Ascoltare la musica tradizionale è come immergersi in un viaggio nel tempo, alla scoperta di antiche culture e tradizioni. Questo lo sa benissimo il musicista Carlo Musitelli, 52enne di Berbenno originario di San Pellegrino Terme che insieme a Vittorio Grisolia (di Albissola Marina) e Andrea Sigismondi (28enne di Strozza) suona all’interno del gruppo “Tanaiàda”.
“Io suono e costruisco i flauti e il baghèt, ovvero la cornamusa bergamasca. Vittorio suona il violino e lo prendiamo un po’ in giro visto che non è bergamasco (ride ndr), mentre Andrea Sigismondi è il più giovane del nostro gruppo, ha 28 anni, e suona la chitarra ed il Bouzouki (uno strumento musicale dal suono metallico originario della Grecia, utilizzato nella musica folk dell’Europa settentrionale)“ – racconta Carlo.
Come avrete notato, il nome “Gruppo Musicale Tanaiada” è molto particolare, ma cosa significa e da dove proviene quella parola? Ebbene il nome “Tanaiàda” è un termine appartenente ad un gergo segreto, chiamato “GAI” (pensate che alcuni termini di questa lingua sono persino entrati nel nostro dialetto bergamasco), e veniva utilizzato dai pastori di tutto l’arco alpino. Questo linguaggio, ormai scomparso e piuttosto raro, un tempo serviva ai pastori per non farsi capire dagli altri e letteralmente questo nome Tanaiada si traduce in morso o morsicata.
“Noi lo abbiamo scelto perché il panorama bergamasco musicale è basato su arrangiamenti molto tradizionali. Il nostro scopo è quello di dare una scossa sia ai brani stessi che suoniamo sia a coloro che li ascoltano. Ai nostri concerti, alle persone che vengono ad ascoltarci, mi piace dire che la nostra musica è come qualcosa che morde, in senso piacevole e positivo” – prosegue.
L’idea di proporre nuovi arrangiamenti moderni alla musica tradizionale bergamasca è nata da un incontro tra Musitelli e Grisolia dove i due musicisti, tra qualche prova mentre riecheggiavano i suoni del baghèt e del violino, hanno deciso di sperimentare la musica bergamasca aggiungendo un tocco di innovazione ed attuale. In passato, Carlo ha suonato la Cornamusa scozzese in alcuni festival musicali europei e, vedendo vari musicisti come lui suonare il proprio strumento originario della loro Nazione, ha detto: “Dovremmo suonare i brani bergamaschi col nostro Baghet ovvero la nostra cornamusa bergamasca!”.
Carlo e gli altri membri del gruppo vedono la musica bergamasca da un’altra prospettiva e la loro idea sarebbe quella di trasmetterla anche ai giovani delle nuove generazioni. Inoltre vorrebbero affiancarsi a qualcuno che possa aiutarli a mostrare meglio il loro punto di vista come ad esempio il Bepi oppure il Vava.
“Non è musica celtica quella che suoniamo, ma è musica bergamasca riarrangiata in chiave moderna e suonata con un tocco di originalità ed innovazione. La musica popolare non è solo convivialità, compagnia e bicchieri di vino! È anche attualità, evoluzione, e trasmettere la tradizione anche alle nuove generazioni e a quelle che verranno più avanti! Ci piace suonare, senza l’uso di spartiti (tranne che nelle prove), soprattutto per divertirci e goderci il momento. Nel nostro modo di suonare c’è molta tradizione anche se è un po’ diverso dai classici gruppi. Ognuno di noi è un tutt’uno col proprio strumento e ognuno del trio è fuso nel vero senso della parola nell’ambito musicale (ride ndr)“ – prosegue Musitelli.
Per trasformare, e valorizzare, la musica tradizionale bergamasca i tre hanno unito le loro diverse esperienze musicali: “Vittorio ha oltre 40 anni di esperienza ed è molto esperto della musica tradizionale, Andrea arriva da un’esperienza che ha vissuto all’interno di un gruppo di musicisti che suona musica irlandese ed io, la terza anima, costruendo i baghèt ed i flauti ho un attaccamento costruttivo ed affettivo ad ogni strumento che creo, cercando di aggiungere anche un tocco innovativo”.
Ma, esattamente, come si trova il giusto equilibrio tra il mantenere le radici della musica tradizionale ed il fatto di innovarla con nuovi arrangiamenti? “Quando proviamo, ognuno di noi mette su un piatto la propria proposta, se questa passa la proviamo già a suonare e nel caso aggiungiamo qualcosa che abbiamo imparato durante le nostre esperienze. Andrea, infine, aggiunge quel tocco di freschezza. Tramite vari confronti alla fine arriviamo ad una soluzione o compromesso che piace a tutti e che ci soddisfa”.
Quando il gruppo suona durante le esibizioni live, la prima reazione del pubblico è puro stupore ed è una cosa molto positiva. Innanzitutto scoprono che la musica bergamasca possiede un ampio repertorio musicale e, successivamente, scoprono che può esser suonata in una chiave più moderna, senza inficiare ciò che è la sua storia originale.
“Il pubblico, a tutto questo, reagisce molto bene e non possiamo che esserne felici e soddisfatti. Adesso spetta agli organizzatori degli eventi fargli capire che oltre ai classici gruppi musicali ci siamo anche noi che proponiamo la nostra musica bergamasca tradizionale e al tempo stesso innovativa. La nostra grande difficoltà, purtroppo, è che non avendo dietro di noi altri gruppi che hanno fatto la nostra stessa cosa ci è difficile proporci non avendo riferimenti ai quali paragonarci. Nonostante ciò abbiamo già delle date estive dove chiunque può venire ad ascoltarci e a divertirsi con noi come ad esempio: il 27 luglio alle ore 15 suoneremo sul Monte Menna presso la località Matuida che si trova sopra Oltre il Colle, il 2 agosto alle ore 21 suoneremo presso Il Baretto di Sotto il Monte, la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, alle ore 21 suoneremo a Brumano, il 22 agosto alle ore 20:30 ci esibiremo al Brembilla Jazz Festival che si svolgerà nella località di Catremerio e il 25 agosto dovremmo suonare in Valle Brembana nell’antico borgo di Sussia che si trova sopra San Pellegrino Terme. Altri concerti, invece, li faremo in altre zone della bergamasca e persino a Mendrisio che si trova in Svizzera” – conclude Musitelli.