Da più di trent’anni dietro la console, è un’istituzione nei locali di tutta la provincia. Valter Locatelli è per tutti Dj Vavi: originario di Pontida e residente a Rota d’Imagna, la musica ha segnato la sua vita. “Ho cominciato a suonare a fine anni ’80 al The River Club di Sant’Omobono Terme – racconta Valter, che oggi ha quasi 59 anni – Facevo l’entrata delle serate con musica afro-funky, a seguire rock soprattutto anni ’70. La musica afro l’ho scoperta alla Mecca a Rimini agli inizi degli anni ’80 e, da lì, comincia la mia ricerca dei vinili di questo genere. Per poter cominciare a suonare, all’inizio facevo le pulizie e sparecchiavo i tavoli nei locali, poi finalmente sono arrivato alla console. Ho lavorato fino al 1995 a Sant’Omobono, una piccola pausa e poi dal duemila sono ripartito e fino al 2003 ho suonato in giro”
Poi la carriera decolla: “Dal 2003 suonavo il sabato allo Snoopy di Serina e il venerdì e alcune domeniche al Regina di Cuori a Zogno, poi tutti i venerdì all’Afro Club a Mozzo e al sabato all’Afrostation di Clusone. Più avanti, alle Sabbie il venerdì e successivamente fisso anche il sabato, poi in altri locali di Bergamo e agli eventi Afrodylan. Sono andato qualche volta al Number One e a tutte le feste estive. Ne faccio molte”.
Alla parte da autodidatta, Valter ha affiancato una formazione di stampo più classico, oltre a dover confrontarsi sin da subito con le nuove tecnologie: “Quando ho cominciato a lavorare al PC si facevano i primi remix, oggi faccio produzioni mie. Io suono da sempre la chitarra, fin dalla prima media, poi per le produzioni serviva imparare la teoria musicale, così sono andato a scuola di pianoforte per poter comporre e risuonare i brani da remixare. Ora sono tutti i venerdì all’Evolution di Paladina, il sabato sono lì oppure giro nelle varie location, come il Campeggio a Isola di Fondra”.
Siamo arrivati al presente, radicalmente diverso da quando Dj Vavi è salito per la prima volta in console. “La musica degli anni ’80 non ha nulla a che fare con quello che si suona ora, allora era tutta musica brasiliana funky jazz elettronica, poi dagli anni ’90 è arrivata la cumbia e il sambareggae, i generi che amo di più e che propongo tuttora nelle mie serate, ci sono anche influenze balcaniche ed est europee, araba, indiana reggae e il primo reggaeton degli anni 2000”.
Influenze e contaminazioni, dunque: occorre saper tenere le orecchie aperte, per portare la gente in pista. “Il nostro genere non è precisamente etichettato, neanche il nome è proprio adatto: prendiamo musica da tutto il mondo, ho usato anche brani cinesi per dire, basta che sia roba allegra, con una bella melodia, il nostro mood è quello: vogliamo fare musica che diverta e che faccia venire voglia di ballare”. A proposito di ciò, Valter ha avuto la possibilità di osservare dall’interno il cambiamento vissuto dai locali negli ultimi quindici anni. “Fino al 2015 ce n’era per tutti, un sacco di posti sempre tutti pieni! Ora è un po’ più di nicchia. Negli ultimi anni è arrivato molto reggaeton commerciale, che non suono perché preferisco la vera afro, faccio soprattutto old style, anche nuovi remix, ma con sonorità che ricordano la old style”.
Dagli inizi fino ad oggi, “L’emozione è suonare un brano che ho remixato e la gente lo balla subito senza averlo mai sentito. Mi piace scoprire i nuovi brani, cercarli e lanciare musica nuova, che riempie la pista. Quando sei in console e suoni davanti a mille persone che saltano e alzano le mani, i ragazzini che vogliono fare la foto o ti chiedono l’adesivo. Alla mia età fa piacere”. La parola istituzione è azzeccata: “In giro mi conoscono per il mio basco rosso che non manca mai, capita che al ristorante c’è il cuoco che mi conosce e vuole fare la foto, è difficile pensare di non farlo più. Credo arriverà un momento in cui non potrò più suonare e sarà un problema. Sono 35 anni che suono, non è poco”. Ma Dj Vavi ricorda da dove è partito: “Arrivare a suonare in un locale non è facile, dietro la console hai il comando della pista, ma devi guadagnartela! La mia carriera è partita bene da quando ho iniziato a lavorare con i miei brani, uscivo con la versione nel mio stile che è inconfondibile”.
Foto: Pietro Granati