In un anno come questo di certezze è molto difficile averne: stiamo tutti vivendo l'incertezza di come la situazione della pandemia evolverà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Troppe cose non sono ancora chiare, troppe incognite, fisiologico ed inevitabile trovandoci di fronte ad un virus senza precedenti: ora sappiamo tante cose ma tante ancora le scopriremo col tempo.
Nel frattempo, inevitabilmente tutti noi abbiamo cercato di tornare ad una sorta di normalità, sia pur con le doverose accortezze con cui abbiamo imparato a familiarizzare. Prima che scoppiasse la pandemia e poco prima del lockdown, mi stavo preparando a partire per tornare in Nepal a proseguire il lavoro iniziato a novembre. Eravamo tutti pronti, mancavano solo le ultime sistemazioni…..poi….tutto si è bloccato!
Qualche settimana fa, con Time4Life, abbiamo pensato di organizzare una nuova missione, questa volta in Benin (Africa occidentale), alla volta del villaggio di Gbada, là dove da tempo opera un Centro Nascite, cui afferiscono i bambini dei villaggi vicini e le loro mamme. La mia presenza a cosa potrebbe servire in un posto come questo?
L'idea è la stessa su cui stavo lavorando prima di partire alla volta del Nepal e del Medical Center di Bodgaun: “esportare” un protocollo di lavoro, trasferire qualcosa della mia esperienza nella gestione di una farmacia. Ho troppa poca esperienza di terzo mondo, mi spinge più l'entusiasmo e la sana vena di pazzia di voler rendere rigorosi nel gestire farmaci e farmacia dei popoli che non sono abituati ad esserlo. Tuttavia, voglio toccare con mano questa realtà, capire se posso essere utile, capire cosa si può trasferire e cosa no.
A metà febbraio avevo partecipato alla registrazione di una puntata della trasmissione televisiva “Sei in salute” per l'emittente locale “Sei la TV”: il tema era “LA FARMACIA DEI SERVIZI”, ovvero un diverso e più profondo ruolo per la farmacia e i farmacisti nella nostra società. L'idea fondante della farmacia dei servizi è di erogare al pubblico prestazioni che possano migliorare l'approccio alle cure, ma soprattutto che possano rendere più attente e partecipi le persone nel comprendere i percorsi terapeutici prescritti dal medico. Nella parte finale della trasmissione, avevo avuto la possibilità di tracciare una similitudine tra la farmacia dei servizi nella realtà quotidiana in cui lavoro e il progetto che mi accingevo ad intraprendere a Bodgaun in Nepal: sia pur con modalità e su livelli del tutto diversi, volevo provare a creare percorsi paralleli, offrendo ad un popolo, tutt'altro che abituato a monitorare il proprio stato di salute e a curarsi in modo preciso e continuativo, delle linee guida per iniziare a camminare sulla strada dell'educazione alla “buona salute”.
Lo stesso vorrei provare a fare in Benin, soprattutto all'interno della farmacia del “centro nascite”, dove ho avuto modo di vedere in fotografie e video molto caos, molto disordine, pochissima razionalità nel gestire risorse raccolte o acquistate decisamente preziose. Purtroppo molti farmaci non sono disponibili sempre e in modo continuativo nelle farmacie dei villaggi vicini al centro.
Per questa ragione, sin da ora e a maggior ragione nei mesi a venire, si dovrà operare una scelta precisa di farmaci di cui dotare la farmacia del centro nascite, mixando in modo più lungimirante possibile cosa portare dall'Italia e cosa comprare in loco: avendo a che fare con personale non del tutto competente, ritengo sia preferibile dotare la farmacia sempre delle medesime scorte di farmacia, anche in termini di nome commerciale e packaging; secondo questa logica, è preferibile, per chi lo desidera, donare risorse con cui acquistare questi farmaci (qui in Italia per poi trasportarli là oppure direttamente in Benin) piuttosto che donare confezioni di medicinali, certamente preziose se destinate ad essere gestite da personale qualificato, ma destinate a creare caos e idee confuse se il personale che le riceve non ha le necessarie competenze.
Solo il tempo ci dirà se questa idea può avere un senso oppure no….certamente per poterlo capire la sola cosa che si può fare è semplicemente provarci. Se le condizioni della pandemia lo consentiranno, tra due settimane circa potremo iniziare a metterci in gioco là ….dove proveremo ad impiantare una nuova idea di “protocollo da esportazione”
Dott.Michele Visini.