Febbre e raffreddore, ecco come affrontare i malanni di stagione

Nuovo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini darà qualche consiglio su come affrontare al meglio alcuni dei sintomi tipici dell'inverno.
19 Dicembre 2023

Nuovo numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini darà qualche consiglio su come affrontare al meglio alcuni dei sintomi tipici dell’inverno.

Ogni anno, quando le giornate iniziano ad accorciarsi, il freddo a farsi intenso, in natura sempre più spesso vediamo il bianco della neve, della brina mattutina o del ghiaccio sui tetti delle case, il nostro organismo diviene soggetto ad una più frequente comparsa di sintomi tipici di questa stagione: la febbre, la tosse, il mal di gola e il raffreddore sono manifestazione che da sempre siamo abituati a dover affrontare e che non ci hanno mai spaventati, anche se dopo la pandemia fanno un pochino più di paura e suscitano quelle reazioni di allontanamento o isolamento che sono tanto comprensibili data l’onda lunga della paura vissuta, quanto inopportune proprio perché da sempre assolutamente comuni.

Molto frequentemente, il primo punto di riferimento dove chiedere un consiglio o cercare un rimedio è la farmacia. L’idea, in queste righe, è di affrontare questi sintomi provando a dare per ciascuno di essi un consiglio e qualche utile indicazione.

FEBBRE

La febbre è una delle più comuni manifestazioni che seguono all’insorgenza di uno stato infiammatorio, molto spesso indotto, nella stagione invernale, da agenti microbiologici quali virus e batteri. In risposta ad agenti o eventi infiammatori, l’organismo risponde con un rialzo termico, ciò che noi definiamo, appunto, FEBBRE.

Credo che un termometro sia presente da sempre nelle case di tutti quanti noi, dato che la verifica della eventuale presenza della febbre è qualcosa che ci accompagna fin dall’infanzia per tutta la durata della vita. Come detto, un rialzo della temperatura corporea, infatti, è una normale e fisiologica (e non sempre negativa) reazione da parte dell’organismo in risposta ad un agente esterno scatenante, sia esso fisico (per esempio la disidratazione e il surriscaldamento da eccessiva esposizione al sole e al calore) o microbiologico (virus o batteri).

Nel primo caso non si tratta di una risposta positiva ma di una naturale conseguenza all’eccessivo e prolungato contatto con una fonte di calore; la verifica della febbre servirà a monitorare lo stato di salute e l’efficacia del pronto intervento con adeguata reidratazione e raffrescamento per riportare la temperatura entro limiti fisiologici, evitando il protrarsi di uno stato fisico non adeguato e potenzialmente, nel lungo periodo e a valori eccessivamente alti, molto pericoloso. Nel caso invece di esposizione ad agenti patogeni, il corpo umano risponde innalzando la propria temperatura con lo scopo di creare una sorta di difesa: la febbre, è noto ma credo sia utile ricordarlo, è una risposta utile e positiva….entro certo limiti, ovviamente, e non per periodi prolungati.

In questo caso il termometro è essenziale per avere conferma della sensazione di malessere che l’individuo sta vivendo, e per orientare al meglio le possibili cure, che non devono necessariamente essere volte ad eliminare forzatamente la febbre e tenere bassa la temperatura corporea: entro opportuni limiti e riducendo al minimo il disagio e il malessere, lasciamo che l’organismo possa agire e reagire. Discorso diverso meritano i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, nei quali possono verificarsi episodi di convulsioni febbrili, solitamente conseguenti a rialzi molto rapidi e violenti: in questi casi un monitoraggio più stretto ed attento è decisamente opportuno. Esistono come ben sappiamo diverse tipologie di termometri, dal tradizionale di vetro (non più contenente Mercurio bensì una lega metallica che ne mima il comportamento) fino ad arrivare ai Termoscanner che misurano la temperatura a distanza (senza contatto), passando per tutte le diverse tipologie digitali tra cui poter scegliere la più consona alle proprie esigenze. Oggi l’evoluzione della tecnica consente davvero soluzioni incredibili, anche se non sempre garanzia di affidabilità: unitamente alle due tipologie di cui sopra, ci sono i termometri digitali (più o meno rapidi), utilizzabili sotto l’ascella ma anche a livello rettale, i termometri auricolari, molto diffusi a livello ambulatoriale ospedaliero, fino ad arrivare a sensori da applicare sotto l’ascella collegati in Bluetooth con una applicazione dei cellulari, così da registrare l’andamento della temperatura ed allertare in caso di raggiungimento di valori non adeguati.

