Nuovo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini vuole fornire a tutti i lettori una sorta di vademecum utile ad orientarsi e a capire se e quando e con quale spirito sottoporsi al tampone.
Dopo due mesi abbondanti (la decisione di allinearsi a quanto già realtà in altre regioni italiane, a firma del presidente della regione Attilio Fontana, è datata 17 dicembre) in cui si è solo parlato di questa pratica, e di questo progetto che la Regione, l’ATS, l’Ordine dei farmacisti e Federfarma hanno pensato a vantaggio della popolazione, dal 26 febbraio 580 farmacie della Lombardia hanno attrezzato spazi e tendoni per eseguire i tamponi antigenici. L’idea, come ho già avuto modo di scrivere in precedenti articoli, è quella di mettere a disposizione in luoghi facilmente raggiungibili uno strumento rapido per provare ad intercettare quanto più precocemente possibile i possibili contagi.
Nella precedente uscita di questa rubrica, ho affrontato il tema del COVID dal mio punto di vista, soffermandomi in modo dettagliato su tutte le sfaccettature possibili, dal ricordo di quanto esploso in questi stessi mesi dello scorso anno, fino agli strumenti di tracciamento, affrontati da un punto di vista teorico. Oggi vorrei invece parlare in modo pratico di questa iniziativa, e per farlo vorrei rispondere alle domande che ho raccolto e cui ho risposto in questi primi dieci giorni di lavoro sotto il tendone: in tal modo vorrei fornire a tutti i lettori una sorta di vademecum utile ad orientarsi e a capire se e quando e con quale spirito sottoporsi a questo test.
1) Quale tipo di tampone si esegue in farmacia?
In farmacia si eseguono i TAMPONI RAPIDI ANTIGENICI; tali test ricercano nelle mucose delle alte vie respiratorie tracce della cosiddetta “proteina nucleocapsidica”, ovvero il rivestimento esterno della particella virale che costituisce l’antigene del virus stesso; il prelievo, analogamente alla pratica eseguita in ospedale o nei laboratori, avviene tramite un piccolo tamponcino infilato nelle cavità nasali o in bocca (il tampone può essere infatti nasale, oro-faringeo oppure rino-faringeo) al fine di prelevare le secrezioni presenti. Il campione prelevato viene immerso in una apposita soluzione predisposta per estrarre e portare in soluzione possibili tracce dell’antigene virale, e successivamente “seminato” su apposite lastrine, che presentano due lettere, una C (Controllo) e una T (Test); il risultato al termine del periodo di attesa (15 minuti) sarà positivo se saranno presenti due linee colorate a livello delle due lettere, oppure negativo se sarà presente solo la riga a livello della lettera C; l’eventuale positività sarà la risultante della reazione altamente specifica tra gli antigeni presenti nel campione prelevato e disciolto e gli ANTICORPI MONOCLONALI opportunamente posizionati in fase di produzione sulla lastrina cromatografica a livello della lettera T.
2) Che differenza c’è con “quello dei laboratori”?
Rispetto ai “tamponi molecolari” eseguiti nei vari laboratori di analisi, il Tampone rapido antigenico presenta il vantaggio non indifferente della velocità di esecuzione e di ottenimento del risultato: nel giro di 10-15 minuti dal momento del prelievo si può avere la risposta, e questo a livello di screening è un vantaggio straordinario. Il risultato di positività richiederà necessariamente la conferma tramite tampone molecolare. Il limite è dato da due elementi: il primo è il livello di sensibilità e il secondo è la mancanza di processazione del campione prelevato (in fase di esecuzione del tampone molecolare in laboratorio, invece, il campione prelevato viene sottoposto ad una reazione enzimatica diciamo di “amplificazione” prima di essere analizzato. Questi due limiti rendono il tampone rapido idoneo alla rilevazione di cariche virali adeguatamente alte e in fase avanzata di replicazione, mentre possono causare falsi negativi nei primissimi giorni dopo un contatto con una persona positiva, in casi di incubazione o di infezione leggera.
3) Quando si può fare il tampone rapido?
