di Elena Giupponi e Leandro Rinaldi
Può capitare, dopo una vita passata nelle seconde linee, che arrivi il momento di prendere un posto proprio in prima linea. È questo il caso di Fausto Galizzi, che dopo essere stato assessore Bilancio, Ecologia e Protezione Civile (nonché tecnico Telecom), è stato chiamato a ricoprire la carica più importante della “sua” San Pellegrino Terme.
“Io ho 69 anni e ho iniziato in politica così, non direi per caso perché mi interessavo a quello che succedeva ai consigli comunali, si parla del secolo scorso – scherza Galizzi, – degli anni ’90 e giù di lì. Da lì si è formato un gruppo che è al governo ancora adesso, si sono alternate diverse persone, ma il nucleo è stato creato da Vittorio Milesi e non è più cambiato”. Se è vero che “squadra che vince non si cambia”, il voto degli abitanti di San Pellegrino ha sempre premiato quella linea.
“Milesi è stato eletto per due mandati, poi la legge non gli ha permesso di candidarsi ancora, così ha fatto un mandato Scanzi, poi ancora due mandati Milesi e si è arrivati di nuovo a dover cambiare”. È qui che Galizzi compie il grande passo, sebbene con qualche riserva. “Hanno chiesto a me di essere candidato, diciamo non ho fatto i salti mortali di gioia. L’ho fatto per un senso di responsabilità e ora sono già passati sei mesi dalle elezioni. Non sono un principiante, ma sono neofita per quanto riguarda la carica di sindaco, che è molto diverso dal fare il consigliere o l’assessore”. Rispetto ai propri ruoli precedenti, i cambiamenti sono evidenti.
Un giovanissimo Fausto Galizzi
“La responsabilità è sempre tua, sia per quanto riguarda le decisioni sia per quello che succede: credo si sia capito che è così e spero che cambino le cose, abbiamo visto sindaci denunciati per motivi assurdi. Diciamo che si tende a dare tanto la responsabilità al primo cittadino perché la legge dice che dobbiamo controllare: forse chi l’ha fatta riteneva che siamo onnipotenti o onnipresenti”. Un lato del proprio incarico che Galizzi sottolinea, rilanciando la propria visione: “Sono quelle cose che quando succedono tutti si stracciano le vesti, poi però nessuno interviene. Semplicemente, chi fa le leggi non sa cosa succede a livello locale. Lo dico da amministratore: ogni politico dovrebbe essere stato amministratore a livello locale, ma in piccoli comuni. Lì amministrare vuole dire passare dalla scrivania ai compiti pratici”. L’esempio è dietro l’angolo. “Tra poco devo andare a posizionare una telecamera, questi sono gli atti amministrativi a cui siamo chiamati, come dobbiamo andare ad attaccare i manifesti e le cose più banali, è una cosa che fanno tutti i sindaci dei nostri paesi”.
L’impegno concreto è presente ogni giorno. “Le mani le devi mettere in pasta, non è che decidi solo se fare una strada o no, se dare un contributo a qualcuno o meno, gli atti veri e propri per le richieste di finanziamento sono scremate e preparate dai noi”. Darsi da fare vuol dire anche incontrare. “Mi possono confrontare con tanta umanità, i bisogni della gente, da sindaco conosci più da vicino le persone”, ecco allora che il primo cittadino diventa qualcosa di più di una figura istituzionale. “Le persone con il sindaco entrano più nei particolari perché pensano di avere una persona a cui confidare le proprie preoccupazioni, che poco hanno a che fare con gli atti amministrativi” spiega Galizzi. “Trovano spesso qualcuno con cui sfogarsi, così il sindaco diventa quasi un confidente, qualcuno spera di trovare anche un aiuto pratico e un’indicazione che gli possa servire”.
