Paladina-Sedrina, opera vecchia? Il Comitato Viabilità: “Non siamo nel paese di Heidi, senza si muore”

La lettera aperta del Comitato Viabilità Valle Brembana in risposta alla lettera inviataci da un nostro lettore e che esprimeva alcune perplessità in merito alla realizzazione della Paladina-Sedrina, terzo lotto della Tangenziale Sud di Bergamo.
11 Marzo 2025

Di seguito la lettera aperta del Comitato Viabilità Valle Brembana in risposta alla lettera inviataci da un nostro lettore e che esprimeva alcune perplessità in merito alla realizzazione della Paladina-Sedrina, terzo lotto della Tangenziale Sud di Bergamo.

“Abbiamo letto con attenzione ed interesse la lettera aperta inviata da un lettore, e pubblicata su La Voce delle Valli, intitolata “Paladina-Sedrina, un lettore: “527 milioni per un’opera vecchia, potremmo fare altre due tramvie”. Non possiamo esimerci dal replicare visto che quanto asserito rappresenta una visione complessiva del tutto scollegata dalla realtà. Purtroppo siamo ancora di fronte alla solita retorica, ad una visione distorta ispirata ad un mondo ideale, una rappresentazione di puro astrattismo accademico.

Premettiamo che è fuori discussione che chiunque di noi vorrebbe vivere circondato da prati verdi irti di fiori e animali al pascolo: insomma nel paese di Heidi. Di questi luoghi per fortuna ne esistono tanti e vanno senza ombra di dubbio tutelati e chi lo desidera può tranquillamente andarci ad abitare. Non stiamo però parlando dell’imbocco della Valle Brembana dove il verde, seppur nel suo rispetto complessivo, è stato nel tempo antropizzato ed il tessuto sociale è ricco di insediamenti abitativi ed attività economiche. In questa situazione non si può che ragionare in termini di equilibrio tra gli interessi in gioco. L’interesse ad un mondo ambientalmente ideale e l’interesse ad un tessuto economico che possa sopravvivere alla concorrenza creando benessere (reddito e stipendi) per i cittadini. Questa è la premessa di partenza di ogni considerazione.

La Valle Brembana paesaggisticamente è meravigliosa, ma è sotto gli occhi di tutti come stia lentamente morendo. Muore perché la gente emigra e va altrove, perché non nascono più bambini e perché il tessuto economico che dovrebbe garantire benessere ai residenti fatica a sopravvivere. Il passato ci insegna che quando un territorio si spopola inizia il declino, mancando la cura del suolo inizia l’abbandono ed i dissesti. Le case diventano ruderi impoverendo i loro proprietari e tutto crolla. Qui sta la scelta: vogliamo lasciare morire la valle o vogliamo fare il possibile affinché rimanga quello che dovrebbe essere, ovvero una terra ospitale nella quale parte dei bergamaschi possa vivere dignitosamente? Personalmente, tra le due, propendo per la seconda e quindi abbiamo il dovere di consentire alle attività economiche di vivere, crescere e prosperare perché senza queste non c’è benessere e senza benessere non si può vivere. Per ottenere questo risultato servono ovviamente le infrastrutture di supporto e così veniamo al tema in discussione.

Le infrastrutture viabilistiche fanno parte di quegli elementi senza i quali il tessuto economico non riesce a competere e quindi delocalizza, senza economia se ne vanno anche le persone perché per vivere, al giorno d’oggi, non se ne può fare a meno. Lustri fa in alta valle v’era un’economia autartica ed autoctona basata su agricoltura e pastorizia, ma oggi, facciamocene una ragione, non è più così. La globalizzazione è arrivata anche in montagna. La Paladina-Sedrina è quindi vitale per tutta la valle e non solo. Dipendono da quest’opera anche la vicina Valle Imagna e le valli laterali: Val Brembilla, Val Taleggio e Val Serina.

Veniamo ora a quanto asserisce nella lettera aperta il lettore. Considera l’opera vecchia ancor prima di nascere, poco partecipata con la popolazione e troppo costosa, tant’è che con il suo costo ipotizza di realizzare altre due tranvie. Mi duole doverlo contraddire, ma quanto asserisce non è corretto. La variante in questione, è vero, è stata pensata più di trent’anni fa, ma in Italia un’opera pubblica di una certa importanza richiede almeno 20 anni per vedere la luce, la tranvia di Villa d’Almè, per esempio, ne è altra testimonianza: è stata pensata alla fine degli anni ’90 quindi sarebbe anch’essa antiquata? Direi proprio di no. L’attualità della variante Paladina-Sedrina è indiscutibilmente sotto gli occhi di tutti, serve per bypassare l’ultimo tappo rimasto dopo la riqualificazione della Treviolo-Paladina che è fonte delle interminabili code e della disperazione degli automobilisti. Tutti si rendano conto che superare questi pochi chilometri in entrambe le direzioni comporta tempi inaccettabili con velocità medie da terzo mondo. Ed i veicoli che procedono a passo d’uomo inquinano notevolmente più di quelli che viaggiano a velocità normali a discapito dell’ambiante circostante e dei suoi fruitori. Senza quest’opera la tangenziale sud di Bergamo rimarrebbe zoppa (altra incompiuta) vanificando l’effetto complessivo dell’intera tratta fino a Dalmine.

