C'era una volta in Valle Imagna“ Racconti della Valle Imagna” : Il viaggio di Atreo (5a parte)
LE VECCHIE PUNTATE: prima, seconda, terza, quarta
“Da tutti questi segni eravamo dunque arrivati alla meta e, se ci lasciava perplessi questo incontro infelice,con gli “abitanti sui monti” , ci rincuorava la visione di quanto vedemmo dal monte, che ci indicava la via che ci apprestavamo a seguire, per risalire ai grandi monti delle Alpi che il divino eroe Eracle aveva per primo attraversato !!!” così parlava Atreo alla corte di Teseo narrando del suo arrivo tra popolazioni che abitavano i monti “In Bergomatium agro extrema parte Italiae”, nella parte estrema dell’Italia, ai confini sulla via delle acque , che dall’estuario adriatico dell’Eridano ,dalla confluenza impetuosa dell’ Abdua , alle rapide dell’ Imbro egli aveva risalito con la spedizione di suo padre e dei suoi compagni, fino alla tranquilla foce di una modesta vallata , chiusa alla nave ed ai remi, ma predisposto passaggio di apertura sui monti.
“Di quella Valle voglio narrarti, o eroe Teseo, ed a voi ospiti ed amici che avete seguito il racconto, valle né favolosa né incantata, ma sito e luogo di suggestioni e ricordi come può apparire una patria sognata e ricercata, come può apparire una patria perduta e ritrovata ! così mi apparve dalla cima di quel monte, piramide di vedetta e di visione su cui mio padre mi condusse ,e così mi appare ora che là voglio tornare, poiché due sono le patrie dell’uomo, quella dove nasce alla vita, e quella a cui vuole arrivare nella vita .
Avevamo visto dalla cima segni di abitato nel contorno ; mandò mio padre ad infornarsi che gente su quella terra vivesse , scelse due uomini e aggiunse me come araldo; prendendo la strada sulla riva, una fanciulla incontrammo ai piedi della sponda ,venuta per acqua ,la figlia gagliarda di Anogan un capo tra gli abitanti sui monti …//// ella era scesa alla fonte “acqua bella” in Lemine ,di qui appunto l’acqua alla rocca portavano; …./standole accanto le rivolgevamo parole,chiedevamo chi fosse il re di quel popolo, che governasse tra loro . Lei subito del padre mostrava sull’altura la dimora,”oppido Duno” di terrapieni palificato …/// Certo gli dei ci furono favorevoli ed un dio ci guidò a quell’incontro; Edriny era il suo nome, figlia di Anogan….. già nei giorni precedenti avevamo visto donne e ragazze recarsi /// sulla corrente bellissima del fiume, dov’erano lavatoi perenni; molta acqua bella sgorgava ,da lavare vesti e intrisi panneggi ..dalle loro ceste i panni sulle braccia prendevano e li portavano nell’acqua bruna, li calpestavano velocemente nei botri, sfidandosi a gara,e una volta lavate le vesti ,portato via tutto lo sporco,in fila le stendevano lungo la riva del fiume ,la dove le ghiaie e le pietre sulla sponda la corrente lavava … ed a bagno anche loro lavatesi e unte con olio lucente , prendevano pasto sulle rive del fiume , fra loro sereni canti intonavano e aspettavano che al raggio del sole le vesti asciugassero///. Non avevano paura al vederci, familiari ai transitanti sui loro monti, e anche Edriny, riccioli scuri, alla fonte “acqua bella”senza timori ristette, e ospitale ci accompagnò alla altura di Duno, dimora di Anogan ,capace tra gli abitanti dei monti nel reggere la forza ed il potere, nella sua terra ci accolse, ospite magnanimo e guida .
Prendemmo terra fra loro ed abitammo i loro villaggi : Duno era il loro avamposto di vedetta e difesa in altura ,e villaggi costruiti col legno su plaghe fra dirupi e pianori ornavano la riva del fiume tra Lemen, disposto sul piano e Clanis alto su uno spalto del fiume .Ci accolsero come ospiti sacri , viandanti che i numi immortali accompagnano alla conoscenza dei popoli e che Zeus, padre di tutte le genti, protegge ,. Sulle pendici boscose del monte generosamente ci accompagnavano alla caccia ed al raccolto, perché noi ne mangiassimo;/// essi fidando nel cielo non piantano pianta di loro mano ,non arano,e inseminato e inarato là tutto nasce , grano orzo e frutto di albero a loro li nutre la pioggia di Zeus…..vi nascono pecore e capre infinite e selvatici animali e liberi cervi, che passo d’uomini subito spaventa //..stanarono le capre montane….. i curvi archi e le picche dalle lame allungate dalla nave prendemmo e, ordinati a schiera, cacciavamo una caccia abbondante, fino al calare del sole, poi sedevamo a goderci carni infinite e buon vino, il rosso vino sopra la nave non era finito ,ce n’era!!!…///.
Fu il magnanimo Anogan ,sentiti i nostri propositi, ad offrirci la sua guida per raggiungere i passi sui monti ,ché quella valle, aperta dal piccolo fiume , apriva la strada sicura tracciata dagli dei nel cuore della grande catena delle Alpi;quella strada lui ben conosceva, perché già da fanciullo col padre suo aveva salito il monte che come leone di guardia vigila il settentrione della valle e da quella vetta più e più volte aveva ammirato il grande arco degli altissimi monti .
