Alessandro, un Geko in canoa: “Tutti i giorni un’avventura, ma la ghiaia sta mangiando il lago”

C’è un Geco anche a Zogno. No, non si tratta della simpatica lucertolina che si arrampica sui muri, ma di Alessandro Gherardi, 49 anni, e una vita spesa tra alpinismo, sci alpinismo e la canoa: un uomo per cui il Brembo non ha segreti, che da oltre vent’anni scende e sale per le acque della Valle, trasmettendo la sua passione ad adulti e ragazzi.
27 Maggio 2022

C’è un Geco anche a Zogno. No, non si tratta della simpatica lucertolina che si arrampica sui muri, ma di Alessandro Gherardi, 49 anni, e una vita spesa tra alpinismo, sci alpinismo e la canoa: un uomo per cui il Brembo non ha segreti, che da oltre vent’anni scende e sale per le acque della Valle, trasmettendo la sua passione ad adulti e ragazzi.

Quando risponde al telefono, Alessandro è già al lavoro al “suo” lago del Bernigolo, nel comune di Moio de’ Calvi. “Ho cominciato questa settimana con una scuola, lo scorso weekend ho tenuto aperto e le persone sono arrivate, nonostante ci sia un cantiere sulle paratie, quindi devono tenere il lago vuoto, ma ho chiesto all’Enel di alzare almeno un pochino per poter girare. Se non ci fossi io per le canoe il bacino sarebbe quasi vuoto, non hanno interesse a tenerlo pieno. Da giugno, quando inizio con l’attività, il capocentrale si annota di tenere il livello a una certa altezza, io chiedo sempre per favore e la risposta è sempre stata buona – spiega – le mie giornate sono sempre un’avventura. Nonostante l’ottimo rapporto, la situazione ambientale è critica. La ghiaia si sta mangiando il lago, tempo due anni e, se non si pulisce, salta tutto per aria. L’alluvione dell’87 non ha insegnato niente, qua ci sono ancora i sedimenti di quell’alluvione e nessuno ha mai pulito”. In ogni caso, la storia tra il “Geko” e il piccolo lago di Moio de Calvi dura da quasi da dieci anni, mentre quella con la canoa va avanti da oltre due decenni.

“Io ho iniziato a pagaiare nel 2000: un giorno ho fermato i canoisti che passavano sotto casa mia a Zogno e ho chiesto loro come fare per cominciare. Ho comprato l’attrezzatura e ho conosciuto Nicky Oprandi, ho fatto un paio di volte il Brembo con lui, ho conosciuto Roberto Rigoni di Brembilla e Bruno Tassi, il mio maestro; io devo ringraziare tanto Lucio Mazza, che è scomparso l’anno scorso per un incidente in kayak”. La passione di Alessandro lo porta a trovare collaborazioni importanti. “Nel 2006 ho fatto il primo brevetto, ho conosciuto il Ferdy di Lenna, che mi ha dato uno spazio vicino al suo agriturismo, dove sono rimasto fino al 2010. Poi mi sono spostato un pochino più monte, nel 2012 mi sono trasferito definitivamente qua al Bernigolo, nel 2013 ho chiesto la convenzione all’Enel e sono quasi dieci anni che sono stabile qui”. Un impegno che ha portato a una piccola rivoluzione, con la creazione di spazi per le canoe, posti a sedere e tanto altro.

