Il ”racconto” della Madonna di Locatello

Settima puntata della rubrica curata da Little Eagle, che prosegue e conclude la descrizione della Madonna delle Grazie di Locatello del Previtali.
16 Febbraio 2018

Questa  settima puntata  di “C’era una volta in Waldimagna “ volevo chiamarla “ settima stanza”oppure  “settimo cielo “ perché, per  continuare  la descrizione del bellissimo quadro di Andrea Previtali dipinto nel 1523  per la chiesa di Locatello, in quel  “cielo” ed in quella “ stanza” si raggiunge un punto alto di poesia e di elevazione per le suggestioni   che l’orizzonte di quel  cielo  racchiude, per i sentimenti che la “ stanza”  di quel panorama suscita .

E’ l’orizzonte della Valle Imagna vista da fuori , dalle piane sul Brembo  ( da  Brembate Sopra paese del Previtali ?) ; è il panorama della Valle Imagna vista da chi ne è ora  lontano , è la patria perduta di chi ne è stato allontanato ,è l’ addio al profilo di  quei monti di chi tra loro è vissuto, ma è anche il sentire che niente si perde e niente si abbandona  nell’eternità del bene e del bello che si è vissuto, e ne traspare  la grande arte  della  narrazione e del  racconto della felicità di esistere .

E allora la Patria è ancora là, configurata, dietro le acque del Brembo e le rocce di Ventolosa, dalle piramidi  dell’Ubione , di S.Piro  e del Pralongone ,  testimoniata nella sua storia  dal ponte romano in Lemine  col suo castello turrito.   Avevan distrutto la” Brembilla Vecchia” ed il borgo di Lemine  e divelto il suo  castello  fin dalle fondamenta nel 1443 i nemici rettori della città di Bergamo,  vincitori guelfi  sotto comando di  Venezia  dominante,  ed il ponte nel 1493 era crollato con nubifragio nelle arcate laterali dei sette pilastri, ma nel dipinto dell’esule Previtali  del 1523, commissionato dai Locatelli  Bernardo e Vitale figli di  Gothofredo per la  chiesa di Locatello , la gloria e la storia di quella patria perduta sono ancora là, a ricordare con orgoglio ghibellino che su quel ponte nel 1402  caddero sconfitti i guelfi di Rota, con vilipendio del capo mozzo del  loro capitano . 

Vicende umane presenti a fare da sfondo  alla “ sacra conversazione” fra santi colloquianti nel verde  all’ombra del grande albero. Geniale l’inversione  studiata  dal pittore che  pone sulla  terra e nell’ombra   i discorsi del cielo, mentre   eleva sentimenti  ed aspirazioni terrene  nel chiaro della luce del cielo; e allora  con straordinaria sensibilità religiosa  le vite dei santi diventano vite degli uomini,  con i santi Antonio e Bernardo  (o Gottardo?) che ricordano i nomi dei  committenti  , ma indicano  anche la terra di transito e di passaggio ai monti   della Brembilla Vecchia  e della Waldimagna, nel richiamo dei paesi  a questi santi titolari nelle chiese di  Clanezzo , di Berbenno e di Laxolo, così come nella raffigurazione del Castello sul ponte romano di Lemine , rappresentato anche da Palma il Vecchio nella “fuga in Egitto “  e qui, come il ponte nel  paesaggio  della Gioconda di Leonardo , richiamo  di antichità e di storia, ma soprattutto simbolo sacro  di passaggio da una all’altra sponda, dalla terra al cielo,  dall’ombra alla luce, dal falso al vero!   

Ed a proposito di falso e vero Andrea Previtali  detto il Cordeliaghi (probabilmente dal nome di famiglia  di venditori di “cordelle”ed aghi,  esule(?) a Brembate Sopra  dalla Brembilla Vecchia di Berbenno ) ha posto la sua firma di famiglia esule  non solo con lo scritto ma, con genialità ,proprio con la figurazione del   ponte col castello di Lemine  dipinto nel quadro ;non potendo far riconoscere ed esaltare in un dipinto un’opera distrutta con il borgo di Almenno  nel 1443 dalla Dominante repubblica di Venezia ,disegnò  il castello di Lemine  sulla sinistra del Brembo anziché sulla destra del fiume dove era, adiacente  alla pieve dell’attuale  Madonna del castello  , dove  ritrovi archeologici  confermano le basi di una torre rotonda come quella del dipinto;  Previtali ricorre ad uno  stratagemma imparato certo da Leonardo(conosciuto e frequentato a Venezia alla bottega del Bellini ),che scrivendo le parole al contrario  da sinistra verso destra ne faceva la lettura  normale da destra a sinistra nel riflesso di uno  specchio ; anche il quadro di Locatello se  riflesso  nello specchio colloca il castello nella sua vera e storica posizione sulla destra del  fiume, con risultato  studiato ad arte anche nella scritta sul cartiglio di Giovanni il Battista dove la parola ECCE e, solo quella, può essere letta anche nello specchio sempre  uguale in tutti e due i versi.  

“EX PECUNIA NOBILIUM DOMINORUM BERNARDI ET VITALIS  FRATRUM NATORUM QUONDAM GOTHOFREDI   DE LOCATELLIS –ANDREAS PREVITALIS PINXIT MDXXIII ( Con i soldi dei nobili signori Bernardo e Vitale fratelli, figli del fu Goffredo dei Locatelli  Andrea Previtali dipinse nel 1523-) la scritta e l‘autentica solenne trovata sul quadro nel restauro del 1800 ,quando la “Madonna delle Grazie “ di Locatello era collocata all’altare della Madonna nella parrocchiale, ci fornisce notizie storiche circostanziate,  ma molto altro e molto  oltre  ci dice questo capolavoro rinascimentale nella conclusione e nel  richiamo  del suo paesaggio  con il  castello sulle acque del  fiume ,nel  contorno di monti di una terra  amata e conosciuta , con l’ arrivo al porto della nave della vita,simboleggiata dalla caravella veneziana (che compare  anche in altri ritratti  e quadri del Previtali), su un mare che si  prolunga  a congiungere  la  terra al cielo  dorato dal rosa di una sera  piena di nostalgia, di speranze  e di sogni ,” cirri di porpora e oro”,  che si concludono   con una bella pagina di  grande poesia  espressa qui dal Previtali in  forme  e colori , espressa dal  sommo poeta Dante  con le  parole divine: “era già l’ora che volge al desio, che ai naviganti intenerisce il cuore, lo dì che han detto ai dolci amici addio !“. 

Quando passate da Locatello andate a vedere la “Madonna delle Grazie “,  dipinta da  Andrea Previtali per la  parrocchiale  di S. Maria Assunta nel 1523. Patrimonio e vanto di  Locatello  quando Locatello comprendeva  anche di Corna e Fuipiano  ,ora è  ricollocata, dopo recente restauro , nel mezzo della bella  chiesa. Era chiamata “ Madonna  delle Grazie” per la sua bellezza e perché la devozione dei fedeli in lei riscontrava grazie, favori e miracoli ; la Madonna di Locatello fa ancora miracoli, parla e continua la sua  “sacra conversazione “ coi santi che la contornano e con chi  ascolta  la lettura ed il racconto del suo quadro, un racconto ed un quadro  che hanno a che fare con la Waldimagna di ieri e di oggi.

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