Elisa Bilotta, studentessa di regia all’Accademia Mohole di Milano, ha deciso di girare il suo cortometraggio proprio a Piazzatorre, nei prati della Forcella, dove lei stessa ha trascorso il lockdown durante la pandemia e si è presa del tempo per scrivere e sceneggiare il tutto.
“Abito a Milano, a Segrate, ma i miei nonni hanno comprato una casa di villeggiatura a Piazzatorre tantissimi anni fa, infatti ci ho passato molte estati – spiega la giovane regista in erba – Alle superiori ho frequentato il liceo classico Carducci. Già da piccola avevo un grandissimo interesse per il mondo del cinema, ma non l’ho perseguito da giovane, infatti mi ero inizialmente iscritta all’università di scienze dei beni culturali. L’ho lasciata dopo un anno per non perdere tempo sapendo già cosa volevo. All’inizio i miei genitori non erano d’accordo con la mia scelta di lasciare l’università per un’accademia, ma ora, che mi vedono felice e soddisfatta di ciò che faccio, mi sostengono, sono al secondo anno e la pratica che l’accademia propone mi piace molto, ad esempio questo progetto a Piazzatorre”.
L’idea che Elisa ha avuto per il suo cortometraggio è quella di un’ambientazione post pandemia, ma non verranno fatti riferimenti al Covid o al lockdown, e il protagonista sarà un bambino (sono già in corso i casting – leggi QUA) che è stato portato da una madre giovane e single in montagna per allontanarlo dalle situazioni in cui era il paese (l’allusione sarebbe alla pandemia, ma non verrà detto apertamente). La madre è però diventata troppo apprensiva, e infatti il bambino non ha il minimo contatto con il mondo esterno. Il bambino approfitta delle assenze della mamma (se esce a fare qualche commissione) per aggirarsi nel bosco, per esplorare, finché non arriva ad un ponte e vede dall’altro lato un altro bambino. I due non si parlano e non si toccano, giocano ognuno nel proprio lato, e si vedono tutti i giorni. Un giorno, però, l’altro bambino non arriva più, e lascia un segno all’amico che, spinto dalla tristezza di aver perso l’unico amico che aveva, va in città a cercarlo. Arriverà poi in città, scoprendo, attraverso il suono delle campane e le voci serene degli abitanti, che è un bel posto, sicuro, e la madre ha esagerato.
Elisa, che è al secondo anno dell’Accademia, spiega le sue intenzioni: “Ho scelto Piazzatorre perché ho una casa lì, e questi prati sono molto significativi per me, ci ho passato molto tempo durante il lockdown e qui ho scritto anche molto”, ma passa poi al tema nascosto del suo cortometraggio: “Il tema è proprio il modo in cui i bambini hanno vissuto i vari anni di reclusione, sono quelli che hanno sofferto di più questa cosa, tanto da arrivare a snaturare i gesti quotidiani. L’idea mi è arrivata da una madre che conosco che aveva l’intenzione di ritirare suo figlio dalla scuola per non farlo entrare in contatto con gli altri bambini, e anche questo mi ha particolarmente ispirata. L’uomo è un animale sociale, ha bisogno di contatto con gli altri e lo cercherà sempre, anche e soprattutto se questo bisogno viene soffocato”.
Le scene verranno girate a metà luglio, tante volte all’alba, o al tramonto, con molte scene sulla natura, per poi passare il tutto ai tecnici di post produzione o di audio. A metà settembre Elisa lo consegnerà in accademia, ma poi vorrebbe proporlo, in caso esca come pianificato, a contest cinematografici in tutta Italia. “Per arrivare a un risultato degno avrò anche bisogno di attrezzatura professionale, che purtroppo io personalmente non possiedo, avvierò infatti una raccolta fondi l’1 giugno per farmi aiutare in questo progetto. Ho intenzione di avvicinarmi al grande cinema. Il lavoro nelle piccole realtà è molto comune, come la realizzazione di piccoli spot pubblicitari, o di video per privati, ma io aspiro al mondo del teatro visto dalla regia. Ho fatto corsi di teatro per tanti anni, ma ho capito presto che il mio interesse era per la regia, adoro l’ambiente cinematografico e non sento le ore che passano sul set. Se dovessi riuscire a far diventare la mia passione un lavoro – conclude Elisa – sarei davvero felice, anche se è un mondo imprevedibile: si può lavorare per dei mesi tutti i giorni intensamente o non lavorare per magari molte settimane di fila. È la mia passione e ne dovrò prendere tutti i lati”.