“È tutto privato, le strutture le ho messe tutte io e non ho paura di dirlo. Per fortuna mi sono fatto il mio giro, luglio e giugno con i Cre, ovviamente prima arriva il caldo prima la gente arriva. Per fortuna la gente ha preso passione per l’acqua piatta, perché non c’è acqua e non sono ancora andato sul Brembo quest’anno, dieci anni fa uscivo sul fiume a marzo perché si scioglieva la neve, ora non succede più, non piove in primavera, se vuoi l’acqua devi andare dopo una piena ed è pericoloso”. Alessandro sa che pagaiare sull’acqua calma è una grossa attrattiva per i gruppi di ragazzi e ci racconta di come è iniziata la sinergia con gli oratori di tutta la Valle Brembana.  “La collaborazione con i Cre è merito di Don Paolo, il curato che stava a Zogno venti anni fa: quando è arrivato, mi ha contattato per portare i ragazzi in canoa: io non sapevo come fare, avevo due canoe e sapevo assolutamente come muovermi. Ci si trovava sul Brembo, arrivavano 30 ragazzi con due canoe, si partiva, 5 minuti e si tornava, avevano tutti tantissima voglia: da quel momento si è e ingrandito e ora non so nemmeno quante canoe ho. Da lì mi hanno chiamato i vari don della Valle, ma il primo che mi ha dato l’idea è stato Don Paolo, che non finirò mai di ringraziare, insieme al Ferdy e a tanti altri”.

Il “Geko” sa benissimo che la canoa ha un grande fascino, ma percorrere il fiume sta diventando sempre più difficile. “Le persone vorrebbero andare sul Brembo, ma io posso raccontarglielo e basta: non so come andrà avanti, il fiume non è più lo stesso, dal 2013 è tutto molto più secco e me ne accorgo, tra montagna e fiume me lo ricordo bene. I canoisti vendono la loro attrezzature, idem gli scialpinisti che avevano iniziato lo scorso anno”. Una situazione che però non ha impedito al nostro di compiere un’impresa assolutamente folle:  a ottobre 2021, Alessandro ha percorso il Brembo fino all’Adda e poi fino alla foce del Po: follia? Non per lui. “Più ci ripenso, più voglio rifarlo, non so come ho fatto, avevo una canoa non adatta, tanti dicono che avevo il fiume a favore, ma io sono orgoglioso e agli altri dico di provare a farlo: non ho trovato acqua a favore, me la sono fatta a braccia, 60 km al giorno”. Non è abbastanza, perché l’idea è di completare il tragitto.

“Quest’anno vorrei partire da sopra Torino e arrivare fino a Cremona, così unisco i due segmenti che ho percorso, dovrei metterci quattro o cinque giorni, ma per ora penso alla mia estate qua. Anche Simone Moro vorrebbe venire, verso settembre-ottobre: non è stato pericoloso, anzi, ma devi avere voglia di farlo, io vedo molti giovani che si stancano dopo mezzo giro del lago: sul Po si pagaia dodici ore al giorno, altrimenti non si arriva più. In ogni caso, è stato bellissimo, con posti stupendi, sei veramente da solo e mi è piaciuto”.

Il rapporto con l’alpinista bergamasco è molto forte: “Vorrei tornare con lui al Manaslu, ma credo che andrò in primavera, tanto alla fine mi bastano nove ore di volo. Io e Simone dobbiamo finire la traversata delle Orobie che ha fatto mio papà negli anni ‘70, ci manca solo una tappa. L’affiatamento c’è sempre, appena nevicherà andremo. Lui vorrebbe fare da molto la traversata totale, ma per il momento restiamo qua, sperando di non avere una piena al lago. Se arriva ancora ghiaia si riempie metà del Bernigolo, la situazione è da vedere – denuncia – non dragano e in tre anni abbiamo avuto piene disastrose, fino a 50 anni fa la ghiaia era una risorsa, ora è un rifiuto speciale: a me possono spiegare quello che vogliono, ma non mi convincono, non si può avere una situazione del genere e considerare la sabbia come inquinante”.

La chiosa finale, con un personaggio così, non può non riguardare il soprannome: di gechi, in Valle Brembana, non se ne sono mai visti. “Io arrampico dall’87, da quando hanno aperto la palestra a Zogno, non ero il più bravo ma me la cavavo. Una sera eravamo ad Arco di Trento, siamo andati a vedere una mostra e in una teca c’erano dei gechi, non li conoscevamo ma immediatamente hanno iniziato a chiamarmi così e mi è rimasto addosso, tra 4 o 5 amici che eravamo la cosa si è diffusa e ormai sono il Geko. È strano, perché con l’acqua non c’entra niente, anzi non credo sappia nuotare (ma sa correre sull’acqua ndr), ma alla fine va bene così”.

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