L'uomo più veloce del mondo è Usain Bolt, ok, ma l'infermiere più veloce del mondo? È di Sant'Omobono Terme e si chiama Raffaello Baitelli. Originario di Grumello del Monte, Raffaello Baitelli, 52 anni, per 32 infermiere a Bergamo al Papa Giovanni XXIII è sposato e con tre figli. Con alle spalle numerosissimi podi, e ben 9 titoli italiani, Baitelli è una delle punte di diamante dell'Atletica Valle Imagna, atleta di “razza”, completo e versatile, un vero fuoriclasse nella velocità e nel decathlon, discipline dove ha conquistato i successi più importanti. Nel tempo libero si allena e allena pure gli altri, sempre per l'Atletica Valle Imagna.
Sportivo da sempre, l'atletica è il punto di arrivo di una lunghissima avventura, costellata da numerose attività come il nuoto, il calcio e la pallavolo. Nel 2009 le prime gare, ma l'allenamento da “professionista” arriva nel 2011, quando iniziano ad arrivare anche i primi successi e risultati. La sua categoria è “Master”, in cui ha raccolto ormai una ventina di medaglie fra secondi e terzi podi, oltre a ben 9 titoli italiani. Senza contare i podi ottenuti a livello regionale: una quarantina di medaglie, di cui una quindicina di titoli. “Per me in regione è più facile: a volte siamo solo uno o due a competere, e sempre i soliti – spiega Raffaello – ci conosciamo, mentre a livello nazionale magari ce ne sono quindici nella nostra categoria e ci massacriamo di gare”.
La sua specialità è il decathlon, che consiste in dieci gare con prove multiple. Ma Raffaello non si tira indietro nemmeno di fronte all'eptathlon (sette gare) o al pentathlon (cinque), tutte discipline accomunate dalla pluralità di prove in cui “devi avere la tecnica, se non hai quella non vai da nessuna parte” sottolinea Raffaello. Dopo aver fatto il corso da istruttore, ha deciso di provare anche l'esperienza dell'allenamento, diventando istruttore della società Atletica Valle Imagna, un punto di riferimento per ragazzi di tutta la Valle che vogliono iniziare a praticare questo sport. “È una piccola società in Valle Imagna, ma abbiamo le nostre soddisfazioni con i ragazzi – spiega- Ne alleno una ventina, siamo due allenatori: l'altro segue i più piccoli fino alla quinta elementare, io prendo in mano i ragazzi dalla prima media perciò ho un gruppo di 15 persone, di cui 12-13 gareggiano e vanno dai 12 ai 25 anni”.
Una figura versatile e polivalente, che nella vita lavora come infermiere all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e che gli ha consentito l'accesso ai Medigames – le “Olimpiadi” Mondiali dedicate a chi lavora nel campo della Medicina e della Sanità. È in questa occasione, anzi due, che si è aggiudicato il titolo (giornalistico) di “infermiere più veloce del mondo”, stra vincendo alle due edizioni a cui ha partecipato: circa una ventina le medaglie in totale, aggiudicandosi i podi sia nelle gare di velocità (400, 200 e 600 metri), che nella staffetta, nel lancio del disco, peso e martello e perfino nel nuoto nei 100 metri stile rana. “Durante i Medigames, circa il 90% sono tutti medici, fisioterapisti, amministrativi – spiega Raffaello – gli infermieri, invece, sono in numero decisamente minore”.
Fra i suoi numerosi successi, il ricordo va alla “prima volta”, quando ha conquistato il primo titolo italiano a Cosenza nel 2011. Per l'occasione, l'atleta valdimagnino aveva preparato la 110 metri ostacoli e il 400 metri ostacoli, battendo un collega molto forte, di cinque anni più giovane. “È stato inaspettato e quello lo ricordo bene, da lì ho iniziato a vincere il primo titolo e ne ho vinti altri 8 – racconta Raffaello – Le gare sono un grande impegno che mi porta a stare bene, trovare gli stimoli per fare queste gare, e andare avanti, però non deve diventare una malattia”.
