Le antichissime incisioni rupestri della Val Camisana, a Carona

Quando si pensa alle incisioni rupestri, è naturale pensare come prima cosa alla Valle Camonica. Ma non molti sanno che anche la Valle Brembana può vantare le proprie, misteriose incisioni.
3 Settembre 2019

Quando si pensa alle incisioni rupestri, è naturale pensare come prima cosa alla Valle Camonica, in provincia di Brescia, e alle sue sue numerosissime testimonianze. Ma non molti sanno che anche la Valle Brembana può vantare le proprie, misteriose incisioni. Nel 2005 Carona, sulle pendici meridionali del Monte Aga, fra i 2.100 e i 2.400 mt di quota, sono state rinvenute dagli escursionisti Francesco Dordoni e Felice Riceputi (fondatore del Centro Storico Culturale Valle Brembana) alcune rocce, recanti storiche incisioni. Nel 2006 iniziano i sopralluoghi: interpellati gli esperti del settore provenienti da diverse zone d'Italia, è stato possibile identificare quattro ampie zone omogenee, chiamate “Le Torbiere” (identificate con l'acronimo LTB), “Aga” (AGA), “Camisana” (CMS) e “Valsecca” (VLS), tutte equamente importanti, seppur una sopra tutte le altre.

La più particolare è infatti la zona della Camisana, che prende il nome dall'omonima Valle secondaria. 139 i massi incisi, identificati e georeferenziati, dal repertorio iconografico composto perlopiù da figure antropomorfe (cioè umane) e zoomorfe (animali), figure geometriche e croci, stelle a cinque e sei punte, armi e figure di guerrieri, nodi di Salomone e scene di caccia. Ma la scoperta più eccezionale riguarda un altro masso, il CMS1; 16 mq2 di storia in prossimità della sorgente del Brembo, dove secoli di umanità hanno lasciato il segno del proprio passaggio, fin da prima della nascita di Cristo ai giorni nostri.

Su questa misteriosa roccia sono state infatti scovate numerose iscrizioni in alfabeto di Lugano, risalenti fin dal II e III secolo avanti Cristo al 1700 dopo Cristo. Più di quaranta scritte risalgono addirittura all'età del ferro, altre sono in lingua nord-etrusca mentre altre ancora in alfabeto camuno: incisioni che hanno determinato una linea temporale, suggerendo quindi che in questa zona – in tempi antichi – siano passati prima i famosi Camuni (probabilmente, però, di una stirpe autoctona), poi i Celti ed infine i Romani. Queste misteriose tracce sono state tracciate con grafia sinistrorsa e sono disposte per la maggior parte al centro del masso; la loro trascrizione e traduzione ancora non è stata completata, ma ne sono state identificate più di cento.

La maggioranza delle iscrizioni, curiosamente, riporta nomi propri di persone. Fra le più recenti si può leggere “Vincenzo Bigoni di Ludrigno, 24 agosto 1742”, mentre una incisione celtica recita “Ateriola figlio di Niako”: un nome curioso, che ha fatto credere agli esperti che l'attuale cognome Arioli, diffuso in zona, possa essere in qualche modo collegato. Ma perché queste incisioni? Qual è il loro significato e perché sono state realizzate così in alta quota? La risposta potrebbe essere legata alla religione.

Una delle iscrizioni, infatti, riporta una evocazione al dio celtico Pennino, considerato protettore delle vette e dei passi, prima e forse unica testimonianza pittorica al mondo nel suo genere. E qui scatta la lampadina: che il sito di Carona sia in realtà una sorta di santuario a cielo aperto? A spingere verso questa ipotesi il ritrovamento di un “aes rude”, una sorta di antenato della moneta in metallo – forse utilizzata come pegno –, una fibula in bronzo datata al V secolo a.C., e una piccola figura di offerente e la scena di un personaggio con un cappello a larghe falde e una lunga tunica, circondato da lupi a fauci aperte, simbolo del culto del dio celtico.

Un luogo magico, zona sacra e di culto frequentata da pastori, cacciatori o forse anche da commercianti, via di comunicazione fra Valle Seriana e Valle Brembana: questa era la Val Camisana in antichità, secondo gli studi già abitata fin dall'età del rame (il 2.800 a.C.), proprio come il celebre cacciatore Oetzi ritrovato mummificato al ghiacciaio di Similaun. Una zona impervia ma viva, che quasi 5.000 anni dopo ancora rivive grazie agli studi degli esperti e alla “Tavola dell'Aga”, un calco della grande roccia che dal 2018 è possibile osservare nell'area comunale della piccola Carona.

(Foto in evidenza by Pietro Zucchinali)

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