Le guerre dei Celti capitolo 1

Romanzo storico che ha l'intento di narrare la storia del nostro territorio facendola rientrare nella Grande Storia, nel periodo delle guerre puniche.
9 Ottobre 2019

Prima puntata del nuovo racconto “Le guerre dei Celti”. Un piccolo romanzo storico che ha l'intento di narrare la storia del nostro territorio facendola rientrare nella Grande Storia. Come già fatto con le guerre persiane anche con questi racconti celtici andremo a raccontare le guerre puniche per parlare dei Celti che hanno abitato e vissuto sul nostro territorio, lasciando il segno della loro cultura. 

CAPITOLO 1 – Da Sagunto alle Alpi

Ritornare è sempre un’emozione straordinaria per chi andato lontano dalla sua terra la ritrova conservata nei ricordi ed ora rinata e nuova dopo attesa a lungo sperata ! Nel sole del mattino Lug rivedeva la sua Valle, risalendo da Duno della terra di Lemen la conca di smeraldo allargata e distesa nella protezione della corona di alture degradanti sulle falde della sacra montagna, posta dagli dei in forma di leone volto vigilante ad occidente a riparo dei rigori e dei freddi del nord. Un grumo di dolomia e di contrafforti sulla pianura ,un monte piccolo di misura e di visione tra i giganti delle Alpi, che Lug aveva attraversate in un’avventura straordinaria al seguito della grande impresa del cartaginese Annibale. Ora lo avrebbe raccontato ai suoi, alla sua gente ed al suo avo, il padre di suo padre, da cui si recava, il “Tata grande” come lo si chiamava nella lingua dei Celti, che anziano guerrireo e saggio “druido” abitava il villaggio ai piedi della montagna.

Lo accompagnava Sean un ligure apuano suo compagno di avventura amico per la vita, che la vita gli aveva salvato dalle rapide del Rodano e li mandava il padre Bodiu che comandava il presidio di Duno in Lemen . A Lemen era tornato Lug , alla terra della sua gente dopo lunga assenza , da quando il padre, nell’assemblea nella “Città sul monte”, l’aveva designato nella scorta di giovani Celti assegnati agli emissari dei Galli Senoni e dei Galli Boi della Pianura , che alla notizia dell’assedio di Sagunto si recavano in Iberia per offrir al cartaginese Annibale contro i romani la ribellione della Gallia cisalpina. Ritornato ora recando la notizia dell’arrivo in Italia dell’esercito cartaginese , compiuta la grande impresa dell’attraversamento delle Alpi, lui come altri guerrieri celti , da Annibale stesso erano stati inviati alle loro genti per sollecitarne l’adesione ed arruolare mercenari .

Ora mentre Bodio suo padre, capo di guerrieri della fortificazione di Duno conferiva con i capi della città, la “Città sul monte “ripopolata coi profughi della distrutta Acerre della pianura, Lug si recava al villaggio dall’anziano nonno Belenos , che stimato “druido” , conoscitore degli dei e degli uomini, custode di molte memorie e già conduttore di guerrieri, era custode della grotta tempio alle falde della montagna sacra.

Si incontrarono ai piedi del grande faggio, che arginava il bosco e la casa sul prato, e nella sorpresa dell’apparizione il vecchio rivide e ammirò, nelle fattezze del giovane e forte nipote, persone e volti che furono nel passato della sua ascendenza e delle sua famiglia e confermò nel suo pensiero la verità che prevale ed è cara alla stirpe dei Celti ,che l’anima dell’uomo è immortale e dopo aver completato il corso della sua esistenza l’uomo vive ancora perché l’anima passa in un altro corpo, per questo i morti vengono considerati vere e proprie anime del focolare , per questo gli abitanti della casa offrono loro persino cibo,e alla sepoltura del defunto alcuni gettano lettere indirizzate ai parenti morti ritenendo che saranno lette nell’altro mondo

“ Un grande saluto a Voi mio “venerabile Tata “ arrivo da lontano , da tanto tempo non torno alla casa dei padri e ringrazio gli dei che mi permettono di rivederti e parlare con te dei grandi avvenimenti di questi giorni “

– Ti rivedo con gioia ,”piccolo” Lug dei miei ricordi passati che ora vedo forte guerriero , sei venuto a trovare i tuoi avi e mi devi raccontare del tuo grande viaggio fatto fino all’Ispania , ma prima dimmi chi ti accompagna perché sia mio ospite “

– “E’ questi Sean della stirpe dei Liguri delle tribù apuane,mio amico in quel viaggio e compagno nei combattimenti ,assieme siamo emissari presso i celti italici per annunciare l’arrivo di Annibale e veniamo da te che hai conosciuto le genti celtiche e hai vissuto le loro vicende ,perché ce ne parli ed a loro ci presenti il vanto del tuo nome , della tua saggezza e della tua autorità

– Benvenuto Sean della stirpe dei Liguri in qualche modo nella terra dei tuoi antichi che furono presenti e ci precedettero in tempi lontani su queste terre, testimoniando nelle loro sepolture il segno insolito della conchiglia di mare ,dono prezioso per genti come noi che non conoscono i remi e i legni che dominano le onde ; vi racconterò, vi racconterò a lungo ed ora vi accolgo tra i miei e nella mia casa, ma prima del mio racconto mi parlerete voi del vostro straordinario viaggio “ .

