Cambiare vita si può: dalla pianura alla natura di Berbenno in cerca di un maggior contatto con la natura. È la storia di Emilio Ghilardi, 42 anni, titolare dell’Azienda Agricola “La casa del Pettirosso” di Berbenno.
“Fino a 5 anni fa abitavo a Pedrengo con la mia ragazza Erica. Ci sentivamo stretti lì, così ci siamo messi alla ricerca di una casa con terreno per entrare più nella natura, avere il nostro orto, frutta e animali, ma senza pensare a qualche obiettivo particolare. Un bel giorno abbiamo visitato questa a casa a Berbenno: ci è piaciuta molto. Era il novembre 2019, ci siamo trasferiti lì e all’inizio abbiamo avviato qualche lavoro, solo per il nostro piacere, poi con il tempo abbiamo cercato di farlo diventare qualcosa di più”.
La casa del pettirosso è infatti frutto di una serie di scelte. “All’inizio, si pensava ad un B&B, alla fine ci siamo indirizzati su un’azienda agricola con prodotti nostri, animali e piante“. Anche la scelta del nome ha una ragione ben precisa, come racconta Emilio: “Quando ci siamo trasferiti qui, durante i primo lavori in giardino c’era un pettirosso che ci seguiva ovunque. In pochissimo tempo abbiamo conquistato la sua fiducia, al punto che veniva a mangiarci dalla mano.” Una chiara indicazione della direzione che avrebbe preso il progetto, per ora alla sua fase iniziale. “Ci piacerebbe che possa diventare qualcosa in più, ma avendo entrambi un lavoro full time dedichiamo a questo progetto solo il nostro tempo libero. Voglio specificare che siamo in due, ma l’azienda agricola l’ho aperta io e sono io il titolare”.
Un progetto partito dal nulla, spiega Emilio, che oggi ha 42 anni: “Siamo partiti da zero, quando abbiamo fatto questa scelta, l’obiettivo era di spostarci in Valle per staccarci dal resto: all’epoca, parenti e amici ci guardavano con gli occhi sgranati. Adesso invece ci invidiano, perché è bello. Tanti dicono che dobbiamo percorrere più strada per andare al lavoro, ma sapevamo che questo non ci sarebbe pesato. Non abbiamo avuto nessuno che gestisse un’attività del genere prima e che potesse aiutarci, era un’idea che abbiamo sviluppato nel corso del tempo”.
Un’idea cresciuta in cinque anni e tanto lavoro. “Abbiamo circa tremila metri quadri di terreno con un grande orto, una serie di alberi da frutto con cui produciamo succhi, ora di uva, fragola e prugna; erbe aromatiche o frutti rossi essiccati, pomodorini secchi, boccioli di tarassaco sotto aceto che vanno molto e lo sciroppo di tarassaco. È una sorta di ‘miele vegano’ perché non è fatto dalle api. Abbiamo confetture di prugne, fichi, ovviamente possiamo vendere anche frutta fresca”. Non mancano galline e una manciata di arnie, con l’obiettivo di differenziare molto la produzione. “Noi siamo veramente piccoli, la parte burocratica è stata complicata, ma ci siamo fatti seguire anche da Coldiretti. Una volta avviati, per vendere ci facciamo conoscere su social, attraverso il passaparola e coi mercatini. Abbiamo iniziato sotto Natale qui in zona, per farci conoscere in giro e poi vedremo dove riusciamo ad arrivare”.
Come detto, l’azienda occupa solo una parte della giornata di Emilio. “Io riesco a dedicarci solo il tempo libero, ho un orario abbastanza comodo perché finisco di lavorare a metà pomeriggio, ma faccio anche l’allenatore di calcio, dunque il tempo è ancora meno, ma c’è sempre da fare”. La passione fa da fondamento a tutto il progetto: “Mi piace tantissimo mettermi a lavorare nel bosco o in giardino. Posso staccare da tutto quello che sta fuori: se arrivi a casa stanco da otto ore di lavoro e ti metti su questo progetto, la stanchezza non la senti più, hai delle forze in più. Stacchi i pensieri ed entri in un mondo che ti dà qualcosa di diverso da quello che sta fuori”.
Una mentalità che ha permesso ad Emilio di far crescere l’attività e di guardare al futuro con tanti piani in mente. “Abbiamo due obiettivi: innanzitutto, farci conoscere partendo dal nostro territorio. Già ora incontriamo gente che dice di conoscerci: più soddisfazione di questa non c’è. Poi, vogliamo lavorare su quelli che sono i prodotti” in una ricerca molto attenta: “iniziamo a fare test su quello che vogliamo produrre, per capire cosa è meglio fare o no, a seconda soprattutto del nostro gusto e di quello dei clienti. Prima di tutto proviamo le cose, facciamo anche qualcosa di ricercato, cercando di recuperare le ricette antiche. Ci siamo informati tramite ricerche sulle ricette della nonna: è una filosofia che ha preso molto piede”. Non solo, il futuro della Casa del pettirosso prevede ancora più animali. “Uno dei nostri sogni, su cui lavoriamo, è di aprire una pensione per cani, dove il privato che va in vacanza possa lasciare il proprio cane in un grande giardino. L’animale così sta all’aperto, con noi e il nostro cane”.
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