Classe 1988, Alex Baldaccini è uno dei nomi più di spicco nel panorama della corsa in montagna brembana. Originario di San Giovanni Bianco, ha indossato per ben 18 volte la maglia azzurra, oltre a vincere diversi ori e podi in gare internazionali, che lo hanno portato a viaggiare un po' per tutta Europa – e non solo. Laureato in fisioterapia nel 2016, apre l'anno successivo il proprio studio a San Pellegrino Terme “AB Fisio”.
I primi passi nello sport li muove nel 2000, a 12 anni, grazie al papà – allenatore e presidente della società GS Orobie, per la quale Alex ha gareggiato fino a tre anni fa, quando è entrato a far parte dell'Atletica Valle Brembana. “Ho iniziato ad avvicinarmi alla corsa in generale quando andavo alle scuole medie – racconta Alex – Grazie alla passione che mi ha trasmetto mio papà, che già correva. Ho iniziato un po' per gioco, fino a quando a 17/18 anni ho iniziato ad allenarmi in maniera più continuativa ed i risultati, di conseguenza, sono migliorati. Con il tempo poi la cosa è diventata più seria, divenendo l'allenamento una parte quotidiana della mia giornata”.
Legato alla valle ed al suo territorio, durante la sua attività sportiva non sono mancate delle occasioni per viaggiare grazie alle gare oltre i confini nazionali, l'ultima delle quali si è tenuta in Argentina nel corso della scorsa settimana, per i mondiali di corsa in montagna. “Quello in Argentina è stato di sicuro il viaggio più lungo che ho fatto grazie alla corsa – racconta l'atleta orobico – Oltre all'aspetto agonistico e sportivo, è bello anche vedere dei posti sempre nuovi, luoghi che in altre occasioni non vedresti mai perché, magari, poco turistici”. Alla domanda su quale sia il posto più bello visto in trasferta, Alex non ha dubbi: “La Norvegia – ride – è un posto molto bello. Merita assolutamente di tornarci con più calma”.
“Per quanto riguarda l'ultimo mondiale in Argentina – aggiunge Alex – sinceramente mi aspettavo qualcosa di più dalla mia gara. Abbiamo trovato maltempo con forte pioggia e vento e non sono riuscito ad entrare in gara come avrei voluto. Però siamo riusciti comunque ad arrivare sul podio e a conquistare il terzo posto grazie ai miei compagni. Quest'anno ho la 'coperta un po' corta', come si suol dire, perché ho avuto un infortunio in primavera che non mi ha permesso di avere la giusta base di allenamento alle spalle per affrontare situazioni un po' particolari come questa”.
L'atleta di San Giovanni fa parte dal 2007 – fin dalla categoria Juniores – della squadra nazionale, vestendone la maglia azzurra per ben diciotto volte fra corsa in montagna e corsa campestre, le due specialità che preferisce. “In realtà faccio anche corsa su strada e poco su pista, ma non mi piacciono così tanto – spiega Alex – Mentre corsa in montagna e campestre sono le due discipline che mi divertono di più e che trovo meno monotone. Spesso la gente mi chiede perché non provi a fare la maratona o la pista, il motivo è semplice: non mi ispirano! Preferisco fare la corsa in montagna, la sento più mia ed è anche più divertente”.
La corsa in montagna, un piccolo mondo a sé e purtroppo ancora poco valorizzato nella nostra nazione rispetto alle sue discipline “sorelle”. Fra le difficoltà evidenziate da Alex stesso, anche la sua impossibilità di seguire questo sport a livello professionistico. “Bisogna arrangiarsi come capita – aggiunge – Tutti dobbiamo avere un lavoro, che chiaramente sottrae tempo ad allenamento e al riposo: non c'è mai la possibilità di esprimere il 100% delle proprie potenzialità, anche se per un paio di anni ho avuto la fortuna di poter seguire solo quello e i risultati sono stati chiaramente diversi”. Ma allora, cosa spinge Alex a voler continuare questo sport nonostante le difficoltà?
“Diciamo la verità: la corsa non è di sicuro divertente per un ragazzino, che magari preferirebbe andare a giocare a calcio. Quello che fa la differenza è il trovare una compagnia, un gruppo, cosa che secondo me nelle gare di corsa in montagna è possibile fare con più facilità rispetto alle altre discipline – spiega – Dopo la gara c'è sempre un momento di incontro, magari si mangia insieme o si fa un aperitivo. C'è sempre la possibilità di creare rapporti e amicizie che poi durano anche fuori dall'ambiente sportivo con quelli che magari un momento prima erano i tuoi rivali. Questa è una caratteristica che nelle altre tipologie di corse non ho riscontrato, non saprei spiegare bene il motivo. Forse perché ci sono meno persone rispetto ad altri ambienti e riusciamo ad essere tutti amici”.
Parlando di successi, nel suo palmares si annoverano una lunga serie di vittorie e risultati a dir poco eccezionali, alcuni sentiti con particolare emozione. “Fra le più importanti, secondo me, ci sono le medaglie individuali ai Campionati Europei del 2013, dove sono arrivato secondo, e del 2015, dove ho conquistato il bronzo – racconta Alex – Uno che ricordo con particolare emozione è la medaglia d'oro a squadre del 2015, dove ci siamo laureati Campioni mondiali a squadre. Eravamo in sei, i primi quattro di ogni nazione portano punteggio che andrà poi a creare una classifica. Io ero il quarto della squadra, quello che quindi chiudeva la formazione: quando sono arrivato al traguardo, gli altri tre erano tutti lì ad aspettarmi perché stavano già facendo i conti – ride Alex – e sapevano che dovevo arrivare entro una certa posizione per vincere. Sono arrivato al traguardo e ci siamo abbracciati, quello sicuramente è un bel ricordo e una bella emozione”.
Dal 2017, ha aperto a San Pellegrino Terme il suo studio fisioterapico “AB Fisio”. “Ho deciso di aprire per conto mio per riuscire più che altro a gestirmi meglio il tempo e per riuscire ad allenarmi ancora per qualche anno, nel limite del possibile” aggiunge Alex. Dopo un breve periodo di riposo post-mondiali, ricomincerà infatti l'attività sportiva per l'atleta, in preparazione alla prossima stagione.
“Una persona che dovrei ringraziare è sicuramente mio papà, che mi ha trasmetto la passione per la corsa e che è stato ed è tuttora il mio allenatore – conclude Alex – è stato per me una figura di riferimento che mi ha dato tanto e con lui anche tutta la mia famiglia. Per poter fare questa attività senza essere un atleta professionista, hai bisogno del supporto di tutte le persone che ti stanno attorno, che sia dal trovare la cena pronta al riuscire ad incastrare il lavoro e gli impegni con l'allenamento, momenti in cui spesso senza qualcuno che ti dia una mano potresti trovarti a sacrificare qualcosa. Sicuramente l'avere una famiglia che ha sempre supportato le mia scelte nel corso degli anni, anche quando magari non erano proprio quelle che si definirebbero scelte 'popolari', è stato fondamentale per me e per la mia carriera”.