Ma per un atleta del suo calibro, ci saranno stati sicuramente durante la carriera sportiva infortuni e fallimenti. Nella realtà, fortunatamente, per Raffaello non è stato così: qualche infortunio c'è stato, ma pochi e soltanto uno “grave”, uno stiramento di terzo grado durante la preparazione del campionato italiano di decathlon a Desenzano sul Garda, che lo ha costretto in standby per qualche mese. “Facendo un allenamento di salto in lungo mi sono fatto male: ricordo ancora il dolore, ho avuto uno stiramento di terzo grado” spiega.
La motivazione, invece, quella non manca mai. Ci vuole una mentalità forte, un pizzico di sana competizione ma, soprattutto, consapevolezza che spinge Raffello a partecipare alle sue gare con una leggerezza unica, un partecipare sì per vincere, ma tenendo sempre conto la possibilità che si possa anche perdere. “Sono contentissimo, potrei smettere in questo momento di gareggiare e mi sentirei gratificato lo stesso, le soddisfazioni sono tante e non ho mai avuto dei veri e propri fallimenti – racconta Raffaello – Se tu entri nella logica di gareggiare per il piacere di farlo, di fallimenti grossi non ce ne sono. Sono contento di quello che sto facendo: la mia mentalità è dimostrare a me stesso, solo a me stesso che posso fare queste cose ancora a 52 anni”. Il segreto è “azzerare”, un reset annuale che lo spinge ad impegnarsi sempre di più, cambiare i suoi parametri di allenamento in linea continua con la sua crescita e che previene la sua mentalità dal paragonarsi a successi o fallimenti precedenti. “Anche in un ipotetico fallimento devi sempre vedere le cose belle e le cose brutte”.
Qual è, però, la cosa che a Raffaello piace di più di questo sport? La pronta risposta è “le prove multiple!”. Lavorare sulla tecnica è il suo pane quotidiano, l'allenamento intensivo che fa soffrire, ma porta anche una soddisfazione con sé. “A me piace provare fatica: sono arrivato ad un limite che provo piacere soffrendo. Perciò sono sempre alla ricerca della sofferenza massima del mio corpo – spiega – L'atletica, essendo uno sport individuale, è ripetitivo, con la ricerca dello stesso gesto portato all'esasperazione. È come un rituale che si ripete sempre. In gara, sei solo tu e quello che hai fatto”.
Tanti successi, dunque, che lo ha portato a viaggiare in tutta Europa: dalla Francia, alla Polonia, alla Slovenia. Ed è proprio qui che sorge la cittadina che gli è rimasta nel cuore, ovvero Maribor.,“una cittadina piccola, con una valenza sportiva pazzesca – racconta Raffaello – Mi ha stupito moltissimo, molto più che Lione e Marsiglia, nonostante siano culturalmente belli. Questa è una cittadina molto tranquilla e adatta per rilassarsi”.
I prossimi obiettivi, ora, sono una gara di decathlon in provincia di Siena il 25 ed il 26 maggio 2019 e a settembre a Caorle, in provincia di Venezia, per gli europei in cui gareggerà sempre nelle sue 10 specialità. “La mia idea ora è di non arrivare al top durante la competizione di Siena, ma all'80% per riuscire poi a prepararmi meglio per settembre” aggiunge Raffaello. Il suo sogno sarebbe riuscire a conquistare, a livello internazionale, un podio in un campionato europeo o mondiale nella sua categoria master.
Un altro obiettivo è aggiungere un titolo ai 9 già ottenuti e mettere la sua firma in un record italiano della sua categoria. “Mi auguro di andare avanti al massimo, fino a che il fisico me lo permetta, però con la consapevolezza che non ne farò una malattia: ho raccolto forse più di quello che meritavo, sono artefice dei miei successi sicuramente perché nessuno mi ha mai regalato niente – conclude Raffaello – è gratificante vincere ma non mi prendo sul serio. Anche se non potessi più fare queste cose, mi riverserei in qualcos'altro, magari l'allenatore a tempo pieno oppure altre attività a disposizione della mia comunità”.