I GUERRIERI D’OCCIDENTE
CAPITOLO 6 – (PER LEGGERE CAPITOLI PRECEDENTI: capitolo 1 – capitolo 2 – capitolo 3 – capitolo 4 – capitolo 5)
Ritorno in Occidente
La Storia continua e continuano i Racconti di Valleimagna con “ I GUERRIERI D’OCCIDENTE” (testo di Leucos e Lug ) racconto inedito di due studenti liceali locali che narrano la storia antica delle “Guerre persiane” viste da Occidente.
Le nuove disposizioni cambiarono completamente i piani di Leucos e Lug che con tutto il contingente occidentale si imbarcarono alla volta della Sicilia dove i guerrieri etruschi, celti e liguri avrebbero dovuto rafforzare le truppe di Cartagine . – “Sono dispiaciuto di non poter continuare l’avanzata in Grecia “ – “Su con il morale ,intanto torniamo verso le nostre terre . Sono sicuro che vinceremo e distruggeremo i Greci in Sicilia , poiché Sparta ed Atene e le altre città loro alleate non potranno mandare truppe di rinforzo essendo in completa confusione” – “ Di questo sono anch’io certo, ma l’idea di rimettermi su quelle scomode navi non mi rallegra affatto “–
La traversata fu veloce e meno difficoltosa sia per l’abitudine ormai fatta alla navigazione ,sia perché ormai tutti sentivano di ritornare verso la patria. Superata la Grecia occidentale sguarnita, si veleggiò verso Crotone e Reggio e fu raggiunta Cartagine ;con tutte le forze riunite le operazioni cominciarono a Selinus , città greca della Sicilia occidentale alleata con Cartagine contro il terribile tiranno Gelone ( i cartaginesi in Sicilia intervennero chiamati dalle discordie di alcune città greche contro Gelone tiranno di Siracusa) . Le truppe sotto il comando del generale Amilcare formavano un buon esercito con numerosi mercenari (nella battaglia di Imera nel 480 a.C. con i cartaginesi combatterono anche mercenari celto-liguri) tra i quali Leucos e Lug furono contenti di incontrare anche gente delle loro terre .
Lo scontro fra i due schieramenti arrivò dopo tre giorni di marcia a settentrione di fronte alla città di Imera . -“Leucos sei pronto ?” – chiese Lug all’amico – “Sì, preghiamo gli dei perché ci facciano vincere questa battaglia che io combatto anche per la mia patria .” e dicendo ciò i due estrassero le armi pronti allo scontro frontale . I due eserciti mossero a battagli a schiere compatte , ma presto il combattimento si tramutò in uno scontro accanito e furioso fra dardi infuocati che appiccavano incendi : Lug e Leucos combattevano con onore abbattendo molti nemici in una confusione totale nella polvere e nel fumo dei roghi che erano divampati . Con manovre avvolgenti le truppe dei greci di Sicilia al comando di Gelone travolsero le file cartaginesi facendo strage dei soldati impauriti .Amilcare ,deluso dal non poter portare a termine con gloria la sua missione ,alla presenza delle sue guardie, si gettò su un rogo di fuoco sacrificando sé stesso agli dei , mentre il resto dell’esercito si arrendeva. Pochi riuscirono a fuggire e molti furono fatti prigionieri e schiavi dei vincitori .
Leucos e Lug furono mandati nella città di Imera costretti a lavorare nella costruzione del tempio eretto per ricordare la vittoria dei greci sui cartaginesi. Due così grandi guerrieri ,agili nel combattere ,fieri delle proprie gesta ,si ritrovavano ora a spaccare e trasportare pietre per costruire il simbolo della propria sconfitta ( ad Imera fu costruito un tempio per la vittoria dei greci ) – “E’ proprio umiliante, Leucos: oltre alla sconfitta ora dobbiamo sopportare anche la schiavitù. Maledetto il giorno in cui ho lasciato il mio villaggio ! Anche l’esercito persiano non è così grande e potente come pensavamo : è infatti giunta notizia che la flotta di Serse è stata distrutta da quella greca a Salamina “ – –“O ra me ne accorgo anch’io – rispose Lug – le speranze che noi avevamo sono state deluse e la nostra condizione di schiavi non offre via d’uscita”. Lug e Leucos così parlavano spesso nella notte ,unico tempo lasciato loro dopo le lunghe ore di massacrante lavoro .
Fra gli ingegneri sovrintendenti alla costruzione del tempio c’era anche Apollonio da Cuma che da giovane era venuto dalle isole della Ionia alla grande colonia occidentale di Cuma . Egli si recava tutti i giorni al cantiere per osservare il procedere dei lavori e confrontarli con le carte che aveva disegnato per il tempio . Un giorno incontrando Lug e Leucos fu incuriosito dal pettorale che portava al collo il celta ed avvicinandosi disse :-“Chi siete voi due e da dove venite?”.Lug stupito che un capo degli architetti rivolgesse la parola ad uno schiavo rispose :-“ Son Lug , figlio di Tomorige del popolo degli Orombovi e questo è il mio compagno etrusco Leucos; ci siamo aggregati alle truppe persiane per combattere contro i greci ,ma quella spedizione è fallita ed ora ci troviamo ridotti in schiavitù” – “Mi ha incuriosito – riprese a parlare Apollonio –il bronzo che tu porti al collo , perché in esso distinguo inciso il sacro antico segno delle nostre genti ,l’ascia bipenne,che tutti i greci conoscono e che anche Omero ha cantato “ – “ Anche a Lemno ,al tempio di Febo – intervenne Leucos – fu riconosciuto questo segno, assieme al sole raggiante scolpito sulla mia armatura e noi ricevemmo onori dal sacerdote come persone protette dal divino Apollo “. Allora il sapiente architetto disse ai due :- “ Per la verità non siete degni di restare qui: custodi di simboli sacri e di nobili origini come le mie , non meritate la schiavitù e l’umiliazione , pertanto io vi assicuro che domani sarete liberi “ Apollonio fu giusto nel confronto dei due guerrieri e mantenne la sua promessa non solo rilasciandoli, ma anche ammettendoli all’onore della sua compagnia ed alla sua amicizia . Lug e Leucos furono molto felici di poter abbandonare i lavori forzati e poter ricominciare a vivere da uomini liberi .