La Valle Imagna, è risaputo, presenta il più alto numero di grotte e cavità nel suo sottosuolo di tutta la provincia di Bergamo: un vero e proprio mondo sotterraneo, nato grazie all’azione dell’acqua che nel corso dei secoli ha eroso e modellato la roccia realizzando delle magnifiche creazioni della natura.
Sono 250, ad oggi, le grotte conosciute della Valle Imagna, fra cui 100 catastate e 140 conosciute, quasi tutte appartenenti all’era del Triassico. Molti avranno sentito parlare delle più famose, come la Grotta Europa a Bedulita o la Tomba dei Polacchi a Rota d’Imagna, ma ve n’è una che sfugge ai più: si tratta della Grotta del Forgnone, nel territorio di Brumano.
La Grotta del Forgnone è un esempio di piccolo gioiello nascosto del patrimonio carsico valdimagnino, situata nel pendio della grande “Terrazza di Brumano”. Conosciuta “da sempre” dai locali, le prime notizie ufficiali giungono però già dagli anni ’20 in una relazione presentata dal Gruppo Grotte di Bergamo. Esplorazioni più accurate vennero poi intraprese dal Gruppo Grotte Milano nel 1975, mentre successivamente ad occuparsi dei suoi tracciamenti e lavori di topografia diversi gruppi speleologici si sono fatti avanti, fra cui il Gruppo Speleologico della Valle Imagna.
Il Forgnone, con i suoi meravigliosi ambienti candidi e colmi di concrezioni che rimandano a trame quasi artistiche, è uno dei sistemi carsici più lunghi dell’alta Valle Imagna e si può dividere principalmente in due settori, il “ramo principale attivo” ed il “ramo del fango”.
Il primo, caratterizzato da fenomeni erosivi e da un notevole concrezionamento, sfocia in un salone dove è presente una cascata precipita da circa 20 metri. Dalla sua sommità, la grotta riprende il cammino con concrezioni sempre più accentuate, fino a giungere al termine della grotta. Il ramo del fango, dal canto suo, si stacca dal ramo principale dopo un sifoncino che spesso a causa della pioggia si allaga e deve essere svuotato attraverso un tubo. Come dice il nome, una grande quantità di fango la fa da padrone, tanto da rendere la progressione molto difficoltosa.
L’ingresso della Grotta è da anni chiusa da un cancello, poiché il torrente che scorre al suo interno viene captato per uso idropotabile. Nella primavera del 2016 la cavità è stata oggetto di un approfondito lavoro di revisione, per permettere di rifare la topografia dell’intera grotta e di documentare con alcuni scatti i suoi particolari ambienti. Seppur di difficile esplorazione, questo gioiello nascosto ha sicuramente del fascino da vendere e nulla da invidiare alle sue sorelle valdimagnine più conosciute.
(Foto copertina indicativa da Pixabay.com)