Personalmente ritengo che la soluzione migliore sia quella tradizionale, con un controllo lento della temperatura rilevata per contatto, e nei bambini certamente per via rettale; sono però consapevole di quanto sia prezioso poter disporre di uno strumento che dia una risposta rapida, nel modo meno invasivo possibile, non solo per i bambini ma anche per gli adulti. Nel caso di un valore dubbio o dissonante rispetto alla sensazione percepita, resta il consiglio di far uso dello strumento più attendibile possibile e di una misurazione lenta e graduale, meno influenzata da fattori esterni o da una non perfetta modalità di rilevazione.

Laddove si ritenga necessario intervenire per abbassare la febbre, si può ricorrere quasi sempre al PARACETAMOLO, antipiretico di eccellenza, sostanzialmente ben tollerato, indicato in quasi tutti i casi e per quasi tutti i pazienti: essendo presente in commercio in diversi dosaggi e molteplici forme farmaceutiche (compresse, supposte, buste, sciroppo, tablets orodispersibili), il Paracetamolo è perfettamente adattabile ad ogni esigenza; giova ricordare che si tratta di un farmaco che all’azione antipiretica associa proprietà antidolorifiche (per inibizione della percezione a livello cerebrale dell’impulso di dolore partito dall’area del corpo interessata). In linea di principio, le due diverse azioni sono conseguenti a somministrazione di diversi dosaggi, inferiore per la febbre, superiore per il dolore: questo discorso vale soprattutto per gli adulti, per i quali resta indicato il dosaggio da 500mg come antipiretico, mentre il grammo pro/dose (Tachipirina 1000mg per fare l’esempio più conosciuto) resta il dosaggio da destinare al trattamento dei dolori, soprattutto se cronici. Il vantaggio di un dosaggio più basso ma ugualmente efficace è la possibilità di somministrazioni ripetute ad intervalli più ravvicinati durante la giornata, così da mantenere la febbre a livelli sopportabili senza creare eccessivo disagio al malato.
Un altro farmaco che nel corso degli ultimi anni ha iniziato ad essere sempre più utilizzato è l’IBUPROFENE, essenzialmente per i bambini, soprattutto per episodi febbrili legati a processi infiammatori quali per esempio otiti e tonsilliti; per lo più si fa uso dello sciroppo (commercializzato in due differenti concentrazioni, 100mg/ml e 200mg/5ml) , assai meno frequentemente delle supposte, il dosaggio (mg/dose) varia in ragione del peso, e la somministrazione può variare da due a tre volte al dì ma sempre a stomaco pieno. Ultima considerazione: il ricorso alla somministrazione di antipiretici e la modalità di somministrazione dovrebbe essere sempre condivisa con il medico o il farmacista, valutando le condizioni del paziente.

RAFFREDDORE

E’ un disturbo assolutamente comunissimo, diffusissimo, certamente poco pericoloso ma non per questo piacevole! Fortunatamente, a parte il disagio indotto da un naso insistentemente chiuso o gocciolante, è una manifestazione del tutto innocua, e nel giro di pochi giorni ci lascia e se ne va; ma allora, vale la pena far uso di prodotti farmaceutici formulati appositamente per questa problematica, o è sufficiente un minimo di riguardo, di riposo e soprattutto di pazienza e tutto se ne va da sé?

