“Diffondere la cultura” è una di quelle espressioni che rischia di essere snaturata da uso smodato. Per farsi carico di un compito così importante occorrono passione e dedizione: le stesse che hanno portato alla fondazione del Centro Storico Culturale Valle Brembana “Felice Riceputi”, ormai due decenni fa (era il 2001). A portarci indietro di vent’anni ci pensa l’attuale presidente del Centro, Tarciso Bottani (in foto).
“In valle c’erano parecchie persone che si dedicavano alla ricerca storica, ai libri e alla cultura – racconta Bottani -. Sollecitati anche dal compianto Don Giulio Gabanelli, abbiamo pensato di metterci insieme, in modo da trovarci e per collaborare tra di noi e trovare altre persone: così abbiamo fondato l’associazione”. Una decisione che porta a dover definire alcuni tratti essenziali della neonata associazione.
“Abbiamo discusso sul nostro nome, alla fine nessuno ci chiama Centro Storico Culturale Valle Brembana (ride), ma va bene così. Il nostro stemma rappresenta la chiave di volta di un arco della chiesa di Cespedosio: quando abbiamo fondato il Centro la pietra era cementata a terra, poi siamo riusciti a farla riposizionare su un muro, in una posizione migliore. Ci siamo dati lo statuto e l’atto costitutivo ed è nata l’associazione”. Compiuto il primo passo, le attività iniziano e l’interesse aumenta.
“In tanti hanno iniziato a aderire – prosegue – piano piano siamo diventati circa 300 soci attivi, alcuni magari sono intermittenti, alcuni purtroppo ci lasciano: dopo la scomparsa di Riceputi nel 2009, io sono diventato presidente del Centro. In cambio della tessera d’iscrizione diamo una copia dei Quaderni Brembani, un annuario di circa 400 pagine”. È una delle punte di diamante del Centro. “Su questo annuario possono scrivere i soci, con un argomento di carattere storico, culturale che riguarda la Valle Brembana, ma anche poesie o racconti che di solito hanno un riferimento alla valle”.
La stessa Valle Brembana che è al centro dei tantissimi progetti portati avanti duranti gli anni. “Noi ci diamo molto da fare, diciamo che con la pandemia siamo un po’ calati, ma le nostre attività principali sono ancora le conferenze, i convegni sulla storia della valle. Per dieci anni, alle scuole medie di San Pellegrino, abbiamo organizzato corsi di storia locale con i nostri soci esperti”. Un punto che a Tarciso sta molto a cuore. “Vogliamo fare vedere che la grande Storia ha avuto un impatto anche da noi, un riflesso a livello locale arriva sempre. Chi la vuole studiare deve partire da quello, dalle cose vicine, così la Storia non sembra campata per aria: se la Grande Guerra è costata alla Valle più di mille morti, allora si capisce che è stata una cosa vicina anche da noi. Teniamo moltissime conferenze in tantissimi paesi, soprattutto d’estate, anche l’anno scorso siamo riusciti, nonostante le difficoltà di un momento non semplice”.
Villa Funicolare, la sede del Centro Storico Culturale
Verba volant, scripta manent e il Centro Storico è attivissimo anche sul fronte della carta stampata. “Pubblichiamo molti libri, quasi tutti scritti a più mani, iniziamo facendo un progetto: ad esempio il Sogno Brembano raccoglie una ventina di monografie che illustrano la vita in Valle durante la Belle Époque, poi abbiamo scritto la Fine del sogno, sulla Prima guerra mondiale che ha spezzato questa epoca. Ognuno scrive di un argomento, diverso: le lettere dal fronte, le trincee eccetera”. Un metodo che permette di riunire diverse voci di studiosi in un unico volume. “Due anni fa abbiamo scritto Voci dall’inferno, con testimonianze e memoriali della Seconda guerra mondiale, soprattutto dei soldati andati in Russia o di chi è stato deportato”. Sono argomenti che interessano un’ampia fascia di pubblico. “Di questi libri facciamo un migliaio di copie e non ce ne restano mai, così riusciamo a far conoscere la storia locale”. Non solo: come spiega Bottani, il Centro Storico Culturale ha a cuore l’attività dei ragazzi, tanto da aver organizzato, per dieci anni, un festival di poesie per bambini. “Siamo arrivati ad avere più di 1000 testi da tutta Italia. Ora stiamo tenendo un concorso fotografico dal titolo Eleganza discreta, dedicato a Felice Riceputi: le fotografie ci stanno arrivando in questi giorni e le premiazioni si terranno a giugno”.
Tutto questo fervore ha portato a un risultato di grande rilevanza: “Ha avvicinato le persone della Valle alla scrittura, alcuni si sono messi a scrivere, magari non si sarebbero mai sognati di farlo ed ora si dedicano alla ricerca storica e alla scrittura: non è un compito facile, serve un metodo, la ricerca in archivio magari con documenti in latino. Il nostro non è un merito specifico, però abbiamo contribuito ad avvicinare i giovani a questo metodo e alla scrittura, con vari tipi di testi”.
Non solo quello che viene pubblicato sui quaderni, specifica Bottani. “Abbiamo sostenuto tantissimi giovani nella loro tesi di laurea, arrivando a bandire un concorso per tesi dedicate alla Valle Brembana, in questo modo l’abbiamo fatta conoscere. Non volevamo che le tesi, una volta discusse, fossero messe da parte, così le abbiamo presentate, le abbiamo recensite sui Quaderni Brembani e le abbiamo raccolte e catalogate e ora chiunque le può leggere”. Il Centro Studi dispone infatti di una sede molto attrezzata, fornita dal Comune di San Pellegrino. “È provvista di una biblioteca con circa 600 titoli e chiunque vuole venire prestiamo, siamo aperti dalla 15.30 alle 17.30 ogni giovedì, addirittura la biblioteca di San Pellegrino ci manda utenti di cui non riesce a soddisfare le richieste. Alcuni studenti ci contattano per scrivere la loro tesi di laurea e noi diamo loro tutte le info e la bibliografia per poter rendere buono il loro lavoro. Abbiamo anche sale espositive per esporre quadri, fotografie, anche di recente siamo riusciti ad organizzare qualche mostra”.
Tutti progetti a cui vanno aggiunti quelli in programma per il prossimo futuro. “Adesso stiamo preparando un bando per il 2023, quando Bergamo e Brescia diventeranno capitali della cultura. L’obiettivo è far conoscere la Valle, per questo vorremmo valorizzare la conoscenza delle nostre opere d’arte: ci sono opere di Palma il Vecchio, a Sedrina c’è un Lotto. Sappiamo che la gente non le conosce molto e vorremo imbastire un progetto perché se ne sappia di più. In questi giorni, poi, sta uscendo un libro sulla linea Cadorna in collaborazione con il CAI di Bergamo: lì l’obiettivo è far conoscere la storia delle trincee sulle nostre montagne”.