Un mare caldo e salato, non troppo profondo, dalle coste frastagliate e lotti fitti di vegetazione simile a quella delle scogliere coralline degli oceani Atlantico e Pacifico: è una descrizione che non calza perfettamente con la Valle Brembana che tutti conosciamo oggi. Eppure era così che i nostri territori si presentavano agli occhi del mondo 220 milioni di anni fa. Sebbene le sue bianche cime siano una delle caratteristiche oggi più quotate, nel passato più remoto la valle assomigliava di più alle belle ed ambite spiagge tropicali.
Un po’ di storia – Le ere geologiche, da decenni studiate dai maggiori esperti del settore, restano comunque un affascinante mistero ricostruito ad arte. Il lento passaggio dal mondo antico a quello odierno ha inizio 20 milioni di anni fa, quando il mare Mediterraneo era esteso e soprattutto aperto agli oceani Atlantico e Indiano. Non esistevano gli stati, non c’era l’Italia, ma un accenno di Europa e Africa molto più piccole di quelle che si può osservare adesso. 50 milioni di anni fa ha inizio il graduale scivolamento dei continenti, che ha visto quello africano avvicinarsi lentamente a quello europeo: questo comportò la nascita delle nostre catene montuose, dai Pirenei alle Alpi.
La testimonianza più importante (e interessante) che si ha di questa storia ormai perduta sono i fossili, in particolare nella zona di Zogno. Qui sono stati rinvenuti una grande quantità di pesci, rettili e vegetali fossili che sono stati datati dagli esperti del settore a 220 milioni di anni fa, ovvero nel periodo del Triassico Superiore: ciò testimonia la presenza di un antico mare, dal clima simile a quello tropicale. Man mano questi organismi morivano, si depositavano sul fondo, andando a formare con il tempo depositi organici dalle centinaia di metri di grandezza. E proprio questi depositi sono la chiave dei nostri ritrovamenti odierni.
Quando 50 milioni di anni fa iniziavano a formarsi le nostre Alpi, questi strati venivano man mano sollevati, raggiungendo la superficie che nel corso dei millenni è stata colpita dagli agenti atmosferici, che ne hanno favorito il riemergere.
Fra gli affioramenti importanti in Valle Brembana si evidenziano quelli ritrovati a Zogno, in Valle Brembilla e in Valle Imagna. Alcuni di questi organismi, tuttavia, si sono depositati in tempi relativamente recenti: questo è il motivo per cui la Valle Brembana è ricca di fossili di conchiglie dalle più svariate tipologie, dalle semplici lumachelle ai gasteropodi, ricci di mare, coralli ed altri invertebrati.
Proprio dei gasteropodi di grosse dimensioni sono stati rinvenuti anche Lenna, nei monti che affiancano i Piani di Scalvino. Molti di questi ritrovamenti sono custoditi al Museo di Scienze Naturali di San Pellegrino Terme, che offre una collezione di reperti donati da alcuni studiosi del territorio. Sono esemplari unici al mondo, che documentano in maniera semplice e accurata le origini della Valle Brembana.
(Fonte immagine in evidenza: brembana.info)