Da promessa del calcio a prete, don Andrea di Brembilla: “Puntiamo sui ragazzi”

Da giovanissimo dovette scegliere fra il Seminario e l'Atalanta. "Nel primo si giocava lo stesso a calcio, così mi sono convinto - racconta -. Poi ho scoperto quanto mi piacesse stare con i ragazzi, si può dire che il Signore ha una grande fantasia”.
29 Dicembre 2023

Qualche volta, la vita ci pone di fronte a una scelta determinante, capace di influenzarci nel profondo. A don Andrea Sartori, parroco di Val Brembilla, è successo da giovanissimo: la sua vocazione, infatti, è giunta in modo molto particolare.

“Io sono di Albano Sant’Alessandro, ho 50 anni e questo è il terzo anno nella bellissima Valle Brembilla. Prima ho fatto il curato per tredici anni a Celadina, poi mi hanno chiamato a fare il padre spirituale per dieci anni in seminario”. Seminario in cui don Andrea entra da giovanissimo, sebbene per vie un po’ traverse. “A me piaceva tantissimo giocare a pallone, avevo in programma un provino con l’Atalanta. Dovevo fare una scelta, avevo già la borsa pronta per partire, ma la scelta era tra il Seminario e l’Atalanta. Nel primo si giocava lo stesso a calcio, così mi sono convinto. Poi ho scoperto quanto mi piacesse stare con i ragazzi, si può dire che il Signore ha una grande fantasia” racconta.

“Ho giocato lo stesso a calcio all’interno del seminario: alcuni miei amici hanno fatto il provino per l’Atalanta, ma nessuno è andato avanti. Non rimpiango la mia scelta – prosegue don Andrea – perché è stata quella giusta. Ho imparato tanto: il mio allenatore mi faceva giocare in difesa, quindi dovevo dire ai compagni cosa fare, ma in seminario non si può comandare tanto. Durante una partita, non riuscivo a parlare per un mal di gola, non ho dato indicazioni a nessuno, ma i compagni mi hanno fatto i complimenti, allora ho capito che dovevo stare zitto”.

Non solo il pallone, don Andrea scopre anche la propria vocazione.  “Ho scoperto che aiutare gli altri mi faceva felice, rendere felici gli altri era la mia felicità. Quando sono arrivato a 24 anni in ortatorio a Celadina, come curato, mi scambiavano per un adolescente, ma quanto ti senti così amato nella vita dai il meglio di te. Nonostante Celadina abbia i suoi problemi, si è creato tanto affetto, ho imparato molto anche dai parroci che ho avuto, hanno avuto tanta pazienza. Anni fa, se si girava per Celadina sembrava Gotham City – scherza –  ma dentro all’oratorio c’erano 400 volontari, era una realtà tanto effervescente”.

Don Andrea si rimette in gioco all’interno del seminario, nella veste di padre spirituale. “Lì ho imparato ad avere più tempo per me: dicevo sempre ai ragazzi che bisogna amare ed essere felici, se i preti non lo sanno fare è meglio che cambino mestiere” uno stile che arriva fino a Val Brembilla. “Io sono arrivato a Brembilla come parroco: è un ruolo in cui si corre tantissimo ma mi diverte tanto, il parroco è molto più riconosciuto rispetto alla città: mi salutano per strada e mi riconoscono”. La grande scommessa è sui giovani, visto anche il momento delicato.

“Noi abbiamo puntato tanto sui ragazzi, era il momento del Covid, quando abbiamo riaperto. Abbiamo investito sugli oratori e abbiamo avuto un grande ritorno: ci sono 63 preadolescenti il sabato e 52 adolescenti la domenica, ogni 15 giorni. Fanno messa, catechismo e poi la cena: anche al Cre abbiamo avuto più di 250 bambini, numeri belli che fanno bene anche alla Valle”. L’azione della parrocchia serve a tutti e don Andrea lo dimostra: “La scuola materna è una fondazione di cui io sono presidente, in quanto parroco. C’è stato bisogno di ricostruire il nido: è un investimento in perdita e lo si sa, ma se non investiamo noi in un nido fatto bene non lo fa nessuno. È un grosso impegno, si fa fatica ma sono segni importanti, aiutano a creare una rete per le persone”.

Eccola, la vera bussola di don Andrea Sartori: “La cosa più bella è far vedere alla gente quante cose belle ci sono e quante possibilità hanno di tirare fuori il loro talento: siamo sempre stanchi, abbiamo scelto il divano al posto delle relazioni. Sono quelle che rendono bella la vita, i ragazzi crescono bene se gli adulti hanno relazioni belle, non ripiegate su se stesse. Quello che mi piace di Brembilla è la voglia di mettersi di gioco, da parte di tutti”.

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