Spesso a raccontarci la storia dei nostri luoghi non sono soltanto libri e volumi: a volte sono il territorio stesso e i manufatti lasciati dai nostri avi a conservare una memoria centenaria di vita contadina fatta di duro lavoro manuale, che cozza con la realtà tecnologica dei giorni nostri. A Moio de’ Calvi, incastonato nel verde di un’aiuola poco lontana dalla piazza principale, si trova da ormai nove anni un reperto storico, testimone della vita che fu in questi luoghi: si tratta di una pietra tondeggiante scolpita, non completata, con tutta probabilità destinata a diventare una ruota da mulino, realizzata in pietra locale.
Lo storico manufatto è stato riportato alla luce nel settembre del 2011 nella zona del Lago Bernigolo a Moio de’ Calvi, nell’ambito degli allora lavori di completamento per la centralina idroelettrica a monte dello Stabilimento dell’acqua Stella Alpina. L’insolita ruota, realizzata con molta probabilità agli inizi del ‘900, è stata raccolta e successivamente posizionata all’interno del tornante che porta in Piazza IV Novembre, in un’area pubblica proprio ai piedi del Municipio, dove da quasi un decennio staziona come un guardiano silenzioso sul paese.
La scelta di posizionarla proprio in quell’area non fu casuale: l’idea era quella di rendere l’incompleta pietra un ideale “biglietto da visita” per i turisti e i villeggianti del piccolo paese dell’alta Valle Brembana, per presentare la Moio de’ Calvi “di una volta e quella che verrà”. Tuttavia, pare che il manufatto moiese abbia una “sorella” che ancora giace nel luogo del suo ritrovamento.
Questa seconda pietra, dalle dimensioni notevoli, risulterebbe invece quasi del tutto scolpita – seppur non interamente. È possibile attualmente osservarla nell’alveo della “Al Caa Sì” (letteralmente “Valle Cava Sete”), adagiata nella valle appena sotto la “Corna del Fulet”, passaggio obbligato per chi sale verso i boschi del Runchet. Per quale motivo la pietra fu quasi completamente completata e poi lasciata nel bosco è ancora un mistero: forse la causa è dovuta alle grandi dimensioni del manufatto, che lo avrebbe reso troppo pesante da trasportare per i mezzi del tempo.
Il ritrovamento di queste due ruote svela come quasi certamente anche a Moio de’ Calvi, come in altri piccoli paesi dell’alta Valle Brembana, fosse presente un mulino che con molta probabilità riforniva la propria comunità e quelle vicine. A confermarlo vi sono gli studi di Tarcisio Bottani, che nel libro “Moio de’ Calvi ieri e oggi” (edito dal Comune nel 2009) riportano come fin dal 1590 ve ne fossero ben due nella zona a nord di Moio. I due impianti, secondo quanto scritto nel volume, prelevavano giorno e notte l’acqua dalla seriola che serviva la contrada “Curto”, creando non pochi disagi agli abitanti, oltre che pericolo per la mancanza d’acqua in caso di incendi.
Nel 1590 vi fu una riunione degli abitanti del paese, spaventati dalle conseguenze di un’eventuale carenza d’acqua e fu stilato un regolamento. Altri due mulini moiesi sorgevano in riva al Brembo, non molto distanti fra loro. Il primo era detto “dela fora”, mentre il secondo “dela dentro”, poiché situati rispettivamente a ovest (poco a monte dell’attuale diga) e a est, dove ora si trova lo stabilimento della Stella Alpina. Il primo di questi due mulini è rimasto attivo fino al 1937, il secondo invece funzionò fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Con molta probabilità, quindi, la ruota incompleta di Moio era destinata proprio a quest’ultimo.
I mulini, primo fra tutti quello a Baresi di Roncobello, preziosa risorsa dell’economia montana, sono il simbolo della grande capacità dei nostri antenati di sopravvivere anche in terreni aspri come quelli di montagna, riuscendo con sapienza e abilità a ricavarne tutte le risorse necessarie. E quale modo migliore per onorarne la memoria se non esponendo uno dei frutti del loro instancabile lavoro?