Furono accolti nelle case sul prato e seduti al desco del patriarca Belenos tra gente forti di pastori e silvani Lug cominciò la sua narrazione :

Alla notizia che Annibale aveva posto l’assedio a Sagunto , i celti italici padani e cisalpini ripresero orgoglio e speranza contro il dominio della conquista romana. La presa di Sagunto alleata ai romani ,la Zakanta colonia in Iberia della greca Zacinto , col suo terribile epilogo segnò l’inizio dello scontro fra Roma e Cartagine , con sommovimento immane di popoli dalla Ispania alle Gallie, dall’Italia all’Africa riservando ai Celti un ruolo primario mobilitando Celtiberi , Gallici , Allobrogi , Taurisci , Insubri , Galli Boi e quello che era rimasto dei Galli Senoni . Anche il nostro popolo degli Orobi dell’area insubra della distrutta Midland si sentì pronto alla rivolta in opposizione con l’avamposto di ChiuDuno ai Cenomani di Brixia di fedifraga alleanza romana ; Insubri e Boi con la partecipazione indomita dei Liguri ripresero le armi preparando la guerra con richiamo di guerrieri e mercenari .

E tu sai, Venerabile Tata, come il mio valoroso padre Bodio capo dei guerrieri che presidiano Duno di Lemen ha parlato nella riunione di capi dei Celti nella Città sul Monte, prendendo a cuore la sorte dei profughi Senoni soppiantati dai coloni romani nell’”ager gallicus “di Senagalla , ascoltando i timori dei Boi di Bònna vicini alla resa ed alle deportazioni e infine dando voce ai sottomessi Insubri ed Orobi della distrutta nostra città di Acerre contrapposta alla colonia romana di Cremona , ha sollecitato un patto di federazione e alleanza contro la minaccia di occupazione romana ed ha fornito, con me altri 9 giovani celti, al principe dei Boi Màgalo come ostaggi e scorta nel viaggio per recarsi da Annibale, che con 90 mila fanti, 12 mila cavalieri e 37 elefanti aveva già oltrepassato i Pirenei e superato le basi di rifornimento e di sosta sulla costa della Gallia.

Mi ricordo ancora lo stupore che mi prese quando giunti al fiume Rodano percorrendo i territori dei liguri, e ci fu guida ed accompagno Sean , arrivammo all’accampamento dei punici ammirando quella così grande ed impressionante quantità di soldati impegnata nell’impresa del traghettamento del fiume con l’intenzione chiara di affrontare il percorso delle Alpi, evitando la costa ed il mare di Marsiglia presidiato dalla legione del console romano partito da Roma con sessanta navi da guerra.

Fu decisiva la prova della sicura alleanza dei galli e dei celti italici, che il regolo dei Galli Boi Màgalo offrì ad Annibale, trattando da principe celta con le tribù galliche che presidiavano il fiume, sulla prima sponda come ospiti costretti ed infidi, e come nemici armati con milizie a cavallo ed a piedi sull’altra sponda .

Là sul fiume Rodano ci fu chiara la forza vincente di quella grande armata e la strategia geniale del suo comandante : “qui in gran fretta fu tagliato il legname e furono costruite imbarcazioni sulle quali si potevano trasportare cavalli e soldati e tutti gli altri bagagli”…” (noi )guide galliche destinate ad aiutare informarono che circa a 25 miglia da quel punto, risalendo il fiume ,questo là si divideva e presentava una possibilità di passaggio …Annibale ordinò ad Annone figlio di Bomilcare di risalire di notte il fiume, contro corrente, con parte delle milizie soprattutto ispaniche, per attraversare in segreto il fiume e fare una manovra di aggiramento per poter assalire il nemico alle spalle…gli ispanici senza difficoltà gettati gli abiti,passarono il fiume su degli otri appoggiandosi su piccoli scudi sovrapposti …. da un’altura fecero segnalazioni col fumo … Annibale diede il segnale di passaggio…i fanti avevano già pronte ed allestite le barche ,i cavalieri invece disponevano di imbarcazioni simili a navi pronte per trasportare i cavalli..trascinati per le briglie o imbarcati forniti di sella e di freno per essere pronti appena sbarcati …. i Galli furono presi da un duplice terrore da un lato per quella folla di soldati che usciva dalle navi sulla terra e dall’altro per quella schiera che all’improvviso li incalzava da tergo … spaventati si sparsero per i loro villaggi… Con grandi zattere ricoperte di terra furono adottati espedienti per il trasporto degli elefanti …. così tutto l’esercito superò il passaggio dell’impetuoso Rodano ….

Annibale da parte sua si trovava in dubbio se dovesse proseguire il cammino già iniziato vero l’Italia oppure attaccare battaglia contro quell’esercito romano che primo gli si fosse opposto . Lo dissuase da tale dubbio il parere della delegazione dei Boi con a capo Magalo , che, affermando di voler essergli guida nel cammino ed alleati nel pericolo, lo consigliarono ad assalire l’Italia senza aver attaccato battaglia … la massa dei soldati invece aveva paura del nemico..ma più ancora era spaventata dalla lunghezza della marcia e dal passaggio delle Alpi , impresa spaventosa per fama specialmente per chi non l’aveva mai provata e ne temeva il mistero !!! quella paura e quel mistero ancora oggi li riprovo mentre ne parlo “

– Il tuo narrare ,mio nipote Lug, ci affascina nell’ascolto e mi riporta alla memoria dei miei tempi andati quando anch’io, come saprai , condussi i giovani schiere nelle guerre contro i romani … ora bisogna onorare la tavola che la nostra famiglia imbandisce a te ed al tuo compagno come nostri ospiti … ma dovrai riprendere il tuo racconto e parlarci della grande impresa delle Alpi.

Ultime Notizie

X
X
linkcross