Certo gli dei ci erano favorevoli nobile Teseo : suo padre Hakon sacerdote del “culto delle acque” viveva ancora al villaggio di pastori e silvani, posto in altopiano di prati alle falde di quel monte, venerato vegliardo era custode della grotta- santuario, sacra meraviglia della natura nel ventre della madre terra, da ninfe , naiadi , fauni e sileni abitata in acque canore stillanti da stalagmiti pioventi ,in umidi rivi pioventi su stalattiti sorgenti .
In visita al vegliardo suo padre Hakon ci condusse Anogan risalendo la valle . Su quel percorso ritorna la mia mente che partendo da Lemen sale dalle ghiaie dell’Imbro dietro il colle di Duno al rientro di Bondo o al poggio di Clanis, esposto in piano sulla costa selvosa del monte Ubio, estesa sul lato orientale in cime e balze montuose ,fino alla terra solatia di Verbenna, posta a scavalco sui monti di Blèl,mentre ai suoi piedi si restringe la conca inferiore della valle col passaggio al ponte di Eone, che congiunge la valle superiore sul posto delle betulle , sulla strada ben costruita alta, che tutta la costa occidentale risale da Lemen, per i villaggi di Amagn,di Betoleda ,di Cépin e Falghera,per la valle delle Acque Petule o per Pendensis ,fino alle piane dei prati di Calcaria e di Fròntal, altopiano proteso in mezzo alla vallata, cuneo e chignolo tra la valle secca, sotto le creste dal Pertusio sporgenti, e la valle fluente delle acque da Brùmà sorgenti, anfiteatro con la bella visione delle tre terre di Locus sui passi e sulle alture che coronano la chiusura della valle.
Ci era a noi guida e racconto nel viaggio Edriny, la figlia del magnanimo Anogan, che aveva bellezza per dono dei numi e pensiero acuto per vedere oltre le cose ; ci accompagnò dicendoci parole che narravano visioni e miti antichi che il vegliardo Hakon, devoto agli dei, venerato suo patercolo, custode dei suoi Lari e sacerdote del culto delle acque, fin da piccola gli aveva insegnato rivelandole saggezza e misteri!
E ci condusse alla Grande Grotta ,certo costruita dai Giganti sul fianco del monte a metà della valle, un grande tempio: le sue pareti come alte colonne di roccia ed il suo soffitto come ampio cielo di pietra, e nello stillare delle acque ed nel gorgoglio di sorgente, il grande vuoto ed il grande silenzio -“Qui all’origine -ci raccontò Edriny- ebbe sua dimora la Grande Orsa e qui ricorse per averne protezione e difesa la Grande Madre nelle doglie del parto , apparsa in cielo inseguita dal Drago dalle sette teste e accompagnato da bestie feroci ,pronte a divorare il frutto del suo seno ,il Figlio dell’Uomo. Ella, sicura, si rifugiò alla Grotta dall’ammansita Orsa , trovandovi sostegno di puerpera genitrice ,e la Grande Orsa fermò e sconfisse il Drago e dette difesa e rifugio al Parto Divino della Grande Madre,disperdendo i leoni,i lupi ed i cinghiali che feroci accompagnavano il Drago. Poi la Grande Madre col Figlio dell’Uomo fu rapita in Cielo e portò con sé, collocandola fra le stelle nel segno dell’Orsa Maggiore, la Grande Orsa, per sempre ammansita come luce alle genti! Ma una profezia è accolta tra la nostra gente che parla della Grande Madre ancora presente in questa Sacra Grotta, che compare e comparirà visibile solo ai semplici ed agli innocenti, ed effettivamente se salgono a questo monte uomini violenti come leoni,rapaci come lupi e vogliosi come cinghiali ne ritornano cervi mansueti, docili agnelli e candidi unicorni”-Così ci raccontò appassionata Endriny.
Quando dunque giungemmo al sommo della valle al villaggio di Hakon ,sacerdote caro agli dei, ,un rito pubblico si celebrava alla “ Grotta della acque” ,nel grande antro che Anogan ci aveva già descritto; più che antro o grotta un grande percorso in un mondo sotterraneo, pur tuttavia non di morti e di ombre, ma vivo e vivace di forme e rientri in percorsi di acque, certo abitato da ninfe, elfi, naiadi e sileni.
Ritornava dal rito la gente del villaggio ed all’aperto sui prati si incontrarono Anogan, forte reggitore di uomini, ed il vegliardo Hakon, servitore e cultore dei numi ; ci meravigliò la grande deferenza di tanto figlio al pur amato padre e la venerazione di Edriny per lo stimato avo ed ammirammo, pur nella ignota parlata, i grandi sentimenti che elevano la vita degli umani rendendoli simili agli dei … E noi ed i nostri compagni , già annunciati, fummo presentati ed accolti come amici ed ospiti, mandati e protetti dagli dei… e lieti dimorammo tra loro preparandoci alla conclusione della nostra avventurosa impresa .