Di seguito riportiamo, per intero, una lettera aperta giunta in redazione da un lettore che riflette sulla mancanza, da parte di (alcuni) Comuni e Provincia di Bergamo, di un confronto con la cittadinanza sul tema della Paladina-Sedrina e sui possibili effetti dell’opera. “Vi scrivo questa lettera aperta per interrogare la cittadinanza sul progetto del Terzo Lotto della Tangenziale Sud di Bergamo, la Paladina-Sedrina, che la dirigenza della Provincia sta portando avanti nel silenzio, tra qualche slogan sulle testate giornalistiche, senza però proporre diffusi incontri e dibattiti sul territorio per confrontarsi con le necessità e il sentire dei cittadini. Si tratta di un progetto colossale che, senza dissenso né consenso, si sta rendendo sempre più concreto, sempre più inevitabile, mentre, ahimè, il malcontento delle cittadine e dei cittadini informati cresce. Mentre, ahimè, ancora troppo pochi illuminati Sindaci sollevano dubbi e criticità.
Credo allora che, laddove la classe politica si allontana dai cittadini e non incentiva sul territorio incontri, dibattiti informativi, scambio di opinioni – armi vitali di ogni democrazia -, la Vostra rispettabile redazione sia luogo prezioso e necessario per dar voce al contraddittorio e alle riflessioni di un libero cittadino. Non entrerò nel merito delle fragilità pratiche del progetto, perché non è mio compito, ma, in quanto cittadino, mi interrogherò sulla visione che la classe politica ha del mondo e farò alcune riflessioni puntuali.
La prima è che stiamo ancora parlando di un progetto ideato nel 1991, circa 34 anni fa, disegnato in un contesto socioculturale diverso da quello di oggi, in cui gli studi sull’ambiente e sulla tutela del paesaggio e della biodiversità si sono fortemente evoluti ed entrano in pensante conflitto con l’idea della galleria naturale nel mezzo di un parco protetto. Non è un caso che Legambiente Bergamo e Italia Nostra Bergamo, appoggiate da numerosissimi cittadini e cittadine, si siano mobilitati perché questa ciclopica opera non si realizzi. Non è un caso che nel 2022 all’articolo 9 della Costituzione è stata aggiunta una frase: La Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Non dimentichiamoci di questo documento che ci deve essere tanto caro. Ricordiamoci delle future generazioni.
Inoltre, rifletto sul fatto che entro il 2026 verso Villa D’Almè verrà realizzata la T2, un primo importante progetto – benché ancora non sufficiente – che, con un tram elettrico, prevede di diminuire l’affluenza sulle strade pubbliche di mezzi di trasporto autonomi. Ora, il tram ancora non esiste e richiederà qualche anno prima che la popolazione si abitui alla sua esistenza e ne faccia un uso quotidiano. I nostri politici però, senza nessuna considerazione per la T2, investono denaro ed energia nella costruzione di una strada che, sicuramente non sarà pronta nel giro di pochi anni. Questo cosa ci racconta? Che non hanno nessuna fiducia in forme di trasporto alternative all’automobile e leggono il futuro con gli occhi non del presente, ma del passato, e in particolare cercano di lavorare per il nostro futuro con lo sguardo di uomini del 1991. Insomma, come se negli anni Sessanta qualcuno si fosse battuto per i treni a carbone o le locomotive a vapore. Assurdo, no?
La realizzazione della T2 avrà un costo di circa 225 milioni di euro. Il costo del terzo lotto della tangenziale sud, secondo le recenti dichiarazioni della Provincia, di 527 milioni. Più del doppio della realizzazione della T2. Insomma, potremmo avere altre due linee tramviarie di circa 12km, altri 24km di mobilità “verde” a disposizione da progettare su tutto il territorio. Invece, per il nostro futuro, la classe politica confida ancora in vecchi autobus scarrozzanti. Costruire nuove strade e non investire sul trasporto pubblico significa perdipiù incentivare l’uso delle automobili con un solo passeggero a bordo che, se la classe politica mancherà di visione, sicuramente aumenteranno sulle strade e creeranno nuove e ancora nuove code. Insomma, la Paladina-Sedrina è una strada destinata ad intasarsi. Destinata ad inquinare. Destinata a fallire. E tra trent’anni, senza nuove strutture di trasporto pubblico, ad oggi carente sul territorio e con investimenti ancora troppo irrisori, cosa faremo? Non ci saranno più altri Parchi protetti sotto cui costruire strade o altri monti da forare per nuove e ancora nuove strade asfaltate.
L’ultima questione, che mi preoccupa più di ogni altra, è la scarsissima informazione rispetto ad un’opera così importante, che dovrebbe riguardare da vicino ogni abitante di Bergamo e di cui tutti dovremmo essere a conoscenza già da tempo. La classe politica non organizza diffusi e capillari incontri e dibattiti sul territorio. Non c’è dialogo con la cittadinanza. Come è possibile che quest’opera colossale si stia muovendo quasi nell’ombra?
Io ho 27 anni, tra trenta o quarant’anni gran parte delle persone che si battono per questo progetto non ci sarà più, e sarà compito mio e della mia generazione fare i conti con gli effetti che avrà lasciato sul territorio. Sarà compito mio fare i conti con le scelte sbagliate di una classe politica senza visione. A tutte le persone che oggi hanno cinquanta o sessant’anni e a cui i padri hanno consegnato intatto il Parco dei Colli allora chiedo: perché non fate lo stesso per noi? È già un progetto vecchio ora, non lo sarà a maggior ragione quando finanziamenti e tempi di costruzione avranno fatto il loro corso?
Ai miei coetanei chiedo invece di mobilitarsi per difendere il nostro futuro, per difendere il verde e far valere i nostri diritti. Difendere e proteggere l’ambiente che ci ospita significa difendere e proteggere noi stessi. Vogliamo lottare per far valere il dibattito, l’informazione libera e indipendente? Per far valere gli strumenti con cui vive ogni sana democrazia? Chiedo infine nuovamente alla sindaca di Bergamo Elena Carnevali di esprimersi nel merito di questa vicenda e di appoggiare visioni del futuro meno anacronistiche e più al passo con i tempi. Perché il futuro non si può più costruire con vecchi progetti polverosi. Il futuro richiede uno sforzo d’immaginazione. E noi cittadini siamo stanchi di una classe politica incapace di immaginare”.
Giorgio Vincenzo Pesenti.