In Valle Imagna sembra esserci davvero l’aria buona, non solo per modo di dire: lo dimostrano i numerosi centenari che ci abitano; tra di loro due sorelle di Sant'Omobono: Giuseppina detta “Bepa” (a sinistra nella foto), 101 anni compiuti il primo gennaio scorso, e Antonietta Franchini detta “Tonia” (a destra nella foto), 104 anni.
Michela Baretti, moglie di uno dei nipoti, ci racconta la storia di “Antonietta”: nata a Cà Casello (Mazzoleni di Sant’Omobono) il 19 luglio del 1914, da ragazza la signora Franchini ha lavorato all’antico filatoio del paese. Una volta sposata si è trasferita in Francia, a Montbrison, come tanti altri valdimagnini dell’epoca. Dopo circa venticinque anni è poi tornata in Valle Imagna, dove vive da orma cinquant’anni in località Rizzolo di Mazzoleni con una delle figlie. La signora ha avuto tre figlie, seguite da sei nipoti e da ben 11 pronipoti.
Vive circondata dall’affetto di tutta la sua grande famiglia, che ancora ricorda i bei festeggiamenti tenutisi in occasione del centesimo compleanno di Antonietta: “non solo i parenti ma tutta la contrada – ricorda la nipote – hanno partecipato alla festa, sottolineata dalle campane che hanno suonato a festa per l’occasione”. La signora Franchini è giunta a 104 anni in piena salute mentale e fisica, facendo stupire anche i medici, non abituati a questi casi fortunati e rari: “Non credo ci siano segreti particolari per la sua longevità – conclude Michela – ma sicuramente l’ha aiuta l’essere sempre ben disposta verso la vita e l’essersi mantenuta solare e gioiosa anche nelle avversità”. Anche quest’anno, come tutti gli anni, la famiglia si riunirà per festeggiare la signora Franchini e per augurarle tanti altri compleanni in salute e in famiglia.
Una storia simile quella della sorella minore Giuseppina, detta “Bepa”, nata l'1 gennaio del 1918 a Cà Casello e ora residente a Grumello (dove vive da quando si è sposata nel 1940), località situata nella parte alta della frazione Mazzoleni di Sant'Omobono Terme. Anche Bepa, come Antonietta, non è sempre rimasta a Mazzoleni insieme alle cinque sorelle. A quattordici anni ha cominciato a lavorare come cameriera in Città Alta, fino ai 22 anni, quando poi ha sposato Erminio Personeni, un contadino di Mazzoleni di 9 anni più vecchio di lei. “Io ed Erminio ci siamo sposati il 3 gennaio del 1940 – racconta Bepa –, ma solo due mesi dopo il nostro matrimonio lui è dovuto andare in guerra. Per fortuna mio marito è stato via solo due anni, ha combattuto sul Monte Bianco (la Battaglia delle Alpi Occidentali ndr), poi, visto che lui era contadino e sposato, siamo riusciti ad ottenere l'esonero “.
In tempo di guerra già madre di Erminia, Mariuccia e Giovanni, Bepa ricorda con estremo ottimismo quegli anni: “Qua non abbiamo patito troppo la miseria in tempo di guerra – ricorda Bepa – : avevamo latte grazie alle mucche e facevamo anche il grano. Si mangiava polenta, uova, stracchino che facevamo noi, verdura, riso con il latte, pasta. Riuscivamo a vendere un po' di latte ai nostri compaesani. Non abbiamo sofferto la fame come altri, ma non compravamo quasi nulla. Ad esempio, come sale usavamo quello delle mucche, che non è raffinato, e lo lavavamo. Quasi tutto quello che mangiavano lo producevamo noi”.
Non certo una dieta ricca e variegata come quelle di oggi, ma sufficiente per “andare avanti”. Forse non c'era la vera “fame”, ma la guerra faceva comunque paura. “Nei boschi vicini si nascondevano tanti fuggiaschi, soprattutto soldati stranieri fatti prigionieri che erano evasi dalle carceri o caserme di Bergamo”. Non tutti avevano buone intenzioni, ma nonostante ciò la famiglia Personeni (così come altre famiglie del posto) in quegli anni ha dato rifugio ad uno di questi soldati fuggitivi, un soldato slavo di nome Elia.
“Per un paio di anni abbiamo dato rifugio ad un soldato slavo che portò qua una mia amica di Bergamo – spiega Bepa -. Durante il giorno si nascondeva mentre di notte trovava rifugio da noi. Gli abbiamo dato un posto dove dormire la notte, mentre la nostra amica gli portava del cibo. Avevamo paura perché spesso passavano fascisti a controllare che non avessimo nascosto nessuno in casa. Una volta hanno persino buttato a terra mio figlio Giovanni, nato da poco, per controllare cosa ci fosse nella culla”.
Oltre ai tre figli avuti in tempo di guerra, Bepa ha poi avuto altre tre figlie: Daniela, Carla e Rosy , tutte partorite in casa, a Cà Grumello, con il solo aiuto della levatrice. La centenaria di Grumello è poi diventanta nonna ben 12 volte, ed è la bisnonna di 11 pronipoti.