Seconda puntata del racconto “Le guerre dei Celti”. Un piccolo romanzo storico che ha l'intento di narrare la storia del nostro territorio facendola rientrare nella Grande Storia. Come già fatto con le guerre persiane anche con questi racconti celtici andremo a raccontare le guerre puniche per parlare dei Celti che hanno abitato e vissuto sul nostro territorio, lasciando il segno della loro cultura.
CAPITOLO 2 – Sulle Alpi con Annibale
Erano usciti sul prato e ora Lug e Sean ed il rispettato druido Belenos prendevano la strada che andava al villaggio salendo verso il luogo alto dell’abitato , verso il recinto palificato e la torre di pietra di avvistamento e di difesa sui passi e sulla valle ;là era l’altura di riunione e di comando,là si trovavano i capi e gli anziani dei villaggi e del territorio che, di valle in valle, apriva sui monti il passaggio nel cuor delle Alpi . Belenos salendo tra le case e l’abitato ero orgoglioso del nipote e non poteva non presentarlo bello e forte guerriero all’incontro convocato per la riunione e la raccolta di guerrieri e di mercenari celti.
Era nel pieno vigore l’apertura della nuova stagione gli armenti uscivano dalle stalle , la mucca e il vitello riprovavano il prato, rincorrevano gli agnellini le madri ed i capretti da poco nati muovevano i primi salti sulle balze ;pastori e silvani, gente forte ed onesta, attendevano alle greggi e al lavoro dai prati e dai campi e dai boschi risuonavano le asce e le scuri al lavoro e grida di richiamo , e cantilene d’amore e voci di parole animavano la quiete domestica degli abitati con racconti di vita serena .
-Oh, Lug quanta nostalgia alla vista di questi monti e di questi boschi e di questi villaggi tanto simili ai miei villaggi quieti e laboriosi sulle montagne liguri ed apuane …. come non invidiare la vita del boscaiolo e del casolare piuttosto che la vita del guerriero e dell’accampamento !!!
– Hai detto bene amico Sean ! Potranno mai le nostre guerre salvare la libertà ,la pace e la vita serena di questi posti alle nostre genti minacciate dal turbine inquieto che sconvolge i popoli celti dall’Iberia , alle Alpi , dalla Gallia alla Pianura italica, terra dei celti che il grande fiume Padus irriga, e che Taurini, Insubri, Cenomani, Boi e Senoni da secoli abitano e coltivano?….
Quando arrivarono sull’altura, al recinto di pietra sotto la torre, Belenos volle ammirare ed illustrare agli ospiti ed ai convenuti la magnifica visione del luogo ; il sole alto nel cielo irraggiava il disegno del monte dentellato di cime e di creste , termine saldo coronato di transiti e vigile guardia come leone acquattato a difesa della conca verde della valle, distesa alle sue falde nel contorno di alture e dorsali, che accompagnano la vista sull’apertura dell’anfiteatro morenico dei colli della “Città sul Monte”, mentre valli e convalli accompagnano in sorgenti , rivi e torrenti lo scorrere perenne delle acque fino al greto sereno del piccolo fiume che gli antichi con nome celtico derivato di “Imber”, (che vuol dire acqua ) chiamarono “piccolo Imbro”, “ Imbrilla o Embrilla ” dal nome del fiume “ Imbro o Embro” a cui consegna la sua foce tranquilla sulle ghiaie di Clanys nel territorio di Lemen.
Erano giunti dai villaggi ed anche dalle valli vicine essendo quella valle porta di entrata della via naturale per il passaggio, praticato in antico , al centro delle Alpi dalla pianura alla Rezia , entrando di valle in valle dietro i monti sorgenti sulla sponda orientale del lago Lario ( nome etrusco che vuol dire “principe” ) verso luoghi di risonanza etrusca in Varenna e, dopo l’alto Lario , in Chiavenna la chiave per i passi sulla Rezia. Tennero consiglio ai piedi della grande quercia, li aveva convocati Belenos anziano ed ascoltato druido e vollero sentire il racconto di Lug e della sua testimonianza del grande evento che era diventato notizia risuonata anche tra le valli dei monti ,soprattutto per la narrazione di favolosi grandi animali, pachidermi mastodontici transitanti le impervie vie delle montagne .