Asserisce poi che è stata portata “avanti nel silenzio, tra qualche slogan sulle testate giornalistiche, senza però proporre diffusi incontri e dibattiti sul territorio per confrontarsi con le necessità e il sentire dei cittadini”, ma non è così. In questi ultimi 10/15 anni sono state innumerevoli le occasioni di confronto ed approfondimento: incontri pubblici organizzati in vari paesi della valle, ricordo perché ho partecipato a Zogno, San Pellegrino, Piazza Brembana, Almè, Valbrembo ma ce ne sono stati tanti altri. Sono state organizzate manifestazioni pubbliche in strada con striscioni e cartelli, dibattiti televisivi, gli articoli giornalistici sono stati innumerevoli, ci sono state varie lettere aperte dell’una e dell’altra parte, sono nati comitati pro e contro che hanno proposto progetti alternativi suggerendo modifiche e migliorie, se ne è discusso e deliberato favorevolmente nei Consigli comunali dei paesi della valle, nelle due Comunità Montane Valle Brembana e Valle Imagna, nel BIM e ovviamente nella Provincia.

Mai in Bergamasca un’opera pubblica è stata così dibattuta e discussa e la stragrande maggioranza dei bergamaschi è a suo favore, solo uno spaurito manipolo di negazionisti e ambientalisti si mettete come sempre di traverso, ma senza fornire una credibile e fattibile soluzione alternativa. La politica del no, quelle del non fare a tutti i costi, farebbe morire la valle (che sta già morendo) creando un danno irreparabile, paradossalmente, anche ambientale. Invito il lettore a raccogliere il parere del tessuto economico della valle, la Sanpellegrino in primis che incolonna sulla 470 centinaia di camion rossi, gli industriali, i commercianti, gli artigiani, i ristoratori, gli albergatori, gli impiantisti di Foppolo (che faticano non poco a sopravvivere), di San Simone e Piazzatore (stazioni sciistiche morte a causa della pessima viabilità). Sono tutti favorevoli a che si proceda e, anzi, sono molto arrabbiati per questa interminabile attesa.

Un’ultima riflessione sul costo dell’opera che alternativamente potrebbe finanziare la realizzazione di due tranvie. Il progetto ha visto lievitare i suoi costi per un’attenta valutazione delle problematiche ambientali. Sono stati adottati innumerevoli elementi mitigatori per ridurre praticamente a zero il suo impatto con il territorio. Se questa attenzione e sensibilità non si fosse tradotta in atti concreti l’opera avrebbe un costo molto, ma molto più basso. Comunque che ben vengano le tranvie. Il trasporto su ferro è fondamentale e purtroppo la politica nazionale dei trasporti negli anni ’60 ha spostato il traffico su gomma causando un danno colossale. Ora per recuperare servono decenni e decenni. Avessimo ancora il treno sino a Piazza Brembana!

Possiamo affermare senza timore di smentita che i fruitori della tranvia sono altra cosa rispetto al traffico veicolare che si incolonna sulla 470. Il target è completamente diverso, la tranvia serve fondamentalmente agli studenti che frequentano gli istituti scolastici in città ed ai pendolari che hanno i loro interessi in città o nelle vicinanze delle stazioni della tratta. L’esperienza della Valle Seriana insegna. Tutto il traffico di attraversamento di Villa d’Almè non verrà ridotto dalla tranvia. Ai giorni d’oggi la mobilità si è molto sviluppata: dalla valle i lavoratori vanno verso il milanese o il bresciano, da queste province i turisti vanno verso la valle, le aziende spediscono le merci ai centri logistici di tutto il nord Italia e ricevono dai loro fornitori le materie prime come pure i commercianti e i ristoratori/albergatori. Usciamo quindi dalla bigotta visione che la tranvia di Villa d’Almè scaricherà la strada: così non è e tutti lo sanno. Ben venga quindi la realizzazione della variante Paladina-Sedrina nella speranza che la classe politica bergamasca faccia quadrato con Regione e Provincia per il veloce reperimento dei fondi necessari”.

Ezio Sangiovanni Gelmini
Comitato Viabilità Valle Brembana

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Commenti:
  1. Bisognerebbe avere una visione più giovane…
    Nessuno pensa che il tram possa risolvere il traffico
    ma nemmeno la Paladina Sedrina lo risolverà
    perchè siamo una regione sovrappopolata (ed è uno dei motivi principali)
    per cui anche con questa alternativa si troveranno inbocchi
    solo che anzichè stare a cielo aperto saremo bloccati in galleria.
    Saluti

    1. Quindi se il tram non risolve il problema viabilistico e la Paladina-Sedrina neppure che si fa? Lasciamo andare l’intera valle a catafascio?

  2. Frequentavo l’ alta valle Brembana fin da piccolo ( e a torto o a ragione) mi sento adottato da questa valle. Tuttora la frequento non assiduamente come allora, ma mi sono ben impresse le code che si facevano sia per raggiungerla e soprattutto per tornare a casa.
    Ora con le due ultime opere stradali ( il primo tratto della Dalmine Paladina e la variante di Zogno) ha reso il traffico veicolare più snello anche se rimane l’ imbuto dopo i ponti di Sedrina direzione Bergamo. Quindi vedo positivamente la realizzazione del tratto in questione, naturalmente nel rispetto dell’impatto ambientale!

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