Ottobre è diventato, ormai anche nei nostri luoghi, il mese dedicato ad Halloween per eccellenza. In questa festa di origine celtica (e non americana come si pensa) si celebra il culto dei morti: leggenda vuole che i propri cari divenuti spiriti si uniscano al mondo dei viventi dissolvendo temporaneamente le leggi del tempo e dello spazio. E anche se ora si tratta perlopiù di una ricorrenza dallo stampo commerciale, in entrambi i casi il sentimento alla base è quello del “memento mori” (“ricordati che devi morire”), che ricorda un altro importante tema iconografico tardomedievale che si può incontrare anche nella nostra Valle Brembana.
Si tratta della “Danza Macabra”, una danza fra uomini (anche di ceti abbienti) e scheletri con l’obiettivo di donare una visione individualistica della morte e del destino ineluttabile di tutti gli uomini. Salendo per la Valle Brembana e lungo la direttrice post-medievale della via Priula si incontra Cassiglio, un paese di poche anime ma dal bagaglio artistico incredibile. Qui, su una facciata della chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo di origine Quattrocentesca, fa bella mostra di sé un frammento incompleto di un più grande affresco raffigurante una danza macabra, venuto alla luce dopo un recente intervento di restauro.
Cosa è, precisamente, una “danza macabra”? – Per capirlo bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino all’Alto Medioevo, dove a farla da padrone erano i temi apocalittici come rappresentazioni del giudizio universale. La danza macabra, invece, si presentava con una mentalità differente, che voleva inquadrare la morte con una visione più individualistica e in qualche modo vicina alla realtà, talvolta con ironia nei confronti delle gerarchie sociali dell’epoca che venivano spesso raffigurate in questa danza alternati a scheletri. I dipinti dedicati a questo tema iconografico sono visitabili in diverse località d’Europa, dalla Croazia alla Francia, fino in Germania e Svizzera e Polonia.
La danza macabra di Cassiglio – Meno conosciuta della “sorella” di Clusone (che ha fatto la propria comparsa anche nel videogioco “The Witcher 3”), quella brembana è un affresco ordinato su due file sovrapposte in cui scheletri e umani sono disposti in ordine alternato. Nella fascia in alto a sinistra si trova il Papa, riconoscibile dalla tiara che porta in testa, affiancato da un altro personaggio di rango elevato individuabile nella figura dell’Imperatore che sfoggia un copricapo a corona e uno scettro ed orbe terraqueo, simbolo del potere temporale. Successivamente si trova un’altra serie di nobili, tutti identificabili da scettri e cappelli di diverse fogge e tipologie. Nella seconda fascia, più rovinata della precedente e meno leggibile, si riescono ad individuare dei personaggi femminili e scheletri dai lunghi capelli biondi, che completano l’affresco.
La “danza macabra” di Casa Milesi – Si tratta di un affresco settecentesco, ben più famoso del precedente e definito erroneamente come “danza macabra”, ma in realtà rappresentazione di qualcosa di più particolare e differente, seppur gravitante attorno al tema della morte. La narrazione avviene su un unico piano distinta in due parti: a sinistra due musici, in un ambiente che ricorda in qualche modo quello veneziano del Settecento, suonano una serenata ad una dama affacciata alla finestra; spostando lo sguardo a destra avviene un cambio di scena radicale, dove uno scheletro arciere sta per scoccare una freccia che trafiggerà uno dei due uomini.
Un movimento quasi sospeso nel tempo e pregno di incertezza: lo scheletro, simbolo universale della caducità del tempo, pronto a porre fine alla vita in un delicato seppur naturale equilibrio. Dietro di lui due anziane figure dagli abiti logori lo seguono, incatenate. Sebbene il tema sia similare, quello di Casa Milesi non è classificabile come una danza macabra, ma l’obiettivo rimane lo stesso: ricordare agli uomini che di fronte alla morte siamo tutti uguali.
(L’affresco di Casa Milesi)