Di padre in figlio, le tradizioni spesso proseguono così: attraversano la linea delle generazioni, proseguendo nel tempo all’interno della stessa famiglia. È il caso di Cristian Frosio, 34 anni di Selino Basso (Sant’Omobono Terme), e della sua attività di venditore ambulante, attività che va avanti da più di tre decenni.
“È il lavoro di famiglia, mio padre sono 35 anni che fa questo mestiere, lavora come ambulante di alimentari: io ho iniziato da circa 10 anni, seguendo le sue orme. Fin da ragazzino d’estate lo aiutavo, poi è diventato definitivo da ormai un decennio. In realtà, io ho studiato da geometra, non pensavo di andare avanti a fare questo lavoro, ma nessuno da bambino pensa di fare quello che fanno i genitori, perché si crede che sia noioso. Alla fine, come dice mio papà, si matura”.
Così, Cristian è maturato a bordo di quel camion che ogni giorno fa su e giù per la valle, a strettissimo contatto con chi ci vive. “Abbiamo un’auto bottega e giriamo per i paesi della Valle Imagna, come fanno i fruttivendoli, ma con i salumi e formaggi. Mi piace il fatto di essere a contatto con la gente, non è un lavoro d’ufficio dove sei seduto alla scrivania, sei a contatto con le persone. Senti storie di persone anziane, prevalentemente sono loro che incontro, i giovani di oggi non li trovi a casa, magari da noi vengono pensionati che hanno sempre la storia da raccontare di quando erano più giovani. C’è sempre l’argomento del giorno, durante la giornata si parla di quello. Sembra un lavoro sempre uguale, per ogni giorno della settimana sappiamo sempre dove siamo, ma alla fine è sempre diverso, tenendosi all’interno della routine cambia ogni volta”.
Si tratta di essere costantemente presenti per i clienti, aldilà delle difficoltà. “Il fatto che è un lavoro da fare all’aperto, che ci siano 40 gradi o venti sottozero noi siamo in giro e dobbiamo andare in giro a fornire il servizio, le persone ci aspettano sempre”. Oltre al meteo, bisogna considerare la strada con tutte le sue insidie, come ci racconta Cristian. “È un lavoro in cui ovviamente si deve anche guidare, bisogna essere sempre attenti e avere mille riguardi: il mio camion è la fonte di lavoro, devi badare a te e agli altri, le situazioni di pericolo raddoppiano rispetto a quando guidi la macchina. La gente ti sorpassa sempre perché è di fretta, magari in una curva cieca. È un aspetto non dico negativo, ma bisogna starci attento, tra moto, bici, la situazione è molto accentuata”.
Una professione che si adatta bene al cambiamento, anche quelli più radicali, come la pandemia. “Essendo classificati come venditori ambulanti, abbiamo sempre lavorato, facevamo consegne a domicilio e tramite ordinazione. Noi conosciamo i clienti da più di 30 anni, c’è un rapporto di fiducia, abbiamo il numero di tutti, loro chiamavano e noi portavamo quello che serviva. I clienti erano per assurdo aumentati, c’è stato un incremento di lavoro abbastanza rilevante, poi tanti sono rimasti e tanti non si sono più visti, nella sfortuna si è saldato il rapporto di fiducia. Il lato umano viene fuori quotidianamente, se non avessero fiducia non ti racconterebbero la loro vita. Diciamo che siamo i loro confidenti, quelli con cui la persona anziana magari parla 10 minuti e butta fuori tutto perché siamo gli unici che vede durante il giorno. La gente ha voglia di parlare, devi essere lì ad ascoltare, ed è una cosa bella”.
Sul suo camion, Cristian può sempre contare su un supporto speciale: “Non è mai facile lavorare con i genitori, ma mi trovo bene. Magari c’è l’arrabbiatura del momento, ma è abbastanza normale, sappiamo che possiamo contare a vicenda l’uno sull’altro, è una cosa di famiglia. Si torna ancora alla fiducia, se manca qualcosa sa che c’è qualcuno, guai se non ci fosse il papà che dà una mano, così come la mamma, siamo tutti e tre in quel mondo: se dovessimo contare le ore che facciamo in un giorno, tutti insieme superiamo le 24, sono davvero un prezioso aiuto”.