D’altro canto, amministrare vuol dire confrontarsi con una sfida costante. “Fa parte del lavoro del sindaco, non c’è giorno senza che si arrivi a sera avendo completato tutto quello che si voleva fare, quando pensi di aver risolto un problema ne emerge un altro, magari più grande”. Un problema che il Comune sente particolarmente. “Vent’anni fa dicevamo che San Pellegrino ha 5000 abitanti, ma ha una serie di attività paragonabili a comuni quattro volte più grandi, ma l’organigramma è quello di un piccolo paese: i problemi che ci sono e li puoi anche evitare, si lasciano lì e basta, ma restano sempre quelli, come le infrastrutture che spesso non sono in buono stato”. Galizzi porta un esempio pratico. “Se si vogliono affrontare alcune questioni, sembra di scalare pareti di sesto grado tra vincoli, spazi, soldi, che sono il problema principale. Per assurdo, demolire il Grand Hotel e ricostruirlo costa molto meno che ristrutturarlo”.
Ci si aggiungano poi le difficoltà di un comune montano. “Siamo su un territorio difficile e fragile, i massi che minacciano di franare e le spese per contenerli non sono mai abbastanza, tra reti, barriere e le strutture che servono solo per mitigare i problemi”. Sembra una lotta contro i mulini a vento, ma Galizzi sa che bisogna intervenire e vigilare. “Certe questioni non si risolvono mai perché sono morfologicamente così, un sasso che sembrava stabile oggi domani non lo sarà più, noi lavoriamo costantemente e speriamo che vada tutto bene”.
Il suo percorso, però, non nasce da San Pellegrino come si potrebbe pensare. Fausto Galizzi è nato a San Giovanni Bianco il 10 Febbraio del 1953, ha frequentato la scuola primaria e secondaria a Fuipiano (una piccola frazione di San Giovanni Bianco), per poi continuare gli studi all’Istituto Cesare Pesenti (allora a Zogno, sostituito adesso dalle scuole medie) riguardo l’elettrotecnica.
Il primo lavoro alla Sanpellegrino e la passione per la tecnologia e il ciclismo
“Non avendo fatto la leva militare, ma le scuole superiori, le assunzioni erano molto limitate, il percorso militare era sempre richiesto. Allora, come molti ragazzi al mio tempo, ho lavorato alla Sanpellegrino per poco più di due anni, in ambito elettrotecnico e elettricista” spiega Galizzi e continua “Ho fatto poi il militare negli alpini, finito quel percorso ho fatto molte esperienze lavorative in varie zone dell’Italia tra Orvieto e Roma, e anche all’estero, infatti sono stato in Nigeria nel 1975 per 5 mesi”.
È stato poi assunto alla Telecom a San Pellegrino, e lì ha continuato fino alla pensione. All’inizio lavorava nelle centrali elettromeccaniche, e poi elettroniche, ma con il tempo i comandi sono stati centralizzati grazie alla remotizzazione, e per questo il suo lavoro è cambiato, riguardando l’ADSL. “Era un lavoro davvero prezioso al tempo quello di portare l’ADSL in casa della gente, non c’erano molte persone in grado di farlo a dovere, io sono sempre stato appassionato alla struttura dei computer e ai programmi elettronici”.
Ma Galizzi ha anche un grande cuore: “Ho partecipato per molto tempo a un progetto di adozione a distanza, c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi, e ho dato una mano come potevo”. Continuando, nel 1996 ha iniziato l’impegno amministrativo, infatti finita la giornata lavorativa iniziava la giornata amministrativa, fino al 2013, anno della pensione. Nel tempo ha portato avanti anche la passione per il ciclismo, a livello amatoriale, sostenendo particolarmente Felice Gimondi, il popolare ciclista di Sedrina scomparso nel 2019. Nonostante i tantissimi impegni e il coinvolgimento in varie attività, non ha mai accantonato la famiglia. Nel 1976 ha sposato la sua attuale moglie, hanno due figlie, Wanda e Nadia (di 42 e 35 anni), e una nipote. Galizzi ha dedicato molto al Comune di San Pellegrino, arrivando a conciliare la sua vita familiare, lavorativa e, da questo punto di vista, amministrativa.