Probabilmente in questo caso la risposta più opportuna è: “dipende”. Il raffreddore è causato da un virus facilmente trasmissibile e per questo fortemente contagioso: le goccioline, emesse durante la giornata da un individuo raffreddato semplicemente parlando o starnutendo o tossendo, si trasmettono con estrema facilità agli altri individui presenti nell’ambiente. Il virus contagia l’ospite penetrando le mucose delle vie aeree e nel giro di 24-48 ore inizia il ciclo di replicazione virale, scatenando le manifestazioni tipiche del raffreddore: naso chiuso, congestionato e gocciolante e un senso di intontimento e debolezza generalizzata. Quali possono essere i rimedi migliori?

Il vecchio rimedio dei nostri padri e nonni resta sempre valido: fumenti caldi con o senza essenze balsamiche (Timo, Pino, Eucalipto, per citare le più note e comuni). Al primo impatto i vapori caldi creano un aumento del disagio respiratorio, aumentando di fatto la sensazione di affanno; ci si sente ancor più accaldati e si ha la sensazione che l’affanno respiratorio sia addirittura peggiorato; in un secondo momento tuttavia si inizia ad avvertire un evidente sollievo che può durare qualche ora. I vapori balsamici, oltre ad alleviare i sintomi, aiutano inoltre a combattere l’infezione virale, dal momento che il virus del raffreddore soffre il calore!

Ai fumenti si possono associare altri rimedi che si possono classificare in due grandi categorie:

  • FARMACI AD USO TOPICO: sono gli spray nasali, decongestionanti, quindi in grado di alleviare temporaneamente ma molto rapidamente la sensazione di”naso chiuso”; ai vecchi vasocostrittori (Nafazolina, Tetrizolina, ecc..) presenti in commercio da molti anni, si sono affiancati dei preparati a base di Soluzioni saline Ipertoniche, ovvero con una concentrazione di sale di molto superiore a quella fisiologica (3% contro 0,9%); i decongestionanti nasali di vecchia generazione non sono consentiti per un utilizzo eccessivamente frequente o prolungato e sono sconsigliati sia in età pediatrica sia per pazienti con problemi cronici di ipertensione arteriosa o cardiopatici; possono infatti creare a livello sistemico un peggioramento della condizione di pressione arteriosa, ma possono altresì indurre a livello locale una desensibilizzazione delle mucose e un effetto cosiddetto “rebound”, a causa del quale l’oppressione respiratoria peggiora invece che migliorare. Le soluzioni saline Ipertoniche sono invece del tutto innocue e possono essere utilizzate a partire dai bambini molto piccoli fino alle persone anziane senza generare gli effetti di cui sopra; sono nell’immediato meno efficaci rispetto ai farmaci precedenti, ma sono molto più utilizzabili. Agiscono secondo il principio biochimico dell’Osmosi a cavallo delle muscose nasali. Senza entrare nel dettaglio del meccanismo di funzionamento, sottolineiamo semplicemente il fatto che sono totalmente sicure nel funzionamento e quindi utilizzabili a piacimento. A livello topico è sempre consigliabile eseguire un accurato lavaggio, con soluzioni saline Isotoniche (ossia con concentrazione di sale pari a quella fisiologica) delle vie respiratorie per rimuovere tutto quanto può essersi depositato sulle mucose.
  • FARMACI PER USO SISTEMICO: compresse, compresse effervescenti, bustine, sciroppi; il mercato offre una gamma molto ampia di formulazioni, normalmente caratterizzate dall’associazione tra due o più principi attivi, volti a tamponare e lenire sia la sintomatologia respiratoria sia il malessere generalizzato; nel primo caso si tratta solitamente di Antistaminici (responsabili della sonnolenza spesso indotta da questi preparati) o di Vasocostrittori (quali per esempio Fenilefrina o Pseudoefedrina), deputati a combattere i sintomi strettamente connessi con il naso (chiuso o gocciolante), mentre nel secondo caso normalmente sono presenti Paracetamolo (in dosaggi anche inferiori rispetto a quelli abitualmente suggeriti per la febbre), Acido Acetilsalicilico o Ibuprofene (quest’ultimo in crescente aumento). Tra le formulazioni più diffuse di recente ricordiamo l’associazione tra Ibuprofene e Pseudoefedrina: tale farmaco risulta molto efficace per tamponare durante la giornata gli effetti del raffreddore senza pregiudicare le performance lavorative o di studio.

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