I mestieri di una volta non sono morti. È questo il messaggio di Luca Alcaini, 22enne boscaiolo di Dossena che, per via paterna, ha ereditato una delle professioni più antiche e oggi la porta avanti, cercando di coniugarla con la tecnologia più recente e il rispetto per l’ambiente.
“È iniziato tutto con mio papà, sin da quando ero piccolo andavo insieme a lui, da quando avevo 11 o 12 anni, non a lavorare ovvio, ma a vedere e poi a fare. Da lì è partita tutta la passione, ho iniziato con i primi tagli con la motosega”. Una strada che Luca abbandona per qualche anno. “Mentre studiavo sono stato fermo, ho fatto il CFP a San Giovanni: è stata una decisione difficile, non ho fatto tagli per 2 o 3 anni, poi ho rotto una gamba e c’è stato un anno di alternanza scuola lavoro, ma la meccanica non era il mio mondo, non mi piaceva stare chiuso. A 18 anni sono ‘scappato’, ho fatto la patente e il giorno stesso ho fatto un contratto come boscaiolo”. La passione chiama e il nostro risponde subito.
“Ho iniziato con i Dolci di Costa Serina, mi hanno insegnato tante cose sul lavoro, molto quello che so sui macchinari lo devo a loro. Da lì è cresciuta la passione e ho deciso di provare da solo, per riuscire a creare qualcosa, e così sono artigiano da un anno e mezzo. Ho cominciato a girare un po’ per vedere il lavoro più in grande, anche in Trentino”. Ovviamente, non si inizia un’attività in proprio da un giorno all’altro e Luca sa che deve procedere passo per passo. “Io collaboro con altre ditte, appena inizi non è facile, per via dei macchinari: costano uno sproposito, serve anche una formazione per poterli usare. Tutti i lavori richiedono esperienza, ma nel nostro è complicato averla. Per ora sto cercando di comprare i miei piccoli macchinari –spiega – mi arrivano lotto interi abeti rossi attaccati dal bostrico da tagliare, decidiamo che tipo di linea montare, a verricello, con argano eccetera. Io eseguo il taglio, ho imparato a montare le linee, riesco a fare da solo e miglioro”.
“Rubare il mestiere”, come si dice, è fondamentale. “Imparare dagli altri è sempre importante: in questo momento il bostrico sta facendo grandi danni, tutti i giorni vediamo un disastro. Ora sto tagliando una linea di 1200 metri, 500 sono tutti invasi dal bostrico, è un disastro, anche le piante che sembrano sane son andate del tutto. Nel mio piccolo, magari cerco il privato e gli chiedo se mi vende il legname, alcuni mi chiedono per tagliare, molti lavori non riesco a farli perché non ho i macchinari e servirebbe un’impresa più grande. Lavoriamo anche con gli elicotteri, perché alcuni canali non si riescono a raggiungere a piedi”.
Un lavoro prezioso e spesso sottovalutato, anzi: Luca racconta di come a volte le persone non ne capiscano l’importanza. “La cosa più brutta che vedo spesso è che la gente pensa che distruggiamo il bosco, per fare i soldi: ti senti dire che rovini qualcosa e a volte dà fastidio, invece noi aiutiamo. Le persone non capiscono cosa sia il bostrico, non sanno cosa comporti e i danni che fa. Se vedono solo il risultato pensano che si sia sbagliato a tagliare, ma se le piante sono morte bisogna farlo”. Come in tutte le attività, c’è chi lavora meglio e chi lavora peggio, ma Luca ha ben presente tutte le limitazioni.
“Noi siamo seguiti da custodi, soprattutto in Trentino ci seguono sempre, le piante verdi sono tutte segnate, dunque il taglio è controllato, senza di loro non fai niente. Se magari mi serve del faggio qui da noi, non c’è un ‘dottore’, ma taglio la pianta vecchia per far prendere la luce a quelle giovani: bisogna saper dove mettere le mani”. Il rispetto per l’ambiente è la base di tutto e per il nostro non potrebbe essere diversamente. “Una volta che sono a contatto con la natura, sono felice. Mi piace maneggiare la motosega, è un po’ quella che mi ha fregato, me la sono anche tatuata, perché è la mia passione. Vedevo mio papà che lavorava, ed era bravo, l’ho preso come obiettivo ed è partito tutto da lì” con l’obiettivo di crescere sempre più. “La mia idea è di avere almeno cinque o sei operai, ci provo ma è difficile, avere delle torrette e scavatori più grossi, ma il tempo per crescere ce l’ho. Io ci provo, se va male, alla fine ci ho provato”.
Non è un mestiere facile e Luca lo sa. “In tanti mi chiedono come mai faccio tutta questa fatica, se ho una ditta a cui appoggiarmi con le macchine, ma la soddisfazione è diversa, avere una ditta mia sarebbe un’altra cosa. Un anno e mezzo eravamo rimasti senza operai, è molto difficile trovarne, soprattutto chi è già formato, ultimamente vedo qui in ditta che sono arrivati tanti ragazzi: ad alcuni non piaceva, ma tre o quattro sono molto in gamba e sono rimasti. Siamo una squadra di ragazzi giovani, fino ai 35: non sono tantissimi, ma c’è ancora chi è appassionato al lavoro ed è una bella cosa”.