Il tampone antigenico è considerato eseguibile a partire dalle 72 ore dopo l’avvenuto contatto con un soggetto infettante ma tende ad essere tanto più attendibile quanto più tempo trascorre dal contatto stesso, oppure dopo la comparsa dei sintomi: nulla vieta di eseguire il tampone molto precocemente o in condizioni di salute perfette, però il risultato probabilmente negativo sarebbe necessariamente da considerare non risolutivo fino al termine di un ragionevole tempo di possibile incubazione. Personalmente mi sono capitati diversi casi in questi giorni in cui al termine dell’indagine ho raccomandato di osservare un periodo di attesa vigile senza potersi considerare fuori dal rischio di aver contratto l’infezione. Psicologicamente non è semplice sottoporsi a un esame che è diventato in questi mesi molto comune ma non per questo meno temuto ed accettare di non poter vivere il sollievo legato ad un esito negativo. E’ altresì vero che non è nemmeno semplice attendere stando dei giorni senza avere nessun tipo di risposta. Quale allora il comportamento migliore da seguire? Non esiste una risposta certa e la soluzione sta in ognuno di noi. E’ essenziale che si comprendano correttamente gli elementi da tenere in corretta considerazione per poter prendere la decisione migliore per ciascuno
4) Quali sono i sintomi per i quali è opportuno eseguire un tampone?
Qui apriamo un capitolo difficile e amplissimo. In teoria praticamente tutti i sintomi riconducibili a tutte le infezioni microbiche o affezioni infiammatorie del periodo autunnale/invernale: tosse, febbre, raffreddore, mal di gola, cefalea, stanchezza, dissenteria, affanno, alterazioni del gusto e dell’olfatto……troppe…..davvero troppe. Quante volte ci è capitato di accusare uno o più di questi sintomi nel periodo dell’anno che va da ottobre a marzo??? Chi può dire di non averne mai sofferto? E allora? Cosa si deve fare? In realtà non è affatto sbagliato sottoporsi a un tampone per escludere che a causare i sintomi accusati sia una infezione da COVID-19…..il problema è la sostenibilità e la fattibilità pratica di una indagine differenziale che deve essere ripetuta per ogni sospetto, senza fare distinzione tra i diversi livelli di sintomatologia accusata, perché è ormai chiaro a tutti che la positività al COVID-19 può accompagnarsi ad una quasi totale assenza di sintomi, soprattutto nella popolazione giovane
5) Quanto sono attendibili?
I tamponi rapidi autorizzati per l’utilizzo in queste campagne devono avere:
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livelli di sensibilità al di sopra del 90%
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livelli di specificità al di sopra del 97%
Questo significa che un risultato positivo è da intendersi attendibile con una percentuale non inferiore al 97% (quindi è bassissima la probabilità di avere dei falsi positivi, soprattutto se il risultato è chiaramente visibile), mentre, se eseguito correttamente, nei tempi e con le condizioni adeguate di cui abbiamo parlato sopra, un risultato negativo è da considerarsi attendibile in almeno nove casi su dieci: possono “sfuggire”, come detto, le condizioni di bassa carica virale o le precocissime infezioni ancora in fase di incubazione
6) Cosa si fa in caso di positività?
Il risultato del tampone eseguito in farmacia, positivo, dubbio o negativo che sia, viene comunicato nel portale di Federfarma Lombardia; in caso di positività, come da autodichiarazione sottoscritta in sede di analisi, il paziente dovrà proseguire l’iter diagnostico con il tampone molecolare; nel frattempo è necessario sottoporre sé stessi e i propri contatti stretti ad una condizione di isolamento fiduciario, avvisando dell’esito del tampone le persone con cui nei giorni precedenti si è venuti in contatto stretto. Anche se non dovrebbe essere necessario fare questa precisazione, è essenziale sottolineare che il tampone non può essere eseguito in farmacia pensando di poter tenere per sé il risultato conseguito. In caso di positività è chiaro che la prima cosa da fare è contattare il proprio medico di base
7) Esito negativo: come mi comporto ora? Devo rifarlo?
Eccoci alla domanda finale…..e la risposta è: dipende…odiosa risposta che lascia troppe strade potenzialmente aperte, senza fornire UNA soluzione, ma che è oggettivamente la più sensata. Nel corso di questo lungo anno ho provato a capire più possibile di ciò che stiamo vivendo e mi sono fatto la mia idea: il consiglio su come comportarsi in caso di negatività dipende dalle condizioni per cui ci si è sottoposti ad indagine. La prima essenziale distinzione è legata alle condizioni di salute:
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In presenza di sintomi, come detto, il risultato del tampone è da considerarsi attendibile, ma sarebbe opportuno, in caso di persistenza dei disturbi, ripetere il test a 48-72 ore
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In assenza di sintomi, quindi nel sospetto di un contatto con un individuo positivo, ritengo sia necessario non considerarsi al di fuori del rischio di contagio fino al termine di un prudenziale periodo di pseudo-quarantena che copra un possibile tempo di incubazione di una decina di giorni.
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