Eugenio Fagiani: l’organista almennese richiesto in tutto il mondo, da Mosca a New York

Eugenio Maria Fagiani è un organista di fama internazionale, ha all'attivo numerosi concerti in tutto il mondo nei siti più prestigiosi, ma il suo viaggio inizia da Almenno San Bartolomeo...
15 Febbraio 2025

La musica come strumento di connessione con gli altri, vicini e lontani che siano. Eugenio Maria Fagiani è un organista di fama internazionale, ha all’attivo numerosi concerti in tutto il mondo nei siti più prestigiosi, ma il suo viaggio inizia da Almenno San Bartolomeo. “Io sono cresciuto ad Almenno negli anni ’80, quando magari non si pensava alla professione musicale come quella principale. Vivendo in paese non c’era quello strato culturale che agevolasse questa strada. Perciò, ho fatto in parallelo anche studi tecnici. I miei genitori mi hanno fatto frequentare musicologia a Cremona, contemporaneamente ho portato avanti gli studi in conservatorio e poi quelli per la laurea”. Una scelta felice per Eugenio, che diventa organista e inizia il proprio percorso nel mondo della musica.

“Le cose hanno preso una direzione perché, frequentando diversi corsi, ero sempre segnalato a varie società concertistiche perché mi facessero suonare. Da lì, è iniziato quello che succede con il mio strumento: si va per passaparola dei colleghi. Ho avuto sempre maggiori opportunità a un livello più alto, 25 anni fa ho iniziato a esibirmi all’estero e sempre in posti più prestigiosi”.

Oggi Eugenio, che vive a Osio Sopra con la famiglia (ma è praticamente con la valigia in mano), ha 52 anni e la sua esperienza gli permette qualche considerazione sulla propria carriera. “Dipende veramente tanto dalle opportunità legate ai singoli strumenti. Dal punto di vista dell’attenzione verso la musica classica, il mondo italiano non ha molto da offrire e la professione richiede sbocchi internazionali. A volte, per i giovani è importante fare questa trafila perché fa respirare un mondo culturale molto più aperto alle innovazioni e tutta quella che è la ricerca sul suono autentico. Per chi suona da solista, invece, andare fuori non è una cosa fondamentale, lo può diventare se si insegna in un Istituto di alto livello, ma personalmente credo sia molto più importante essere cercati. Il mondo di oggi è molto più facile da fruire, ci sono opportunità di viaggio e comunicazione.” Eugenio ha due importanti incarichi in Italia: “Sono organista alla Cattedrale di Arezzo e del santuario della Verna, dove San Francesco ha ricevuto le stimmate: sono luoghi importanti, il Santuario è un luogo che implica anche un atteggiamento differente verso il tutto, ci si sente umili e parte di una famiglia più grande. È un posto tranquillo in mezzo alle montagne, lo scopo è l’accoglienza e dare il benvenuto a chiunque, è meraviglioso”.

Come detto, emigrare non è necessario per un solista, eppure il nostro ha alle spalle numerosissime esperienze all’estero: “Io ho avuto la fortuna di esibirmi in posti molto importanti, è molto difficile fare una classifica: alla Albert Hall di Londra, nella cattedrale di New York più volte, alla sala grande del conservatorio di Mosca, nella cattedrale di Washington…”. Tutte occasioni di crescita, non solo professionale.

“Sono stato in terre che mi hanno lasciato molto, come in Siria; a inizio aprile tornerò in Libano, c’è un legame personale molto forte con la Custodia di Terra Santa, abbiamo una festa musicale proprio in luogo, per portare messaggi di normalità e speranza in posti in cui è la situazione è abbastanza complicata.  Ogni esperienza porta cose molto differenti – spiega . Io sono molto fortunato di poter gustare queste differenze, dall’Escorial a Madrid a Notre Dame a Parigi, quest’anno andrò in Cina, Messico, Sudafrica: la cosa bella di avere queste suggestioni è che aiuta a tenersi giovane” scherza.

La musica diventa quindi un importantissimo veicolo: “Si deve considerare il contatto con le persone, a me piace che non ci sia distacco tra palcoscenico e pubblico, di conseguenza si avverte negli sguardi, nel modo di parlare e nei gesti una ricerca di contatto, di una conoscenza di qualcosa di differente. Questa apertura è reciproca, conoscere le sfumature diverse dello stesso messaggio ogni volta è arricchente” e sono esperienze possibili solo nel viaggio. “Ci sono anche altre situazioni, magari mi esibisco in una zona dove non ci sono molti occidentali, questo crea un’emozione dettata da ciò che si respira nelle persone, si sente di poter regalare qualcosa. Dico sempre che io so fare solo questo – aggiunge – e a volte sembra qualcosa di effimero, ma se ci pensiamo abbiamo tutti bisogno di apertura verso qualcosa di più profondo. Credo si debba andare oltre il tutto subito e le apparenze, per un tempo di elaborazione delle esperienze più lungo, quando succede si riescono a cogliere meglio situazioni e dettagli”.

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