Lug prese a raccontare del suo viaggio nella delegazione al seguito di Magalo, regolo dei Galli Boi , riprendendo dall’incontro del grande esercito cartaginese al passaggio sul fiume Rodano e della grande impresa dell’attraversamento delle Alpi , così narrando : “Annibale da parte sua si trovava in dubbio se dovesse proseguire il cammino già iniziato vero l’Italia oppure attaccare battaglia contro quell’esercito romano che primo gli si fosse opposto . Lo dissuase da tale dubbio il parere della delegazione dei Boi con a capo Magalo , che, affermando di voler essergli guida nel cammino ed alleati nel pericolo, lo consigliarono ad assalire l’Italia senza aver attaccato battaglia … la massa dei soldati invece aveva paura del nemico..ma più ancora era spaventata dalla lunghezza della marcia e dal passaggio delle Alpi , impresa spaventosa per fama specialmente per chi non l’aveva mai provata e ne temeva il mistero !!! Annibale pertanto dopo che ebbe presa la ferma decisione di proseguire la marcia e di dirigersi verso l’Italia radunata l’assemblea volle scuotere l’animo dei soldati …. per tanti anni essi avevano militato sempre vincitori …ora che avevano visto che la maggior parte del cammino era stata percorsa, che i passi dei Pirenei erano stati superati in mezzo a fierissime genti e un fiume così grande come il Rodano era stato traghettato ,frenata la stessa violenza del fiume, nonostante si opponessero tante migliaia di Galli …ora si trovavano ormai in cospetto delle Alpi e nell’altro versante si affacciava l’Italia, e si fermavano ora proprio alle porte del nemico alla volta di Roma ,capitale del mondo , pensando che le Alpi fossero qualche cosa di diverso da montagne se pur di altezza straordinaria …questi stessi ambasciatori(.. noi celti italici) ,che avevano sotto i loro occhi avevano passato le Alpi .. e gli antenati di costoro i Galli che abitano l’Italia spesso in grandissime moltitudini con mogli e figli ,come popolazioni migranti, avevano con sicurezza valicato le stesse Alpi . … Dopo averli incoraggiati con tali incitamenti Annibale comandò ai suoi soldati di prendere ristoro e di preparasi al viaggio ..” (da Tito Livio –libro XXI).
Così ebbe inizio la grande impresa, dell’attraversamento delle Api con un esercito di 80 mila soldati , 10 mila cavalieri e la presenza inimmaginabile di una schiera di elefanti da guerra ; si era al tramonto della costellazione delle Pleiadi e in quei 15 giorni affrontammo , e come celti ce ne sentimmo parte importante, difficoltà degne degli eroi e dei giganti, ed eroe e gigante ci apparve Annibale , capo di quella impresa e di quella moltitudine, risolutore di situazioni impossibili .
Sconfitta già la forte tribù dei Volci sul Rodano, placati e resi docili gli Allobrogi popolazione gallica di fama e di ricchezza della valle dell’Isara, entrando nei paese dei Tricastini e nell’estremo territorio dei Voconzi ,dispersi con stratagemmi ed astuzia gli uomini ostili delle montagne, occupando alture passi a borghi. Annibale dopo aver sconfitto gli uomini ebbe a sconfiggere anche la Natura sfidando l’imponenza delle montagne ,assaltando in notturna alture e vedette, superando frane e precipizi , impiantando l’accampamento al sommo del valico con neve e freddo,aprendo nella ripida e invalicabile roccia, con “acido” , fuoco e ferro ,un passaggio e” una strada di svolte modeste ,in modo che potessero essere percorse non solo dagli animali da soma ,ma anche dagli elefanti” e in fine ..”mentre l’armata procedeva lentamente attraverso luoghi ricoperti di neve e sul volto degli uomini si leggeva l’indolenza e la disperazione ,Annibale che si trovava in testa alla colonna in marcia,una volta raggiunta l’altura da dove si poteva vedere da ogni parte ,ordinò ai soldati di fermarsi e mostrò loro l’Italia e la pianura intorno al fiume Po ai piedi delle Alpi”(Livio XXI ,35,7-8. ) Questa nostra pianura intorno al Po ai piedi delle Alpi, quell’esercito formidabile con il suo grande stratega Annibale l’han fatta risorgere in armi e , punita Ia ribellione dei Taurini con la distruzione della loro città , con le battaglie del Ticino e della Trebbia la generosità di Annibale, che ha liberato i prigionieri celti, ha aggregato ai Cartaginesi i Galli Insubri ed i Galli Boi nell’impresa non meno grande di recuperare la loro terra , la loro la pace la loro libertà minacciata dal potere romano .
Anch’io Lug del popolo dei celti come il mio amico Sean del popolo dei liguri , e come i guerrieri liberati siamo stati da Annibale inviati presso i nostri popoli e le nostre tribù per arruolare guerrieri e mercenari , come noi stimo facendo ora da voi in questa valle e come mio padre Bodio , capo della fortezza di Duno sta facendo partendo da Lemen per le valli che versano le loro acque nel fiume Imbro “. Così concluse Lug e sciolto il ritrovo, tutti ripartirono per i loro villaggi ; ne fu fiero del nipote l’anziano druido Belenos ammirato presso l’assemblea dei celti