanno fatto opera di promozione del lupo, ignorando le esigenze di sicurezza dell’uomo (“il lupo non attacca l’uomo” continua a sostenere LWA) e venendo incontro solo sulla carta e in modo assolutamente parziale a quelle degli allevatori (cani e recinti non risolvono il problema e, a loro volta, ne creano altri).
L’on. Bruzzone, infine, ha sottolineato come il problema lupo, in Lombardia, sia ancora allo stadio iniziale e come si potrebbe – facendo esperienza delle regioni appenniniche – prevenire la sua degenerazione. In Liguria, dove vive Bruzzone, il problema è ormai sfuggito di mano tanto che egli stesso non ha esitato a definirsi assediato dai lupi (come da riscontri del fototrappolaggio). Le persone, e lui stesso, sono costrette a difendersi con alte recinzioni. Ma quando le persone, alla sera, devono uscire per portare l’umido alla raccolta hanno paura. Una situazione invivibile che caratterizza ormai molte zone appenniniche.
Su tutti gli interventi ha aleggiato il dibattito in atto in sede europea per il declassamento dello status di protezione del lupo. C’è speranza ma anche un po’ di scetticismo perché a livello nazionale, nonostante la più alta densità di lupi al mondo (nell’Appennino parmense e piacentino si è arrivati anche a 10 lupi/100 kmq), si è incancrenito un ambientalismo ideologico che fa del lupo un totem al quale molti ambienti sono poco inclini a rinunciare.
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Caspita che articolone, Ci mancava la notizia che un lupo aveva mangiato una bimba col cappuccio rosso poi saremo passati a parlare di licantropie avvistate a Bedulita durante la luna piena . Ma non fare prima a dire che volete cacciare per il piacere di uccidere ? Almeno siate onesti .
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Buondì,
non è questione di ambientalismo ideaologico
Il lupo è territoriale e oltre un tot. di numero cambia zona.
Le soluzioni esistono ma nessuno ha voglia di spenderci tempo e soldi.
PS
Che caprioli, cervi ecc scendano a valle è vero
ma perchè sono veramente tanti…e magari con il lupo diminuiscono…bisognerebbe vedere entrambe le faccia della medaglia. -
Il mio commento è che si lasciano contenitori O PEGGIO, ADDIRITTURA RESTI DI ANIMALI (mi venne mostrata una volta la fotografia di resti della lavorazione di un qualche tipo di carne,abbandonati nei pressi di un paese) alla portata degli animali selvatici.Vorrei ricordare come questo Signore Bruzzone,immagino lo stesso leghista amico della categoria cacciatori ed uno dei promotori dell’odioso disegno di legge ‘spara-tutto’, che prego giorno e notte affinché non venga approvato, di sicuro stia facendo di tutto per demonizzare la fauna selvatica..A queste riunioni non dovrebbero neppure mettere piede le lobby dei cacciatori, fortunatamente in calo ma ancora troppo potenti! Interessate soltanto a mantenere il numero delle proprie prede in attivo e quindi ostacolati dalla fortunata ripresa del lupo che non attacca sopra il metro.Agli allevatori inadempienti che pretendono che un essere vivente in natura ‘bussi’prima di attaccare le greggi,auspico di utilizzare i fondi dei quali la categoria dispone per assicurare recinzioni ‘anti orso e anti lupo’ e finalmente proteggere come si deve.
L’esempio delle azioni canadesi non andrebbe neppure citato, è soltanto vuoto populismo! -
Grazie x questa informativa.
Ho letto l’articolo e la notizia è ovviamente di grande interesse. Iscrivendomi alla Vs. Newsletter spero di poter avere la possibilità di assistere ed essere informata sugli eventi riguardanti la ns. Valle.
Un cordiale saluto.
Rita Rota