Un centinaio di persone sabato 15 marzo presso la sala dell’oratorio di Mazzoleni a Sant’Omobono Terme per l’incontro dedicato alla (presunta) presenza del lupo in Valle Imagna in seguito ad alcun segnalazioni.
La serata è stata utile per fare chiarezza ed evitare inutili allarmismi tra la popolazione: la Polizia provinciale – presente alla serata nelle persone del Vice Commissario Daniele Carrara e del Sovrintendente Luigi Nervi – non ha segnalazioni certe circa la presenza del lupo in Valle Imagna. Per le segnalazioni pervenute a inizio di quest’anno, relative alla zona dell’Albenza, è stato verificato che si trattava di un cane lupo cecoslovacco sfuggito alla custodia, successivamente catturato e restituito al proprietario.
“In Comunità Montana Valle Imagna – spiega Roberto Rota, responsabile dell’Ufficio Agricoltura – sono pervenute segnalazioni da allevatori e cacciatori per la zona di Brumano e Fuipiano. Probabilmente si tratta degli individui del branco della zona del Baciamorti, il cui territorio comprende anche le aree verso Vedeseta, Morterone, Lecco e, forse, anche l’alta Valle Imagna, dove al momento però non sono state evidenziate predazioni di lupo su animali selvatici, da allevamento e/o domestici. Il branco del Baciamorti è stato accertato nel 2024 e alcune immagini di fototrappole hanno consentito di contare almeno otto individui”.
Durante la serata, la Polizia Provinciale ha rimarcato quanto sia importante che ogni eventuale possibile segnalazione pervenga tempestivamente loro contattando la sala operativa al numero 035.387240 o al numero verde 800350035. In caso di predazioni è importante non spostare e non toccare i resti della preda, per non rischiare di contaminare eventuali indagini genetiche che si ritenesse necessario eseguire. Alla luce di quanto emerso, la Polizia Provinciale proseguirà la sua azione di monitoraggio della specie mediante verifica di eventuali segnalazioni di predazioni, posa di fototrappole in possibili aree di presenza, transetti di monitoraggio invernale per ricerca di tracce su terreno innevato, sorveglianza del territorio e raccolta di eventuali segnali di presenza (orme, fatte, resti di animali, etc.).
Alla serata presente anche la dottoressa Roberta Cucchi del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche che, insieme agli altri esperti presenti, ha sottolineato come, in realtà, il lupo tema fortemente l’uomo per cui se ne sta ben lontano. Lo scopo dell’incontro sul territorio è stato anche quello di comunicare per prevenire e affinché si adottino i giusti comportamenti. È stato infatti più volte sottolineato come sia importante che il lupo conservi la sua indole selvatica ed evitare comportamenti che incentivino o favoriscano il suo avvicinamento all’uomo e alle sue attività, ad esempio: liberare greggi di capre, pecore o altri animali da reddito in montagna all’inizio della bella stagione, lasciandoli a libera autogestione fino all’inizio dell’inverno, quando tornano o si riportano in stalla.
Questo, oltre a non essere consentito dalla normativa regionale, può favorire l’avvicinamento del lupo alle attività di allevamento. Allo stesso modo, i resti di eventuali animali deceduti in alpeggio per ragioni non legate a predazione devono essere correttamente gestiti e non lasciati abbandonati sul territorio ad attrarre il lupo. Infine gli escursionisti che girano accompagnati dai propri cani, devono (se non tenerli al guinzaglio) essere certi di averli sempre a vista e nei loro pressi, perché i cani vaganti lontani dai proprietari potrebbero diventare preda di lupi.