Karate ma non solo: il percorso di Davide Arioli si intreccia con un gran numero di arti marziali e discipline di combattimento, un mondo a cui il classe '64 nativo di Piazzatore ha consacrato la propria vita, iniziando già in giovane età.
“Avevo 14 anni, a San Giovanni ho provato a fare karate, giocavo già a calcio, ma ho cambiato sport, lo praticavo insieme a Casimiro Rota, poi arrivato in nazionale. Mi sono trasferito a Milano per lavoro, poi dopo il servizio di Leva sono ritornato in Valle e ho ripreso l’attività sportiva con Maurizio Micheli, di Dossena”. Una carriera che porta Davide fino all’Europeo di Karate del 1999. “Nel 2000 erano in programma i Mondiali a Monaco di Baviera, ma ho avuto un incidente importante e mi sono dovuto tirare indietro. Ho passato un anno intero a letto, a pensare a ciò che avrei fatto dopo”.
Il dopo, per Davide, porta verso nuove discipline e arti marziali da scoprire. “Ho cambiato strada seguendo le mie passioni, la lotta e le armi. Nel 2004 mi sono recato a Los Angeles per la prima volta, ho studiato MMA e Kali filippino insieme a Willie B. Laureano. Oggi porto avanti questa strada, sono stato bodyguard per Mediaset, mi sono sempre interessato di difesa personale, specie se utile per le donne”.
“Io pratico arti marziali dal ‘78 – spiega Arioli . Sono una scelta di vita, una via che ho sposato. Io mi ci sono dedicato appieno, oggi tra le altre insegno queste arti ai ragazzi. Il mio obiettivo è essere un formatore, vedo meno dedizioni da parte dei giovani, c’è meno volontà per questo sport: avrei potuto insegnare a Bergamo o in altre città, ma ho preferito restare qui, per dare qualcosa alla Valle.”
L’attività con i ragazzi è uno dei maggiori stimoli per Davide: “Da me sono passati tanti ragazzi, non tutti sono diventati professionisti ma si ricordano di me e del tempo passato insieme, sono diventato un riferimento e lo ritengo importante. Io non mi ritengo un professionista a livello economico ma più a livello formativo, per dare qualcosa agli altri, ho anche aperto una palestra a Zogno insieme ad Alex Avogadro dove insegno arti marziali”.
Con un percorso così lungo, non è facile scegliere un ricordo particolarmente significativo tra le tante emozioni vissute negli anni. “Willie B Laureano, quando mi ha riconosciuto come suo allievo, mi ha regalato una maglietta con la sua preghiera che poi mi sono tatuato sulla schiena. Non si finisce mai di imparare, chi si concentra solo su una disciplina e ignora le altre vive con il paraocchi.
Purtroppo – aggiunge Davide – il mondo delle arti marziali spesso è chiuso, un maestro deve fare il bene della persona che poi, forse, diventa allievo e poi, forse, amico. Io cerco di rapportarmi con le persone, con cui poi si può diventare amici. Per valutare un buon allievo servono almeno quattro anni, è un percorso complicato. È importante ricordarsi da dove si viene, con chi si è cominciato, alcuni magari si montano la testa quando arrivano ad alti livelli. Bisogna tenere a mente che ci vuole tanto tempo per costruire un rapporto, ma pochissimo per rovinarlo”