A pochi giorni dal rientro in patria di 34 orfani ucraini ospiti a Rota d’Imagna, arriva la lettera inviata alla presidente del Tribunale dei Minori di Brescia, la dottoressa Cristina Maggia. Il documento – di cui si fanno portavoce Michela, Simone e il gruppo delle famiglie del progetto “Patti educativi” della Valle Imagna – è stato firmato da 25 famiglie della valle che da oltre 9 mesi accolgono i ragazzi nelle loro case e da 100 persone della Valle Imagna, le quali chiedono “ che si consideri il bene superiore dei minori. Non ci interessa che stiano qui a tutti i costi, ma che evitino di finire dalla padella alla brace (guerra)… La fatica di includerli fa pensare che, in attesa del termine della guerra, sia meglio che evitino nuove modifiche alla loro vita.”
“Siamo molto preoccupati per il futuro di questi bambini e pure di quello dei loro fratellini più piccoli che sono ospitati presso l’Abbazia di Pontida – si legge nella lettera -, soprattutto in seguito alla partenza improvvisa del gruppo di 34 ragazzi più grandi avvenuta pochi giorni fa in un clima di confusione e mancanza di informazioni. Questi bambini sono entrati nelle nostre case nell’ambito di un progetto della scuola avviato lo scorso inverno, hanno giocato, studiato, condiviso merende, pranzi e cene con i nostri figli. Hanno appreso la lingua italiana, sono entrati a far parte delle nostre piccole comunità attraverso eventi aperti al pubblico organizzati per favorire la socializzazione e l’integrazione. La partenza del gruppo dei grandi ha generato dolore e paura, molti hanno dovuto salutare fratelli e sorelle con la totale incertezza di ricongiungimento.
In queste ultime settimane si sono susseguite una serie di informazioni poco chiare, talvolta contraddittorie, riguardo il futuro dei piccoli di Berdiansk. Riconosciamo l’encomiabile lavoro di tutti gli educatori, le educatrici, la scuola e le istituzioni, purtroppo però, noi famiglie stiamo appurando una sempre più crescente confusione nella mente dei bambini rimasti. Sabato 29 luglio abbiamo trascorso la giornata insieme con i “nostri due fratellini accolti”, i quali spontaneamente ci hanno detto queste parole: “Sai Michela, Sai Simone che i grandi partono tra tre giorni per l’Ucraina e che noi partiremo tra tre settimane?!…Ma io non voglio andare, voglio restare qui”.
Cristina e Matteo, anch’essi impegnati nel progetto da tempo, ci hanno detto che la bambina che accolgono, in queste ultime tre settimane è agitata, piange in continuazione e non vuole più giocare con i loro figli ma vuole sempre restare unicamente con lei. Le aggiungiamo la nostra preoccupazione in vista dell’imminente ripresa scolastica di settembre. Di certo dovrà avvenire in un clima di rinnovata certezza per le attività formative, che non potranno subire interruzione sino alla naturale conclusione nel giugno 2024 se non si vorrà arrecare loro un’ulteriore difficoltà nell’inclusione sociale e nello sviluppo psicofisico personale.
Stiamo percependo che qualcosa non va e che il clima nelle teste e nel cuore dei piccoli non è di certo sereno. Le incognite che hanno davanti sono molte e percepiamo tutta la difficoltà che stanno vivendo nel cercare di gestire questo nuovo ed enorme cambiamento che sentono imminente nella loro vita. In questo clima di totale incertezza in cui la nostra accoglienza non s’interromperà, anzi, la incrementeremo, ci rivolgiamo a Lei in cerca di delucidazioni; chiediamo ai tutori legali di prendere una posizione in merito alle preoccupazioni che le abbiamo esposto e possibilmente di tenerci informati.
Siamo consapevoli che i bambini sono cittadini Ucraini e nessuno vuole fare a “braccio di ferro” per loro, ma l’Ucraina è un paese ancora in guerra e avendo a cuore la loro sorte chiediamo di valutare qualsiasi opzione disponibile per evitare ulteriori traumi e sofferenze a minori che hanno già vissuto esperienze dolorose”.